Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

[Camino egizio con montanti decorati con grandi figure sedute]

Inventario

Numero inventario: M-1400_891a
Inventario storico di categoria: 1400/891a
Nuovo inventario di categoria: 11557
Stampa corrispondente: S-CL2418_19599
IVS2: CL54728_14452
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: [Camino egizio con montanti decorati con grandi figure sedute]
Serie: Diverse maniere d'adornare i cammini...
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1769 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 251 x 397; spess. 1,2-1,5

Iscrizioni

Iscrizioni: Sul camino, in alto a sinistra: 891.a.
In basso a destra: Cavalier Piranesi inv. ed inc.
In basso a sinistra: 28

Osservazioni:

Osservazioni: La sintassi compositiva di questa tavola esprime quel gusto per il capriccio, quella propensione alla libertà espressiva rivendicata con forza nel Ragionamento, che si traduce graficamente nella concatenazione di singoli elementi ornamentali desunti dall'antico ma reinterpretati in modo da formare un tema del tutto nuovo.
Domina l'immagine, organizzata secondo la solita disposizione rigorosamente simmetrica degli elementi, il possente camino la cui forma tradizionale è arricchita dai profili di due telamoni seduti e addossati ai lati esterni degli stipiti, con funzione di sorreggere l'architrave. A questi si contrappongono sulla parte interna della camera da fuoco due serpenti eretti, motivo che rimanda all'iconografia dell'uraios spesso ricorrente nelle composizioni egittizzanti (cfr. catt. 119 e 129, oppure la tavola 17 della raccolta Vasi, Candelabri, Cippi, raffigurante un vaso marmoreo ritrovato nel 1702 a Villa Adriana), mentre sull'architrave una teoria di teste di sciacallo scandisce il fregio ornato al centro con l'effige del dio Api tra due profili virili.
Completano la decorazione parietale, alle estremità laterali della lastra, una serie di elementi affastellati su tre registri che testimoniano l'attitudine piranesiana alla sperimentazione di soluzioni stilistiche e compositive sempre nuove.
L'apparato iconografico della tavola trae ispirazione dalle illustrazioni presenti nei più importanti testi di antiquaria settecentesca (per un elenco completo cfr. cat. 88), reinterpretate di volta in volta più o meno liberamente dall'autore. Le immagini dei due telamoni seduti, a esempio, sono la combinazione di due fonti diverse. L'idea complessiva, come dimostra la figurazione incisa sui fianchi dei sedili (replicata anche nelle tavole catt. 115, 128), è ripresa dai colossi di Mnemone a Tebe che furono riprodotti da Frederik Norden nel volume Tra- vels in Egypt and Nubia (1757, II, tavv. CX e CXI) mentre le loro teste derivano da un particolare pubblicato dal Conte di Caylus nel Recueil d'Antiquités (1752, I, tav. XV,
IV). Altro elemento interessante per l'interpretazione delle modalità creative di Piranesi è l'immagine del braciere sorretto da rondini con testa di donna sormontate da serpenti, la cui composizione si ispira per la parte inferiore a un bronzetto pubblicato nel III tomo del Recueil (1759, III, tav. XI,I). Dall'opera di Caylus derivano anche le figure delle scimmie contrapposte (1752, I, tav. XVI, n. II), le maschere leonine della dea Sekmet raffigurate ai lati inferiori della tavola (1762, V, tav. VI, n. IV) e la testa femminile effigiata al centro della mensola (1762, V, tav. XVII, n. IV).Dal punto di vista tecnico-stilistico, l'incisione del rame è finemente condotta ad acquaforte. Diversi gradi di morsure in acido modellano la profondità dei segni, traducendosi in stampa in un morbido chiaroscuro che definisce la plasticità delle architetture e delle figurazioni. L'elaborato ad acquaforte è poi completato con limitati ritocchi a bulino, al fine di accentuare il tono delle ombreggiature (si osservi a esempio la parte inferiore della sfinge più interna sul lato destro della lastra), oppure di ridefinire il segno di quei tracciati corrosi eccessivamente dall'acido (vedi in particolare il fitto tessuto segnico all'interno del camino). In corrispondenza del numero di tavola si rileva una leggera abrasione da modifica, che indica un ripensamento dell'autore non documentato dagli esemplari a stampa consultati. Nelle prime edizioni BAV, R.G. Arte Archeologia e GNAM la stampa non era stata ancora numerata, mentre nell'edizione conservata presso l'Accademia di San Luca la stampa presenta già il numero 28 (dove tuttavia l'8 è scritto a penna su abrasione della carta).

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 290, n. 891a, tav. 28  
  • Focillon, 1967, p. 355, n. 888
  • Wilton-Ely, 1994, p. 944, n. 871
  • Ficacci, 2000, 544, n. 683.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ciro Salinitro
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