Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Reliquiae Substructionum Capitolij

Inventario

Numero inventario: M-1400_288
Inventario storico di categoria: 1400/288
Nuovo inventario di categoria: 10785
Stampa corrispondente: S-CL2399_18883
IVS2: CL2399_18883, CL54327_14051
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Reliquiae Substructionum Capitolij

Serie: Della magnificenza ed architettura de' romani
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1761 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame;
Misure: mm 361 x 242; spess. 1,5-1,9

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: 288; a destra: Tab. I.
Nel cartiglio in alto: Reliquiae Substructionum Capitolij e Saxo quadrato, quae factae / sunt anno CCCLXVI. Visuntur in cavaedio Xenodochii S. Mariae Conso= / lationis ad Lavacrum Linteorum.
Nel cartiglio in basso: Fig. II. Schema Substructionum Capitolij, / prout erant antiquitus, ex reliquijs / desumptum.
In basso, fuori cornice: Fig. I. A Lapides Albani. B Reliquiae operis reticulati operi Lapideo interje= / cti, ut in Fig. II. C Emplecton operis reticulati. D Mons e topho. Fig. III. E Sectio / Montis Capitolini sive rupis Tarpejae. F Sectio Lapidum Albanorum.
In basso a sinistra: Piranesi F.
Sul verso della matrice: ordito meccanico con profili di basi di colonne.

Osservazioni:

Osservazioni: In polemica con la crescente esaltazione dell'arte greca, Piranesi apre la Magnificenza con tre tavole dedicate a due importanti opere civili romane, realizzate in epoca arcaica: le sostruzioni del Campidoglio (cat. 29) e la Cloaca Massima (catt. 30-31). Le immagini fanno da corredo alle tesi sostenute nelle prime pagine del testo, dove l'architetto veneto celebra la grande eredità architettonica dei re etruschi per screditare le affermazioni apparse nel pamphlet anonimo Dialogue on Taste (pubblicato in “The Investigator”, n. 322, Londra, 1755), in cui l'autore – poi identificato con Allan Ramsey – sosteneva che i Romani prima della conquista della Grecia non avevano "inalzato verun edifizio degno di vanto" (Indice, p. 36). Questa prima tavola, in particolare, mostra i ruderi di alcune sostruzioni presenti sotto la cosiddetta rupe Tarpea, qui identificati con la struttura muraria in peperino fatta erigere dopo il sacco di Roma del 390 a.C. (cfr. Tito Livio, Ab Urbe condita, VI, 4, 12).
Considerati i riferimenti polemici all'opera di Ramsey è plausibile ipotizzare che le tre matrici, poi riutilizzate sul verso per esercitazioni di bottega, furono incise prima del 1758, anno in cui la pubblicazione di Le Roy (Les ruines des plus beaux monuments de la Grèce) costrinse Piranesi ad ampliare l'apparato testuale e iconografico del Della Magnificenza. L'impostazione compositiva di queste lastre, infatti, ricorda ancora alcune tavole didascaliche edite nel quarto tomo delle Antichità Romane: simile il gusto per la natura avvinta alle rovine, il taglio in diagonale delle immagini, le convenzioni grafiche adottate per diversificare i materiali lapidei, oppure la scelta di applicare dei cartigli a trompe l'oeil sull'immagine principale (espediente largamente utilizzato nelle tavole di questo volume, per inserire ulteriori dettagli e abbellire al contempo le composizioni).
L'opera in esame probabilmente è una delle poche incisioni contenute nella Magnificenza a essere riconducibile interamente a Piranesi, in quanto buona parte delle altre tavole sembra eseguita dalla scuola sotto la sua supervisione (cfr. Ficacci, 2000, p. 356). Gli stilemi grafici dell'architetto veneto sono qui particolarmente evidenti nella morfologia segnica degli arbusti, delle figure o nel trattamento complessivo delle superfici sulla veduta del monte. Di stretta pertinenza piranesiana è anche la sensibilità tonale che pervade l'immagine, i cui vibranti contrasti chiaroscurali sono ottenuti esclusivamente ad acquaforte con un magistrale uso della vernice di riserva prima delle morsure in acido.
L'osservazione del manufatto ha evidenziato una significativa abrasione della superficie metallica in corrispondenza della scritta in cavedio Xenodochii S. Maria, sul cartiglio grande. Si tratta di una correzione toponomastica eseguita prima del 1761, come dimostrano gli esemplari a stampa, in quell'arco di anni compreso tra la realizzazione della matrice e la prima edizione dell'opera. Probabilmente, come sembra suggerire la presenza di interventi simili anche su altre lastre di questa serie (cfr. catt. 33, 34, 40, 41, 43, 44, 50), fu effettuata in occasione della pubblicazione una revisione dei rami realizzati da più tempo, finalizzata ad aggiornare le indicazioni didascaliche (come in questo caso) o ad apportare delle modifiche alle figurazioni.
Sul retro della lastra, infine, si segnalano vari profili di elementi architettonici (cinque basi di colonne e un capitello), realizzati a secco con strumenti meccanici (cfr. Monferini, 1967, p. 267, n. 933). Lo stato appena abbozzato di queste incisioni non consente un'identificazione precisa dei soggetti; si tratta probabilmente di mere esercitazioni tecniche della bottega sulle modalità di tradurre in incisione determinate forme architettoniche, come spesso si riscontra sul verso dei rami affrontati in questo volume.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, n. 288, tav. 1, p. 256  
  • Focillon, 1967, n. 933, p. 361
  • Wilton-Ely, 1994, n. 761, p. 829
  • Ficacci, 2000, n. 438, p. 362.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ciro Salinitro
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