Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Rovine del Tempio de' Castori nella città di Cora

Inventario

Numero inventario: M-1400_409
Inventario storico di categoria: 1400/409
Nuovo inventario di categoria: 10994
Stampa corrispondente: S-CL2406_19070
IVS2: CL17629
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Rovine del Tempio de' Castori nella città di Cora
Serie: Antichità di Cora
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1763 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 415 x 581; spess. 1,8-2,2

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a destra: Tav. II.
In alto a sinistra: 409
Nel cartiglio in basso a sinistra: Rovine del Tempio de' Castori / nella città di Cora / L'iscrizione del tempio, parte in opera, e parte / atterrata come si accenna col num. 1. riunendosi, / si legge così M (cioè Aedem)
CASTORI.POL= / LUCI.DEC.S.FA- CIENDAM.PEC.SACR.COER.M. / CAL-
VIUS.M.F.P.N. Presentemente il frammen=
/ to atterrato è stato affisso nel muro segna=
/ to col numero 2. numero 3. Chiesa di / San Salvatore fatta alla Gotica.
In basso al centro: Piranesi F.

Osservazioni:

Osservazioni: La tavola riproduce il Tempio dei Dioscuri, ubicato sulla terrazza del foro, nell'estremità sud-orientale, lungo la Via delle Colonne, uno dei santuari più antichi di Cori, anche questo disegnato in pianta da Giovanni Battista da Sangallo nel codice Stoch (Campbell, Nesselrath 2006). Dal rinvenimento di diversi materiali decorativi fittili sono state individuate tre fasi di costruzione di questo tempio di ordine corinzio: una prima cominciata nel V secolo a.C. a cui è seguita una seconda fase collocabile tra la fine del III secolo e la metà del II a.C., fino allo stato attuale in cui si individuano elementi arcaici di tipo tuscanico rielaborati con un linguaggio architettonico e decorativo di tipo ellenistico (Caratelli in Palombi 2013, pp. 99- 102). Si tratta di un tempio corinzio esastilo, di cui si conservano solo due colonne, che sorgeva su un alto podio in opera quadrata; nella parte centrale della cella era presente un pavimento a mosaico bianco e nero, mentre nelle parti laterali il rivestimento era in travertino. La cella aveva le pareti rivestite di stucco, materiale usato anche nel Tempio di Ercole, come evidenzia lo stesso Piranesi (cat. 66), con quattro colonne in travertino che erano parte di un baldacchino con soffitto in pietra decorato con rosette, ora nel Museo della Città (Palombi 2013, p. 164, fig. 135) sotto il quale vi era la statua dei Dioscuri di cui si sono ritrovati alcuni frammenti sempre conservati nel Museo; a questo tempio Piranesi riconnette il piedistallo in casa di Antonio Corbi e i due capitelli della tavola III (cat. 64), come scrive nell'introduzione (p. 3).
La stampa con il Tempio dei Dioscuri è molto interessante perché Piranesi ritrae il sito ancora una volta alterando l'aspetto reale; in primo piano a destra i resti delle due colonne corinzie che sorreggono l'iscrizione dell'architrave sembrano addossate alla casa, che è poi andata distrutta, e di cui attualmente è rimasto un alto muro in posizione elevata sulla piazza del Pozzo Dorico (Spadea in Speciale 1979, p. 129). In basso al centro, in posizione diagonale, giace sul terreno un'altra parte dell'iscrizione, e anche in questo caso Piranesi polemizza con l'interpretazione del gesuita Volpi che, come per il Tempio di Ercole, datava il tempio in base ai vocaboli usati nelle iscrizioni. In questo caso le scritte fanno riferimento a due coppie di magistrati che seguirono il restauro e il collaudo del tempio nel I secolo a.C. (ibidem, p. 101). Sulla sinistra invece riproduce l'abside della chiesa del SS. Salvatore, che Piranesi definisce “alla Gotica”, ma che in realtà si affaccia sulla piazza con la facciata, così come modifica la parte centrale della veduta, che è totalmente inventata perché non ci sono né il muro né le case descritte sul fondo, come è possibile verificare già nella stampa di Luigi Rossini pubblicata nel 1825 (il rame è conservato in Istituto 1709/149), che ritrae lo stesso luogo dallo stesso punto di vista, e in cui è visibile una lunga scalinata che parte a sinistra vicino alla chiesa.
Questa invenzione dell'artista potrebbe far pensare a una rielaborazione successiva in studio sulla base degli schizzi presi sul luogo e quindi di una reinterpretazione. Singolare anche il fatto che la gran parte delle figure che popolano la stampa, diverse dalle solite perché più verosimili e accurate nella realizzazione, sembrano indicare con il gesto del braccio proprio la chiesa.
Si tratta di una vera e propria veduta realizzata con grande raffinatezza grafica per il sapiente dosaggio delle morsure ad acquaforte e la ripresa a bulino dei segni in primo piano, che consente all'artista di costruire uno spazio complesso lungo la direttiva prospettica che, nella parte sinistra dell'immagine, collega gli edifici al paesaggio con grande ricchezza di particolari. Piranesi dedica solo questa tavola al tempio dei Dioscuri, rispetto alle sette del Tempio di Ercole che quindi era il tema centrale che si era prefisso l'incisore-archeologo nell'intraprendere il viaggio nel paese laziale (catt. 66-72). Nell'introduzione alle tavole sottolinea l'aspetto elegante dei resti ritrovati che sono in “pietra del paese. Questa, in quanto al colore, è simile alla Tiburtina.”, e prosegue poi facendo un ulteriore riferimento ai templi della Sibilla, sempre a Tivoli, e della Fortuna a Palestrina per via dell'impiego del rivestimento in stucco (p. 3).
La matrice presenta incisioni e graffi, in particolare si distinguono sei incisioni che attraversano la lastra in verticale: tre a sinistra che partono dal cielo e passano accanto alla colonna lungo il muro della torre fino a terra accanto alla figura femminile che indica l'abside della chiesa del SS. Salvatore. Le altre tre incisioni sono a destra sul rame e partono dal cielo e attraversano le case terminando sul “frammento atterrato”; non è ben chiaro l'uso di queste incisioni perché non si tratta di linee di costruzione, ma forse di definizione degli spazi da incidere, ma è importante sottolineare che sono visibili in tutte le stampe consultate, anche se in maniera differente a seconda delle diverse inchiostrazioni. La parte in cui sono più evidenti è quella del cielo, perché i segni sono ripresi per camuffare la linea, ma nell'esemplare Corsini è meno visibile grazie a una migliore inchiostrazione, ugualmente per l'esemplare BAV Cicognara.
Alcuni graffi sono presenti sul rame: uno parte dalla parte bassa della colonna al centro della torre verso le case a destra in direzione dell'abside della chiesa; un altro è sotto il tetto della chiesa; cancellazioni da correzione sono presenti nella targa alla parola “riunendosi” e sul numero 1 sul frammento con l'iscrizione. Anche in questi casi le macchie e i graffi risultano più attutiti in relazione alla tiratura.
Così negli esemplari Corsini, BAV Cicognara, Marciana, BNE, Rabasf e ASL si notano meno le correzioni in genere più visibili nel cielo. I graffi sono più evidenti nella stampa dell'Accademia di Brera e, in parte, in quella della raccolta Cini. Si può quindi desumere che tutti gli elementi descritti erano presenti già prima della stampa definitiva della matrice.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 266, n. 409, tav. 2  
  • Focillon, 1967, p. 319, n. 541
  • Wilton-Ely, 1994, p. 733, n. 675
  • Ficacci, 2000, 479, n. 594.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ginevra Mariani
Condividi quest’opera

