Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Ara antica

Inventario

Numero inventario: M-1400_465
Inventario storico di categoria: 1400/465
Nuovo inventario di categoria: 11084
Stampa corrispondente: S-CL2408_19145
IVS2: CL54470_14194
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Ara antica
Serie: Antichità d'Albano e di Castel Gandolfo
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1764 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 445 x 252; spess. 1,8-2,1

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: 465; Tav. VIII.
A destra al centro: Quest'ara quadrilatera / con altra simile chia= / mate abusivamente / Tripodi servono per / l'acqua lustrale nel= / la Chiesa di S.Maria / della Stella in Albano.
A sinistra al centro: A Pilastro d'ordine / Dorico. / B Colonna d'ordine / Ionico. / La Colonna C, ed il / pilastro D, essendo / ambedue le are in= /castrate nel muro / per la metà, non si / può sapere se si= / ano di due altri / differenti ordini.
In basso al centro: Ara antica
In basso a sinistra: Piranesi F.

Osservazioni:

Osservazioni: Nella presente matrice è raffigurato un tripode in marmo di epoca romana che, insieme ad un altro analogo, non identico ma molto simile, si trovava nella chiesa di Santa Maria della Stella di Albano dove era utilizzato come acquasantiera. Qui è delineato uno dei due esemplari, denominato dall'autore ara antica poiché molto differente dagli oggetti in bronzo designati con il nome di tripode, costituiti da un sostegno a tre piedi che sorregge un bacile dove bruciava il fuoco.
Successivamente i due antichi esemplari in marmo furono acquistati dallo stesso Piranesi e posti nel suo Museo annesso alla bottega di palazzo Tomati in Via Sistina, come si apprende dalla didascalia incisa nella stampa che riproduce l'altro tripode appartenente alla serie Vasi, Candelabri, Cippi del 1778 (II, tav. 95), dove è indicato anche il luogo da cui si riteneva provenissero i due oggetti: la villa di Pompeo Magno di Albano. Poco dopo la morte di Giovanni Battista, i due tripodi furono venduti dagli eredi al Museo Pio Clementino, dove tuttora si conservano.
Nella figurazione incisa sulla matrice in esame il tripode ha, al centro, una candelabra decorata con girali di acanto che poggia su una zampa di leone. In ciascuna delle due parti rientranti alloggia una colonna, una dorica a sinistra, una ionica a destra, e queste sono sormontate da un piccolo bassorilievo: a sinistra è una belva che azzanna una gazzella e, a destra, un ippogrifo che poggia la zampa su una lira. Elementi decorativi, questi, che aggiunti al rilievo dell'altro tripode con due baccanti danzanti, hanno indotto Piranesi a ritenere che la coppia di tripodi fosse dedicata ad Apollo, come spiega l'autore nella didascalia dell'incisione inserita nella serie dei Candelabri. Sopra ai descritti rilievi è una testa di medusa e, sotto di questa, è sospesa una ghirlanda. Conclude la parte superiore, al cui interno è ricavato il bacile, una fascia orizzontale a doppio meandro preceduta da una modanatura ad ovoli. A sinistra, sotto la didascalia, è rappresentata, in piccole dimensioni, la planimetria dell'oggetto che in tal modo completa la figurazione.
Circa la provenienza dei due tripodi sono state avanzate nel tempo numerose diverse ipotesi, oltre a quella indicata da Piranesi. Tra le più antiche è quella che essi, già noti a Pirro Ligorio, sarebbero stati ritrovati di fronte al Convento della Stella tra le rovine del tempio di Esculapio (Mangiafesta 2012, p. 5), oppure che facessero parte della decorazione del teatro della villa di Domiziano (von Mercklin 1934, p. 216). Molto più probabilmente, invece, la coppia di tripodi fu ritrovata durante scavi cinquecenteschi sull'Aventino, casualmente proprio nei pressi di Santa Maria del Priorato dove lavorò Piranesi negli anni 1764-1766, e trasferiti quindi nella chiesa di San Lorenzo in Panisperna, come indica la scritta di un disegno conservato a Napoli che rappresenta uno dei due esemplari (Gasparri 1982, p. 96). Sembra infatti che i due reperti fossero noti già nella prima metà del Cinquecento dal momento che, come segnala Giandomenico Spinola, Baccio Bandinelli rappresentò un esemplare molto simile tra i rilievi che ornano il basamento della tomba di papa Clemente VII in Santa Maria Sopra Minerva (Spinola in Nante, Cavalli, Pasquali 2008, p. 202, cat. 142), realizzato dallo scultore nel 1534 insieme al monumento a papa Leone X decorato con un tripode dall'aspetto diverso. La chiesa di San Lorenzo in Panisperna era in quell'epoca dei Savelli che erano anche signori di Albano. A questi potrebbe essere dovuto il successivo trasferimento dei tripodi nella chiesa di Santa Maria della Stella dove promossero lavori di rimaneggiamento svoltisi tra il 1676 e il 1687 che conferirono all'edificio l'attuale aspetto barocco. Una conferma del possibile rinvenimento sull'Aventino dei due tripodi appartenuti a Piranesi è costituita dal fatto che nello stesso luogo, nel 1880, fu ritrovato un terzo tripode, affine per decorazione e dimensioni, oggi conservato nei Musei Capitolini (Panza 2017, p. 144).
