Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Avanzi di antiche terme in Albano denominati Cello Majo
Inventario
Numero inventario: M-1400_464
Inventario storico di categoria: 1400/464
Nuovo inventario di categoria: 11083
Stampa corrispondente: S-CL2408_19144IVS2: CL54469_14193
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: Avanzi di antiche terme in Albano denominati Cello Majo
Serie: Antichità d'Albano e di Castel GandolfoDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1764 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 413 x 625; spess. 1,9-2,7
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
464
In alto a destra:
Tav. VII.
Nel cartiglio in basso a sinistra:
Avanzi di antiche terme in Albano denominati Cello Majo. Il nome, quasi sia / venuto da Cellae Magni, e l'odierna città d'Albano situata in parte ov'era la villa / di Pompeo Magno, han fatto supporre che queste siano state le di lui terme. / A
Angolo smussato, che posa in falso sul sottoposto angolo rientrante notato col B
.
Sopra il personaggio in basso a sinistra:
Piranesi F
Osservazioni:
Osservazioni: Su questa matrice sono raffigurati i considerevoli resti di un imponente edificio termale ritenuto appartenente alla magnifica villa di Pompeo Magno. Secondo Piranesi, come è possibile leggere nel cartiglio all'interno dell'inciso, in basso verso sinistra, la denominazione Cello Maio proviene probabilmente da Cellae Magni, è legata a Pompeo Magno sui resti della cui villa si ritiene sia sorta in parte la cittadina di Albano. Si tratta di un'ipotesi già avanzata da Volpi che tuttavia non convinceva pienamente l'artista veneto (cfr. Capitolo Quinto). Una proposta più recente che sembra più attendibile è quella di Tortorici, secondo la quale il nome deriverebbe da una denominazione forse altomedievale di Cellae Maior o Cellae Magnae con riferimento agli ambienti maggiori della costruzione (Tortorici 1975, p. 110).
L'edificio divenne nel Medioevo una roccaforte e in epoca moderna furono costruite delle abitazioni civili che inglobarono parte delle antiche mura e sorse così un quartiere detto, appunto, Cellomaio. Del resto, come si può vedere nell'incisione di Piranesi, un'urbanizzazione dell'area intorno ai resti romani era già iniziata nel Settecento.
La grandiosa fabbrica, a pianta quadrangolare e realizzata in opera cementizia rivestita da una cortina di mattoni, fu fatta costruire da Caracalla forse per recuperare i rapporti con i legionari di Albano in rivolta dopo l'assassinio del fratello Geta. Confermano tale datazione i bolli risalenti a quell'epoca ritrovati sui mattoni rossi. Ciò che si è conservato oggi delle terme sono parte delle sostruzioni e gli ampi tratti delle mura perimetrali rinforzate agli angoli da contrafforti, dove sono ancora distinguibili i grandi archi di scarico con la doppia ghiera di mattoni, e le grandi finestre.
La matrice è eseguita con la tecnica che Piranesi aveva messo a punto in questo periodo, dopo l'esperienza della seconda edizione delle Carceri, quando ormai aveva sperimentato l'uso del bulino in una maniera nuova riuscendo a ottenere, associandolo all'acquaforte, gradazioni di tono molto ampie. Questa articolata tessitura segnica dà luogo poi, nella stampa, a un effetto particolare: quello di una figurazione che presenta dei grigi come se ci fossero delle acquerellature create invece dai tratteggi. In questa matrice i solchi molto larghi e profondi creati dal bulino si trovano soltanto nella zona a sinistra, dove sono delineati un muro di cinta e della vegetazione. Le figure, dalle proporzioni ridotte rispetto all'edificio, come era solito fare Piranesi, sono di notevole qualità, caratteristica che si riscontra costante nella serie delle Antichità d'Albano.
La firma dell'autore ha in questo caso un'ubicazione insolita, per le incisioni in genere e per Piranesi in particolare, poiché essa è posta all'interno della figurazione, sopra il personaggio collocato nell'angolo in basso a sinistra. È immaginabile che per tale ragione, poiché la firma non è, come d'abitudine, presso il bordo, la sua presenza sia sfuggita all'autore della scheda pubblicata nel catalogo della mostra del 1979, dove si legge l'errata indicazione dell'assenza della firma (von Hesberg in Speciale 1979, p. 100, cat. 34).
La lastra ha la superficie acciaiata che in alcuni punti ha delle piccole lacune che lasciano intravedere il rame sottostante.Bibliografia
- Petrucci, 1953, p. 269, n. 464, tav. 7
- Focillon, 1967, p. 318, n. 516
- Wilton-Ely, 1994, p. 706, n. 649
- Ficacci, 2000, p. 459, n. 568.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Giovanna Grumo