Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Sezione prospettica dell'Anfiteatro Albano

Inventario

Numero inventario: M-1400_469a
Inventario storico di categoria: 1400/469a
Nuovo inventario di categoria: 11088
Stampa corrispondente: S-CL2408_19149
IVS2: CL54473_14197
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Sezione prospettica dell'Anfiteatro Albano
Serie: Antichità d'Albano e di Castel Gandolfo
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1764 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 414 x 278; spess. 1,6-1,8

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: Tav.XII.
Sotto: 469.a
Nella cornice in alto a destra: A B C Delineazione topo= / grafica dell'Anfiteatro / Albano. D E F Delineazio= / ne topografica del Castro / o sia degli alloggiamenti / de' Soldati Romani sul / monte Albano. I Deli= / neazione topografica / delle rovine d'una con= / serva d'acqua per uso / del medesimo Castro.
Nel riquadro a sinistra: Fig.III. Dimostrazione del lavoro o sia costruttura della muraglia / degli alloggiamenti de' Soldati Romani sul monte Albano.
Nel riquadro sotto: 1,2,3,4,5. Dimostrazione della costruttu= / ra esterna del medesimo Anfiteatro.
Nel cartiglio in basso: Sezione prospettica dell'Anfiteatro Albano, presa su la / linea D I H della pianta delineata nella Tav. XI.
In basso a sinistra: Piranesi F.


Osservazioni:

Osservazioni: Le tavole X, XI e XII sono dedicate alla rappresentazione dell'anfiteatro di Albano, città che può vantare, dopo Roma, le maggiori concentrazioni di importanti resti archeologici di epoca romana del Lazio. L'anfiteatro risale all'età severiana, secondo i bolli laterizi ritrovati, e non domizianea come indicato da Piranesi. I pochi resti che di esso si conservano non sono distanti dai Castra Albana, l'imponente accampamento fortificato della Legio II Parthica fondato da Settimio Severo, di cui si conservano ancora importanti rovine del possente muro di cinta.
La tavola X (cat. 39) presenta una veduta prospettica dei resti pervenutici, che all'epoca di Piranesi erano compresi entro i terreni di proprietà dei monaci gerolamini di San Paolo. Essa mostra un edificio costituito da un solo ordine di arcate e preceduto, per compensare il dislivello del terreno della parte più scoscesa, da un terrapieno che dava luogo a una sorta di terrazza, nel quale erano state create quattordici nicchie che l'incisore ha rappresentato, ben visibili, in primo piano. Nella tavola che segue (cat. 40) è delineata la planimetria del monumento con nei quattro angoli alcune sezioni e una piccola veduta dall'alto, da cui risulta evidente la struttura architettonica dell'edificio.
Conclude la serie di incisioni dedicata all'anfiteatro la tavola XII (cat. 41), che fornisce informazioni prettamente tecniche. In quest'ultima si vede, in alto (Fig. II), una rappresentazione di una pianta topografica antica del territorio in cui sorge l'anfiteatro con a breve distanza i resti dei Castra Albana (lettere D E F) e, vicino a questi, la pianta di una grande cisterna costruita per fornire acqua ai soldati dell'accampamento (lettera I), riprodotta nelle due tavole che seguono (catt. 42-43). La Fig. I della stessa matrice, in basso, presenta una sezione prospettica della terrazza prima descritta, insieme ad alcuni esempi di paramenti murari impiegati nell'anfiteatro e, infine, nella Fig. III vediamo un particolare della muratura esterna che proteggeva gli alloggiamenti dei soldati romani, della quale cospicui resti sono ancora visibili nel centro storico di Albano.
L'anfiteatro aveva un'arena coperta da una gettata di cocciopesto (opus signinum); la sua cavea aveva sicuramente i gradini, ma di essi Piranesi non trovò alcuna traccia e così fu anche per Giuseppe Lugli, che effettuò degli scavi nel secondo decennio del Novecento. Quest'ultimo ritrovò una piccola cappella affrescata ricavata da uno dei fornici sfuggita a Piranesi ma sostanzialmente le ricerche novecentesche non hanno aggiunto conoscenze significative rispetto alle precedenti. Piranesi si conferma quindi rigoroso e attendibile. Egli nelle pagine del testo introduttivo relative all'argomento dell'anfiteatro inserì, pubblicandola per intero, la relazione manoscritta redatta da un anonimo nel 1704 che si conservava in casa Albani finalizzata a sollecitare, presso il pontefice Clemente XI, la concessione dell'intero monumento ai Padri Gerolamini di San Paolo che ne possedevano già una parte.
La tavola X (cat. 39) è di notevole bellezza. La figurazione è molto pittorica, con i toni grigi più chiari che sembrano quasi delle acquerellature, ottenuti attraverso la protezione della zona con vernice antiacido durante le diverse morsure. Qui, e più in generale nell'intera serie delle Antichità d'Albano e di Castel Gandolfo, Piranesi mostra tutta la sua maturità artistica e tecnico-esecutiva. L'acquaforte a morsure multiple è combinata in maniera sapiente con i numerosi interventi a bulino. L'uso di quest'ultimo strumento è effettuato in maniera energica, in modo da ottenere segni molto profondi nelle parti più scure concentrate nelle zone in primo piano e nelle figure. Anche queste ultime sono trattate con la tecnica descritta, con dei risultati di notevole livello.
Le altre due tavole, la XI (cat. 40) e la XII (cat. 41), essendo delle figurazioni tecniche, sono prive di particolare interesse artistico e anche dal punto di vista tecnico presentano un'esecuzione poco articolata. La tavola XI mostra in alto presso il margine superiore, verso il centro, due zone in cui sono state effettuate delle reintegrazioni in ottone eseguite per riparare fratture del rame createsi durante la realizzazione della lastra; in corrispondenza di tali interventi sono individuabili sul verso tracce della ribattitura del metallo effettuata dopo la sutura.
Le tavole X (cat. 39) e XI (cat. 40) avevano subìto in passato un trattamento di acciaiatura. La prima di queste è stata disacciaiata di recente a cura del Laboratorio diagnostico per le matrici in occasione della pubblicazione del presente volume mentre sull'altra, che nel 1979 risultava ancora acciaiata (von Hesberg in Speciale 1979, p. 102, cat. 38), lo strato di protezione è stato rimosso in un momento non documentato.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 269, n. 469a, tav. 12  
  • Focillon, 1967, p. 318, n. 521
  • Wilton-Ely, 1994, p. 711, n. 654
  • Ficacci, 2000, p. 463, n. 573.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Grumo
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