Hackert Georg

Prenzlau, 1755 - Firenze, 1805

Vue de Rome e una partie de la Voi appienne

Inventario

Numero inventario: S-FC67830
Collocazione: Gabinetto Disegni e Stampe, Fondo Corsini; volume 43H20

Autori

Incisore: Hackert Georg (1755/ 1805)
Disegnatore: Hackert Philipp (1737-1747/ 1807)
Inventore: Hackert Philipp (1737-1747/ 1807)
Ambito culturale: tedesco

Soggetto

Identificazione: Via Appia a Roma
Titolo proprio: Vue de Rome e una partie de la Voi appienne (da stampa)
Fondo: Fondo Corsini

Cronologia

Datazione: 1796-1805

Dati tecnici

Misure: mm. 520 x 645
Misure foglio: mm. 605 x 870
Materia e tecnica: acquaforte
Stato di conservazione: discreto (foxing)

Iscrizioni

Iscrizioni: In basso, a sin.: «Peint par Philippe Hacker 1796»; al centro: «Imprimé par Nicola di Antony»; a dx.: «Gravè par George Hackert»
In basso, al centro: «Vue de Rome & una partie de la Voi appienne» ; «Près de Torre di Mezzavia»

Editori/Stampatori

Editore: De Antoni Nicola (attivo Roma prima metà sec. XIX)
Luogo e data di edizione: Roma (?)

Osservazioni:

Osservazioni: Nel 1768 il noto artista tedesco Philipp Hackert-esponente di una cerchia di fratelli  particolaramente importante per la cultura vedutistica di primo Ottocento-raggiunge Roma dopo i proficui periodi formativi a Berlino (presso la bottega dello zio) e a Stralsund dal barone Adolf Friedrich von Olthof, sotto la cui agiata protezione riuscì a sviluppare notevoli doti come pittore di vedute e paesaggi ideali nell’Europa del Nord. Nel frattempo l’artista era entrato a Parigi nella cerchia del noto pittore e incisore Johann Georg Wille, visitando e ripoducendo i dintorni della città e i suggestivi scenari (arricchiti da scene di vita quotidiana) della Normandia e Piccardia attreverso disegni e gauche che gli fecero guadagnare la chiamata di prestigiosi committenti tra il clero e aristocratici francesi e italiani (Grimaldi).
Dopo i soggiorni nelle maggiori città d’arte del Nord Italia, l’incontro con il fratello George a Roma, incisore già inserito nel clima artistico capitolino, apre per Philipp un periodo di studi delle “antichità”, ma soprattutto del paesaggio laziale, che diverrà fulcro dell’attività artistica per i successivi anni.  Di Tivoli, Frascati, Marino e Albano le vedute più rappresentative di questo periodo. Phiplip Hackert impiegò la maggior parte degli anni fuori città producendo quadri e disegni commissionati dai grand-touristes e da agiati committenti. L’artista dedicò numerosi disegni alla via Appia, alla campagna e ai castelli romani acquisirendo una profonda conoscenza di numerosissime località. Accanto a queste, numerossimi i “viaggi d’artista”, soprattutto nel Sud della penisola (Sicilia, Puglia, Campania). Grazie a quest'ultimo stabilì un solido rapporto con noti mecenati (si vedano gli impegni per Ferdinando IV di Borbone) entrando in profonda sintonia con il Golfo di Napoli che ispirò un vasto repertorio di disegni, gauche e dipinti. A Napoli Hackert conobbe Goethe, al quale fece visitare Roma grazie alla notevole conoscenza della città (dove era oramai divenuto protagonista del circolo artistico tedesco di Angelika Kauffmann).
Frutto dell’intenso rapporto con Roma risulta il presente esemplare, realizzato nel 1796, che riprende una suggestiva vista della città da un punto d'osservazione privilegiato della Via Appia. Il disegno, dal quale il fratello George-come già verificatosi in numerose occasioni (si vedano, tra le latre, la tavola del Porto di Livorno nella raccolta Georg Schäfer a Schweinfurtt dedicata al Granduca di Toscana Pietro Leopoldo)-ricava questa incisione, fu realizzato in una delle numerose sedute en plan air nell’agro romano che tanto caratterizzano l’opera del tedesco. Colpisce in particolare l’ideale rappresentazione dal gusto pittoresco inglese che trova espressione nei pastori in primo piano ma anche nella resa accurata e minuziosa del paesaggio cittadino in lontananza, costellato da numerosi monumenti. Tra questi si distinguono la basilica di San Pietro in lontananza, numerose vestigia-tra cui il Mausoleo di Cecilia Metella-e parte dell’acquedotto Appio.
L'artista riprende lo scenario da uno dei luoghi più suggestivi della campagna romana: la Torre di Mezza Via, così denominata per la collocazione nel punto da cui si diramano due strade di grande importanza per Roma, la via Tuscolana e la via Anagnina. Noto crocevia di viandanti, la torre risale al XIII-XI secolo ma incorpora preesistenti edifici di una villa imperiale romana attestandosi, grazie anche a numerose rappresentazioni, come uno dei luoghi più alti e importanti della Via Appia. 

Bibliografia

  • Jatta B., I fratelli Hackert e l'incisione, in "Jacob Philipp Hackert. La linea analitica della pittura di paesaggio in Europa", De Seta C. (a cura di), Electa, Napoli, 2007, pp.124-131
  • Norhoff C., Hackert, Philipp Jakob, in "Dizionario Biografico degli Italiani", v.61, 2004
  • Quilici L., La Campagna Romana da Hackert a Balla, De Rosa P.A., Trastulli P.E. (a cura di), in "Orizzonti: rassegna di archeologia", III, Fabrizio Serra editore, Roma, 2002

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Proprieta' dell'Accademia dei Lincei
Provenienza: deposito; Accademia dei Lincei; 1895

Fonti e documenti di riferimento

Immagine: 36272
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