L'ipotesi che i due tripodi oggi ai Musei Vaticani possano provenire da Albano è stata di recente ribadita da Maria Mangiafesta, che ha dato notizia di nuovi scavi condotti nella località a ovest della tomba degli Orzi e Curiazi (quindi vicino a Santa Maria della Stella), durante i quali sono stati rintracciati resti di una villa di età romana (Mangiafesta 2012, p. 5). L'archeologa ha confutato la congettura del possibile rinvenimento sull'Aventino dei due reperti, basata su quanto indicato dal disegno di Napoli, perché si trattava di oggetti ripetitivi (idem, nota 2).
Ispirati a una produzione neoattica molto diffusa, i tripodi ora in Vaticano risultano databili al II secolo d. C, come osservato da Spinola, secondo il quale essi sembrano alludere all'ambiente teatrale per i riferimenti dei rilievi al tema dionisiaco e apollineo, (carattere peraltro già rilevato da Piranesi nella didascalia della stampa del 1778) e, poiché inadatti a ospitare il fuoco che avrebbe calcinato il marmo di cui sono costituiti, secondo lo studioso i due oggetti dovrebbero avere avuto funzione d'arredo; forse erano utilizzati come bacini con fontanella posti in un giardino o in un ninfeo di una importante domus patrizia (Spinola in Nante, Cavalli, Pasquali 2008, pp. 202-203, cat. 142). Un loro scopo ornamentale era già stato indicato da Ennio Quirino Visconti, secondo il quale le due opere in marmo erano mense o piedistalli che avevano l'aspetto di are o di tripodi, destinati “a posarvi i premi de' giuochi o a portare il simulacro di qualche divinità” (Visconti 1822, p. 199). Una conferma di ciò proviene dal fatto che, secondo quanto riferisce lo stesso Visconti, i due esemplari in origine erano privi della cavità del bacile, creata successivamente nel momento in cui furono adattati ad acquasantiere (ibidem).
I due reperti archeologici esercitarono un certo fascino su Piranesi che più volte mostrò nei suoi lavori memoria di quelle opere in marmo, soprattutto nella sua produzione grafica. Nel taccuino di Modena (Biblioteca Estense Universitaria, ms. Campori 1522) è presente uno schizzo (taccuino B, c. 10 recto) in cui l'artista ha raffigurato un tripode molto simile insieme a una trireme romana su piedistallo (Bevilacqua 2008, I, pp. 228-230); al British Museum si conserva un altro foglio con uno studio per un tripode analogo, ma con varianti, rispetto ai modelli piranesiani (Bevilacqua 2008, p. 205, fig. 5) i quali sono invece rappresentati fedelmente nel disegno di St. Albans, Gorhamsbury (collezione Earl of Verulam) avente per soggetto il Magnifico Mausoleo (Bettagno 1978, p. 60, cat. 66). Tra gli album della Kunsthalle di Karlsruhe, riconosciuti in tempi recenti come raccolta di opere grafiche del maestro incisore e della sua bottega, è presente un disegno forse derivante da un prototipo del maestro che riproduce puntualmente il tripode della tavola in esame (Kabierske in Nevola 2016, p. 261, fig. 19) ripreso, però, da un punto di vista uguale a quello con cui è rappresentato l'altro tripode nella serie Vasi, Candelabri, Cippi (tav. 95).
Un ricordo delle decorazioni presenti nei due reperti archeologici appartenuti a Piranesi è stato notato da Susanna Pasquali sulla facciata di Santa Maria del Priorato, dove è una fascia orizzontale su cui si imposta il timpano ornata con il doppio meandro (Pasquali in Nante, Cavalli, Pasquali 2008, p. 202, catt. 137-141). Un simile motivo decorativo si riscontra anche nella tavola dedicatoria a Clemente XIII (cat. 27) della serie delle Antichità d'Albano che fu incisa negli stessi anni in cui Piranesi lavorò nella chiesa sull'Aventino. I due tripodi di Albano servirono da modello di decorazione anche per alcuni degli artisti che si ispirarono alle incisioni di Piranesi, come gli Adam e Charles Heathcote Tatham, ad esempio la torciera disegnata da Robert Adam per Sir Watkin Williams -Wynn del 1773 (Panza 2017, pp. 107-108).
L'inciso in questa matrice è stato eseguito in modo da riprodurre un'immagine fedele dell'oggetto rappresentato con segni realizzati ad acquaforte rafforzati dalle morsure multiple e dalle molte riprese a bulino. L'effetto finale è molto vicino a quello tipico delle stampe di traduzione, risultato che evidentemente si voleva raggiungere nel presente lavoro. Nella scritta didascalica intagliata con il bulino a destra, si notano due correzioni: nella seconda riga la a di altra e nella quarta le lettere vo di servono. In basso, presso l'iscrizione Ara antica, si individua un graffio superficiale non rilevabile nelle corrispondenti stampe.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 269, n. 465, tav. 8  
  • Focillon, 1967, p. 318, n. 517
  • Wilton-Ely, 1994, p. 707, n. 650
  • Ficacci, 2000, p. 460, n. 569.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Grumo
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