Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Pianta degli avanzi del Tempio d'Ercole nella città di Cora

Inventario

Numero inventario: M-1400_414
Inventario storico di categoria: 1400/414
Nuovo inventario di categoria: 11000
Stampa corrispondente: S-CL2406_19076
IVS2: CL17635
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Pianta degli avanzi del Tempio d'Ercole nella città di Cora
Serie: Antichità di Cora
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1763 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 363 x 270; spess. 1,3-1,8

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a destra: Tav. VII.
In alto a sinistra, nella cornice: 414
Nel cartiglio al centro: La lettera A dinota l'inter / columnio, sopra cui il fregio / è ornato di quattro triglifi. / I numeri poi 1, 2, 3, 4, 5,
/ 6, 7, 8, e 9, dinotano gli / altri intercolunnj, sopra / ciascuno de' quali il fre /gio è adornato di tre / triglifi. / Estensione dell'aja fatta al Tempio in / cima al monte di Cora.
In basso: Pianta degli avanzi del Tempio d'Ercole nella città di Cora.
In basso a sinistra: Piranesi F.

Osservazioni:

Osservazioni: Le due tavole introducono la serie delle dimostrazioni tecniche: ortografie e piante, con cui Piranesi cerca di descrivere la struttura e le decorazioni del tempio di Cori (tavv. VI-X) con una molteplicità di indicazioni e citazioni tese a dimostrare che alcune soluzioni erano già presenti nell'architettura italica, riportando anche i passi tratti da Vitruvio.
Nella tavola VI (cat. 68) ricostruisce la facciata del pronao con le colonne di cui sono visibili le sottofondazioni in travertino, e sottolinea come la presenza nelle basi laterali di una cornice sporgente starebbe a indicare che il pronao lateralmente poggiava su un pavimento “ricinto dai lati con muri di pietra”; e inoltre che l'alto podio, ormai privo di rivestimento, sarebbe stato realizzato secondo i dettati vitruviani dell'opus incertum. Sulla parete della cella sono disegnati gli avanzi del rivestimento in stucco(G) che ricopriva anche le colonne “distribuite con giusta larghezza d'intercolunnj”. L'elevazione ortografica gli consente di evidenziare che “ Il tutto è d'una scultura molto pulita ed elegante” e questo grazie all'uso del rivestimento in stucco e la disposizione esatta delle colonne.
Nella pianta disegnata nella tavola VII sono invece rilevate le distanze delle colonne in palmi romani, che stanno a dimostrare che il tempio “sia vicino allo eustylos dei canoni antichi” anche se poi non lo è completamente (Spadea in Speciale 1979, p. 131). Nella tav. VII risulta molto raffinata la scelta del motivo decorativo del misuratore in palmi romani annodato da un nastro composto di foglie che ricorda le decorazioni usate all'interno di Santa Maria al Priorato.
Nella pianta del pronao le misure indicano lo spazio esistente tra gli intercolumni anche per evidenziare la presenza del diverso numero di triglifi nella parte sinistra dell'architrave: quattro rispetto ai tre del fregio, indicati con la lettera A e quindi la mancata risoluzione del conflitto angolare già affrontato nella Magnificenza.
Nella collezione di disegni conservati nella Kunsthalle di Karlsrhue c'è un frammento della tavola V con uno schizzo e una scritta di Giambattista sul verso, nella parte inferiore del tempio (Kabierske 2015, p. 154). La resa del tempio “molto pulita ed elegante” sembra trovare un'eco nei disegni di Theodore Labrouste, l'architetto francese “prix de Rome” a Villa Medici dove soggiornò dal 1828 al 1832, e che fece diversi “envois” a Parigi proprio relativi al Tempio di Ercole e ora conservati all'Ècole Supé- rieure des Beaux-Arts, e in cui è possibile cogliere una ripresa dell'ortografia piranesiana.
Le matrici presentano nel disegno e nella tecnica ad acquaforte una certa uniformità, soprattutto nella resa del tempio nella parte superiore, forse contributo di un collaboratore di bottega.
La matrice cat. 68 ha l'angolo in alto a destra ammaccato; in basso a sinistra lungo il bordo sono visibili alcune piccole integrazioni in ottone che si riscontrano anche nel verso; al centro e a sinistra è visibile un graffio; questi elementi sono riscontrabili su tutti gli esemplari consultati e quindi erano già presenti prima della tiratura definitiva.
La matrice cat. 69 presenta diverse correzioni nel tratteggio ai lati di ogni colonna, dato che sembra sottolineare per Piranesi l'importanza dell'esatta distanza tra le colonne; altra correzione in alto sulla scritta “Palmi 10.9”, e ancora nella parte bassa del metro in alto; mentre a sinistra in alto è presente un'abrasione e il ripristino delle linee del fondo. Le correzioni si notano in tutti gli esemplari consultati, anche se meno visibili in una buona tiratura ben inchiostrata come quella Corsini.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 266, n. 414, tav. 7  
  • Focillon, 1967, p. 319, n. 547
  • Wilton-Ely, 1994, p. 739, n. 681
  • Ficacci, 2000, 483, n. 600.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ginevra Mariani
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