Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

[Camino decorato con maschere entro festone serpentinato]

Inventario

Numero inventario: M-1400_901b
Inventario storico di categoria: 1400/901b
Nuovo inventario di categoria: 11578
Stampa corrispondente: S-CL2418_19620
IVS2: CL54749_14473
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: [Camino decorato con maschere entro festone serpentinato]
Serie: Diverse maniere d'adornare i cammini...
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1769 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 255 x 396; spess. 1,5-1,7

Iscrizioni

Iscrizioni: Sulla cornice del camino, in alto a sinistra:
901.b.
In basso a destra: Cavaliere Piranesi inv. ed incise; inciso leggero a puntasecca: XXI
In basso a sinistra: 49

Osservazioni:

Osservazioni: Anche l'architettura di questo camino, come evidenziato per il precedente, occupa tutta la tavola lasciando uno spazio esiguo alla parete a contorno, sufficiente per consentire l'inserimento di armi, scudi e “Trofei”, iconografie molto apprezzate da Piranesi.
L'esuberante decorazione che si mostra sull'architrave e sui montanti entra in dialogo con l'elaborato parafuoco: il profilo ricurvo della grata fa da contraltare al motivo del festone che pende dall'architrave, entrambi percorsi da teorie di piccole teste umane; ancora, le figure di satiri con coda fitomorfa sugli alari si rapportano con le figure egizie alla base degli stipiti.
Al centro del fregio, all'interno di una mezzaluna assimilabile a un pettorale, due vittorie alate sorreggono un candelabro e, sotto ai loro piedi, sono adagiate Veneri con drappo che ricordano quella illustrata ne Le Antichità di Ercolano esposte, già impiegata da Piranesi per la decorazione parietale sopra il camino alla tavola 1 (cat. 84). Un serpente si snoda sotto la mezzaluna, ricordando il motivo a serpentina della facciata di S. Ivo alla Sapienza su Piazza S. Eustacchio, e racchiude nelle sue anse piccole facce tra l'umano e il belluino.
Battaglia (1994, p. 234) riconosce nei piccoli busti-ritratto imperiali, posizionati sopra una sfera negli angoli in alto dell'apertura della camera da fuoco, un'ispirazione agli esemplari in porfido descritti dalle fonti settecentesche in Palazzo Altemps a Roma, e oggi al Louvre, peraltro già presenti in un disegno piranesiano con una prima idea di camino, probabilmente non realizzato, conservato alla Pierpont Morgan Library di New York (inv. 1966.11:86).
L'ornato quindi assume una valenza inscindibile rispetto alla struttura portante del camino, come avveniva per gli esiti artistici del Manierismo e del Barocco borrominiano, che rappresentano per Piranesi un costante riferimento stilistico (Wittkower 1938-1939, p. 157).
La matrice è incisa all'acquaforte, e i ritocchi a bulino si inframezzano soprattutto nel tessuto figurativo degli alari. Un'importante cricca si apre al centro in alto, sopra la cornice del camino, dovuta a uno stress meccanico cui è stata sottoposta la lastra, accompagnato anche da limitrofe deformazioni del rame. Poiché nelle edizioni settecentesche consultate la problematica non sussiste, si deve far risalire il danno al momento degli spostamenti subiti dalle matrici del fondo Piranesi nel trasloco da Roma a Parigi del 1799. Una conferma arriva dall'incisione nelle collezioni della Fondazione Cini (Venezia), edizione della Calcographie Piranesi Frères (1800-1807), che porta invece l'esito in stampa della lesione occorsa al rame: un segno nero all'altezza della cornice del camino, al centro, sopra il fregio. Un dato interessante per quanto riguarda le modalità operative della bottega di Piranesi, a integrazione di quanto emerso già durante il lavoro di indagine svolto sulle matrici delle serie piranesiane edite negli anni Cinquanta nell'ambito di questo progetto, deriva dall'osservazione di una linea incisa a secco sulla lastra che affianca il profilo delle gambe più esterne delle figure egizie in basso, tracciata nella fase preliminare al trasporto del disegno. Sarebbe improprio in questo caso considerarla una linea di costruzione (sull'argomento Scaloni in Mariani 2014, pp. 49-51) poiché essa non definisce l'impianto generale/architettonico della composizione; piuttosto deve essere vista come una linea di riferimento per l'incisore nel momento in cui questo doveva appoggiare sulla lastra, preparata per la morsura, il disegno reso traslucido per trasferire sul rame l'intero progetto).
Nelle prime edizioni BAV, R.G. Arte Archeologia e GNAM la tavola non era stata ancora numerata pur comparendo, solo nel caso BAV suddetto, nello stesso ordine di successione.
Si nota, affianco alla firma, inciso leggero a puntasecca, il numero romano XXI, che non esiste nelle edizioni settecentesche consultate e si evidenzia invece nell'edizione Firmin Didot (1836).

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 291, n. 901b, tav. 49  
  • Focillon, 1967, p. 356, n. 910
  • Wilton-Ely, 1994, p. 931, n. 858
  • Ficacci, 2000, 536, n. 670.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Scaloni
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