Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

[Pianta e alzato del tempio tuscanico da Le Roy e Perrault]

Inventario

Numero inventario: M-1400_313a
Inventario storico di categoria: 1400/313a
Nuovo inventario di categoria: 10817
Stampa corrispondente: S-CL2399_18914
IVS2: CL2399_18914, CL54335_14059
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: [Pianta e alzato del tempio tuscanico da Le Roy e Perrault]
Serie: Della magnificenza ed architettura de' romani
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1761 ante (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 120 x 301; spess. 1,7-2,0

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: 313.a; in alto a destra: Tab. XXIX.
In basso: A Spira Tuscanica ex schematibus interpretum Vitruvii. B C Spira Tuscanica Albae in Aequis reperta. D Vestigium Spirae Albanae.

Osservazioni:

Osservazioni: Dopo aver trattato il tempio dorico Piranesi avvia una lunga dissertazione sull'ordine tuscanico, avvalendosi del supporto grafico delle tavole XXVIII e XXIX per illustrare la propria interpretazione del tempio etrusco descritto da Vitruvio (De Architectura, IV, 7). Mentre la prima tavola è costituita da una sola matrice (cat. 59), la seconda immagine è il risultato dell'unione di tre lastre distinte (catt. 60-62), di cui una incisa anche sul verso (cat. 62).
Nelle pagine di testo pertinenti alle opere in esame l'architetto veneto entra ancora una volta in polemica con Perrault e Le Roy, in quanto le loro ricostruzioni del tempio sono ritenute per certi aspetti troppo simili a quelle di un edificio di tipo greco. Il nostro autore concorda con i suoi predecessori "circa l'altezza delle colonne, circa i capitelli, e circa l'assestamento delle travi, o vogliam dire architrave" (p. 24), ma critica nettamente le loro posizioni in merito alla forma delle basi delle colonne, alla struttura complessiva del pronao e all'altezza dell'edificio. Nelle seguenti matrici si propone quindi di dimostrare la piena autonomia della "maniera" italica rispetto a quella dorica.
La tavola XXVIII (cat. 59) offre "un'ennesima, interessantissima e vitruvianissima ricostruzione" del tempio tuscanico (Morolli, 1985, p. 175), di cui riproduce la pianta e il prospetto frontale. Le novità più importanti di queste immagini rispetto alle elaborazioni preesistenti sono la restituzione grafica del pronao, a lungo oggetto di controverse interpretazioni dovute - secondo lo stesso Perrault - al "così oscuro" passo vitruviano, e l'eliminazione del fregio dalla trabeazione (cfr. pp. 23-24; per una descrizione dettagliata delle corrispondenze tra i precetti di Vitruvio e la tavola in esame, vedi Zega, 1985, scheda 1a, p. 61).
La tecnica adottata per l'esecuzione del rame, così come per quelli successivi, appare del tutto simile alle altre lastre con rilievi architettonici, già ricondotte alla bottega (cfr. cat. 34); l'intervento piranesiano, pertanto, potrebbe essersi limitato alla sola supervisione della corretta trasposizione del disegno, le cui linee generali sono state incise a puntasecca prima di procedere alle diverse morsure delle lastre in acquaforte. Queste linee di costruzione appaiono qui particolarmente evidenti sull'alzato, in corrispondenza dei passaggi chiaroscurali più netti, dove si riscontrano dei leggeri tracciati eseguiti per delimitare quelle aree contigue in cui si voleva ottenere in stampa una diversa intensità tonale (vedi gli effetti di ombra e penombra all'interno delle nicchie e in prossimità delle colonne).
Alla cancellazione delle linee di costruzione vanno ricondotte tutte le abrasioni presenti sulla matrice. Un profondo avvallamento, di forma semicircolare, si registra sulla zona del rame occupata dalla pianta del tempio, all'interno dello spazio tra le pareti esterne della cella indicate con le lettere N e R. Le tracce rilevate con l'esame allo stereo-microscopio di quest'area, insieme alla stessa morfologia dell'abrasione, hanno confermato che in precedenza vi era stata incisa la raffigurazione planimetrica di una delle nicchie visibili sull'alzato del tempio. Il ripensamento tuttavia dovette avvenire già prima del trasporto definitivo del disegno sulla lastra, in quanto manca un tracciato simile tra le corrispettive pareti segnalate con le lettere S e O. Altre due abrasioni, più piccole e meno significative, si segnalano in corrispondenza delle estremità laterali del frontone, dove risultano cancellati i prolungamenti delle linee del timpano.