Altre opere in collezione


Nella Banca Dati dell’Istituto sono confluiti dati e informazioni della catalogazione informatizzata effettuata su tutto il patrimonio, a partire da una massiva schedatura realizzata agli albori dell’era tecnologica nel biennio 1987-89, che ha interessato l’intera consistenza delle collezioni di stampe. Si sono succeduti nel tempo vari interventi, rivolti a catalogare i vari settori del patrimonio (stampe, disegni, matrici, fotografie, grafica contemporanea). Non abbiamo a disposizione descrizioni complete per tutte le opere, stiamo lavorando per aggiornare le nostre schede, ma consideriamo questa banca dati come uno strumento che ci permetterà nel tempo di ampliare e approfondire le informazioni che sono già contenute, mettendo a disposizione degli studiosi e dei visitatori il frutto dei nostri studi e ricerche.

© 2020-2024. Istituto Centrale per la Grafica. Via della Stamperia 6, 00187 Roma
Note legali: Tutti i diritti sui cataloghi, sulle immagini, sui testi e/o su altro materiale pubblicato su questo sito sono soggetti alle leggi sul diritto di autore.
Per usi commerciali dei contenuti contattare l'Istituto: ic-gr@cultura.gov.it


Real Academia de Bellas Artes de San Fernando
Questa banca dati è stata realizzata nell’ambito di una collaborazione dell’Istituto Centrale per la Grafica con la Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando (Madrid, Spagna), che ha gentilmente fornito il software necessario al suo funzionamento e alla gestione dei contenuti