Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

[Confronti di piedistalli]

Inventario

Numero inventario: M-1400_309a
Inventario storico di categoria: 1400/309a
Nuovo inventario di categoria: 10809
Stampa corrispondente: S-CL2399_18907
IVS2: CL2399_18907
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: [Confronti di piedistalli]
Serie: Della magnificenza ed architettura de' romani
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1761 ante (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 366 x 240; spess. 2,0-2,1

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: 309.a Tab. XXI.
Nel piedistallo di sinistra: Romae / In aede Fortunae / Virilis
Nel piedistallo di destra: Arimini / In Arcu Divi Augusti
Sul verso della matrice: profili di elementi architettonici e lettera.

Osservazioni:

Osservazioni: La tavola illustra i piedistalli dell'arco di Augusto a Rimini, consacrato nel 27 a.C. per segnare la fine della via Flaminia, e del cosiddetto tempio della Fortuna Virile, le cui forme attuali risalgono al I secolo a.C. (LTUR, Portunus, Aedes, pp. 153-154); sul verso della matrice, inoltre, sono presenti numerose incisioni imputabili a esercitazioni di bottega.
I due monumenti erano già stati trattati da Piranesi, il quale aveva dedicato al primo una veduta nella sua opera giovanile Antichità Romane de' tempi della Repubblica (1748; cfr. Mariani, 2010, cat. 62), mentre al secondo quattro tavole con i relativi rilievi architettonici, edite nelle Antichità Romane del 1756 (cfr. Salinitro in Mariani, 2014, catt. 254-257). In questa dimostrazione prettamente tecnica, invece, l'autore esplica le sue teorie sul misterioso tema vitruviano degli scamilli impares.
Con il termine scamillos, più volte adoperato da Vitruvio (De Architectura, III, 4, 4; V, 9, 4), lo scrittore latino indica alcuni accorgimenti funzionali a correggere la deformazione ottica degli elementi architettonici. Si tratta probabilmente di piccoli rialzi diseguali, ovvero con un lieve risalto dai lati verso il centro, la cui precisa collocazione resta ancora oggi un problema aperto per l'opacità del testo classico e la mancanza della tavola relativa agli stilobati (cfr. Vitruvio, ed. cons. 1997, pp. 327-328).
La vexata quaestio sull'interpretazione degli scamilli generò sin dal XVI secolo una vivace querelle tra i vari commentatori vitruviani, dando luogo a soluzioni architettoniche radicalmente divergenti (per una rassegna sui trattatisti che hanno affrontato il tema, vedi Canavesio, 2013, pp. 55-79; Campbell, 1980, pp. 16-22). Dopo le controverse letture rinascimentali nel 1612 Bernardino Baldi (Scamilli impares vitruviani, Augustae, 1612) propose due interpretazioni: la prima era una variante semplificata delle enunciazioni di Bertani (Degli oscuri e difficili passi dell'opera ionica di Vitruvio, 1558), mentre la seconda identificava lo scamillus con uno zoccolo a guscia posto fra base e piedistallo della colonna per permettere la corretta veduta dal basso dell'imposta del fusto (cfr. Bettini, 2006, p. 230 e p. 233, tav. 4, tab. B, fig. 11). Questa interpretazione fu poi confutata da Claude Perrault (cfr. Perrault, 1673, tav. XVIII), il quale, riprendendo la tesi di Guglielmo Filandro (In decem libris M. Vitruvii Pollionis de architectura annotationes, 1544), ritenne che fosse una sorta di parapetto arretrato da collocarsi sul basamento del tempio, in corrispondenza degli intercolunni.
L'ipotesi Baldiana sulla natura colonnare degli scamilli, seppur criticata da un'autorità come Perrault, continuò a suscitare un certo interesse nell'ambito veneto della prima metà del XVIII secolo (vedi i giudizi espressi da Giovanni Poleni nelle Exercitationes Vitruvianae, edite a Padova nel 1741). In particolare, l'architetto e teorico veneziano Tommaso Temanza, nella sua opera Delle Antichità di Rimino (1741), riprese le idee di Baldi per spiegare una singolare zoccolatura da lui riscontrata sul plinto di imposta delle colonne dell'Arco di Augusto, giungendo alla deduzione archeologica che in origine il piano di calpestio era ribassato rispetto alla sua epoca. Egli tuttavia accusò il Baldi di plagio, affermando che il vero artefice dell'identificazione degli scamilli fosse stato "Polifilo" (Francesco Colonna), anonimo autore del romanzo allegorico Hypnerotomachia Poliphili (1499), sulla base di un errata interpretazione del termine "camellato" usato da quest'ultimo per descrivere l'elemento convesso di una porta (cfr. Temanza, 1741, p. 30).
La lettura proposta nella tavola in esame è basata sulle considerazioni di Temanza, legato da profonda amicizia con lo zio di Piranesi, Matteo Lucchesi (Temanza tornerà a indagare il tema degli scamilli nel 1780, mutando la sua opinione in favore di un'interpretazione più simile a quella data da Perrault; cfr. Temanza, 1780, pp. 1-20). La composizione, delineata prevalentemente a contorno, mostra la presunta collocazione dello scamillo (nn. 1-2), affiancando al monumento indicato dal Temanza uno dei piedistalli del tempio della Fortuna Virile, dove il nostro autore dichiara di aver riscontrato un accorgimento simile (cfr. p. 119); inoltre, attraverso un cartiglio raffigurante un dettaglio del piedistallo riminese senza questo elemento aggettante, mette in evidenza l'aberrazione prospettica che si otterrebbe sul plinto con una visione dal basso (vedi nn. 3-5), rispetto al monumento reale osservato dallo stesso punto di vista (vedi nn. 7-8).
La matrice, incisa con localizzati rientri a bulino nei tracciati corrosi dall'acquaforte, in modo da conferire maggiore plasticità ai rilievi e rafforzare l'effetto delle ombreggiature sul cartiglio, non presenta alcuna particolarità e va ricondotta con tutta probabilità alla bottega. Per quanto riguarda le incisioni sul verso della lastra, invece, si ravvisano diversi studi eseguiti a secco, raffiguranti prevalentemente i profili di basi, colonne e architravi (cfr. Monferini, 1967, p. 267, n. 950); sono presenti inoltre vari tracciati lineari di tipo meccanico, riconducibili a semplici prove tecniche con il tratteggigrafo, e la lettera dell'alfabeto N, incisa col bulino in stampatello maiuscolo.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, n. 309a, tav. 21, p. 257  
  • Focillon, 1967, n. 950, p. 361
  • Wilton-Ely, n. 781, p. 849
  • Ficacci, 2000, n. 458, p. 375.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ciro Salinitro
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