Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Veduta del presente stato dell'interno del Pronao del tempio d'Ercole nella città di Cora

Inventario

Numero inventario: M-1400_412
Inventario storico di categoria: 1400/412
Nuovo inventario di categoria: 10998
Stampa corrispondente: S-FN27125, S-CL2406_19074
IVS2: CL17633
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Veduta del presente stato dell'interno del Pronao del tempio d'Ercole nella città di Cora
Serie: Antichità di Cora
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1763 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 396 x 558; spess. 2,0-2,3

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: Tav. V.; 412
Nel cartiglio in basso al centro: Veduta del presente stato dell'interno del Pronao del tempio / d'Ercole nella città di Cora / A Stipiti ricavati nella costruttura de' muri. B Residui dello stucco di cui era anti= / camente rivestita tutta l'opera. C Muri della Chiesa di S.Pietro.; Piranesi F.

Osservazioni:

Osservazioni: La seconda veduta del Tempio di Ercole ha come punto focale la porta della cella su cui Piranesi si sofferma a lungo nell'introduzione e nella tavola IX con l'elevazione ortografica, dove riproduce in modo tecnicamente accurato la struttura e riporta l'intera iscrizione (cat. 71), oggetto di polemica con Volpi per la datazione del tempio basata sull'uso di determinati vocaboli latini. Pur rimandando l'analisi dettagliata delle strutture alle tavole successive, è qui evidente l'intento dell'artista di voler rendere in modo reale, e quindi facilmente riconoscibile, la parte interna del pronao nelle condizioni in cui si trovava nei primi anni Sessanta, una specie di fotografia documentale. In particolare Giambattista vuole evidenziare l'uso dello stucco, ancora visibile sulla parete della cella, dove è indicato con la lettera B, e che originariamente rivestiva l'intera struttura in travertino del tempio, dato che costituisce una relazione con il tempio dei Dioscuri (cat. 63), ma anche con il tempio della Sibilla a Tivoli e della Fortuna a Palestrina; sempre con l'intento di dimostrare che le tipologie utilizzate erano comuni nei diversi siti laziali, e non necessariamente derivate dall'architettura greca. La veduta serve inoltre a indicare che il pavimento era stato scavato creando un sottolivello, come si vede dal terreno accidentato sotto la base delle colonne costituite da blocchi di travertino. Nella didascalia Piranesi spiega che gli stipiti della porta facevano parte della struttura muraria, mentre nel capitolo terzo dell'introduzione alle tavole scrive che: “la cornice di cima è a livello de' capitelli delle colonne dell'antitempio, così come ne insegna Vitruvio doversi fare alle porte Doriche”. Sul lato della cella è visibile uno dei pilastri che continuavano la fila delle colonne anche sul lato esterno della cella (cat. 70) e che documentano la pianta pseudoperiptera dell'edificio, frutto dell'influenza dell'architettura greca nella tradizione italica (Palombi 2013, 79). Sopra alla porta sono visibili i muri del campanile di San Pietro, costruito nella cella in epoca medievale, tra il XII e il XIII secolo, e poi spostato nel 1842 perché danneggiava la struttura del tempio. Già durante la dominazione napoleonica dello Stato pontificio erano infatti cominciate le indagine per il recupero del monumento, ed era stato dato incarico a Giuseppe Valadier di verificare quale fosse lo stato reale della struttura muraria.
La lastra, incisa ad acquaforte, presenta ritocchi a bulino soprattutto lungo i fusti delle colonne; sullo stipite di destra della porta sono stati fatti due risarcimenti in ottone che non sono visibili sul verso della matrice. Nelle stampe consultate i segni di contorno delle zone risarcite sono sempre individuabili e la loro visibilità è in relazione al procedimento di stampa, quindi l'intervento è stato eseguito prima della tiratura definitiva. Nell'esemplare Corsini i contorni della lacuna sono appena percepibili come la correzione della preposizione “di” nella didascalia, la carta presenta la filigrana con il giglio entro doppio cerchio, uguale a quella della stampa conservata nella Biblioteca Nazionale di Madrid, per cui è probabile che le due raccolte facciano parte della stessa tiratura originaria; nella stampa ASL i contorni più chiari determinati dalla presenza dei risarcimenti in ottone risultano più evidenti.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 266, n. 412, tav. 5  
  • Focillon, 1967, p. 319, n. 545
  • Wilton-Ely, 1994, p. 737, n. 679
  • Ficacci, 2000, p. 481, n. 598
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ginevra Mariani
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