1746-1756 (Sec. XVIII)
mm 401 x 665; spess. 1,7-2,1
Osservazioni:
Osservazioni: Il quarto libro si apre con una serie di nove tavole dedicate all'antico mausoleo di Adriano, oggi noto come Castel Sant'Angelo, e al ponte a esso adiacente.
Edificato a partire dal 123 d.C., sulla sponda sinistra del Tevere, tale sepolcro fu ultimato dall'imperatore Antonino Pio solo nel 139 d.C. - ovvero un anno dopo la morte di Adriano - e in seguito adottato come sepolcro dinastico per la famiglia degli Antonini. Coevo al mausoleo è anche il ponte, detto in origine
Pons Aelius (poi ponte Sant'Angelo), che fu costruito nel 136 d.C. per collegare il sepolcro, situato in un'area allora periferica dell'Urbe, al Campo Marzio. Oggi l'aspetto del complesso monumentale appare radicalmente modificato a seguito dei continui cambiamenti di funzione cui è stato oggetto nei secoli: fortilizio nel medioevo, dimora papale nel rinascimento, prigione politica in età risorgimentale e museo nazionale dal 1925.
Nel corso della sua attività Piranesi produsse varie incisioni relative al castello e al ponte. Tali immagini, elaborate con intenti diversi, mostrano per la maggior parte il complesso nel suo aspetto settecentesco. A questo gruppo di incisioni si aggiungono poi le tavole di stampo archeologico che, lungi dal proporre una ricostruzione ipotetica del sepolcro, come aveva già fatto Pietro Santi Bartoli (1697, tav. 77, 1349/81), mettono in risalto il possibile stato delle strutture originarie esistenti, raffigurando i due monumenti (o parti di essi) privi delle varie superfetazioni (cfr. le tavole più didascaliche pubblicate in questo libro o la veduta
Pons Aelius absque recentibus ornamentis, edita in
Il Campo Marzio dell'Antica Roma, 1762, tav. 44,
M-1400_452).
Rispetto alle succitate riproduzioni di soggetto moderno, nella tavola in esame Piranesi si discosta sia dall'ampiezza panoramica della
Veduta del Ponte e Castello Sant'Angelo (ca. 1750-1551, in
Vedute di Roma, 1778,
M-1400_736; cfr. Robinson 1983, p. 23), sia dall'imponenza della coeva
Veduta del Mausoleo d'Elio Adriano (ca. 1755-1556, in
Vedute di Roma, 1778,
M-1400_737; cfr. Robinson 1983, pp. 26-27), recuperando piuttosto - in maniera più frontale e scenografica - l'inquadratura della prima
Veduta di Castel S. Angelo (
Varie Vedute, 1745). Ne risulta una calibrata veduta prospettica, il cui impianto compositivo, ottenuto attraverso la moltiplicazione dei punti di fuga, contribuisce a dilatare la profondità della scena e a conferire monumentalità al soggetto principale; la circolarità dell'edificio, inoltre, amplifica le potenzialità ritmiche insite nella veduta angolare, in modo da accentuare quel dinamismo suggerito anche dai violenti contrasti di luci e ombre.
Questa ricerca costante di effetti dinamici e luministici è riscontrabile anche nella trama segnica che caratterizza la matrice, ove i passaggi tonali sono resi tramite una grafia che da diafana – vedi i riflessi sull'acquasi fa contorta, e una tecnica incisoria che combina in chiave pittorica l'uso della vernice di riserva (le cui pennellate coincidono sovente con i colpi di luce diretta), delle morsure multiple (funzionali alla differenziazione dei segni) e dei profondi ritocchi a bulino (a cui corrispondono i toni più scuri della figurazione in primo piano).