Nella tavola successiva (XXIX), divisa in tre parti, l'autore affronta nel dettaglio le tematiche correlate alla contrapposizione con Perrault e Le Roy, mostrando anche i loro elaborati per un raffronto diretto con le osservazioni enunciate nel testo.
La prima matrice (cat. 60), relativa alla figura I, presenta al centro la pianta del tempio tuscanico edita da Perrault (1684, IV, tav. XXXIII), il cui disegno, con l'estensione delle pareti laterali della cella fino alla metà del portico, ricalca in parte la versione del Palladio realizzata per il trattato vitruviano di Daniele Barbaro (cfr. I dieci libri dell'architettura di M. Vitruvio Pollione, 1567, p. 195). Ai lati della lastra, invece, sono riportate la restituzione piranesiana del basamento della colonna etrusca (lett. A), con il caratteristico plinto circolare, e i rilievi architettonici di una base da lui ritrovata ad Alba (lett. B, C, D). Quest'ultimo elemento architettonico, ricondotto all'ordine tuscanico per la sua forma simile alle indicazioni di Vitruvio, testimonierebbe secondo l'autore la comune origine dell'architettura etrusca ed egiziana, in quanto presenta "quella medesima curvatura di linee, la quale si vede nella base dell'obelisco Vaticano" (p. 24; per la base dell'obelisco egizio di San Pietro, cfr. cat. 32).
La seconda matrice (cat. 61, Fig. II) illustra i disegni dell'architetto veneto inerenti al prospetto laterale del tempio (sotto) e a quello frontale del timpano (sopra). Tali immagini sono correlate in particolare ad altri due argomenti molto dibattuti dai trattatisti vitruviani: la sporgenza dei mutuli dall'architrave, meglio documentata nella tavola XXVII (cat. 58, Fig. II), e l'altezza complessiva del tempio. Con acume filologico Piranesi aumenta sensibilmente l'aggetto dei mutuli, mettendolo qui in risalto tramite un'accentuata ombreggiatura resa con prolungate morsure in acido e sporadici interventi a bulino (lett. A, C); per quanto riguarda il timpano, invece, considera che la sua altezza sia pari a un nono della misura complessiva della cornice orizzontale del frontone, per cui ottiene un'immagine più schiacciata rispetto alle versioni dei due architetti francesi (cfr. cat. 62).
L'ultima matrice (cat. 62, Fig. III), invece, riproduce il fronte del tempio tuscanico secondo le interpretazioni di Le Roy (1758, I, pl. XV) e Perrault (1684, IV, tav. XXXII), affiancando nella composizione metà prospetto dell'uno (F) e metà dell'altro (E). L'immagine mette in evidenza, oltre alla maggiore inclinazione delle falde del tetto, l'arbitraria raffigurazione da parte dei due francesi di un fregio in muratura sopra all'architrave (lett. A), documentato in dettaglio nel rilievo alla sinistra della matrice.
L'esame dei tre rami non ha evidenziato significative particolarità tecnico-esecutive; si registra solo qualche micro-abrasione correlata alla correzione di singole lettere nelle didascalie (cat. 61, sotto la lettera V di XXVIII e sotto la lettera a di Tabulae), alla cancellazione di alcune linee di costruzione (cat. 62) e allo spostamento dell'indicazione forse relativa al numero della figura o dell'inventario (cat. 62, in corrispondenza dell'angolo superiore destro della lastra).
Come accennato sopra, inoltre, sul verso della matrice corrispondente alla tavola XIX figura III (cat. 61) sono presenti alcuni studi di bottega incisi a secco, raffiguranti una base di colonna e un architrave intervallati da tracciati lineari a fasce.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, n. 313a, tav 29, p. 257  
  • Focillon, 1967, n. 958, p. 362
  • Wilton-Ely, 1994, n. 789, p. 857
  • Ficacci, 2000, n. 466, p. 379.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ciro Salinitro
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