Van Westerhout Arnold

Anversa, 1651 - Roma, 1725

Macchina costruita per l'estrazione della colonna di Antonino Pio

Inventario

Numero inventario: M-1400_444
Inventario storico di categoria: 1400/444
Nuovo inventario di categoria: 11047
Stampa corrispondente: S-CL2407_19111, S-FC101106
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Van Westerhout Arnold (1651/ 1725)
Disegnatore: Fontana Francesco (1668/ 1708)
Inventore: Fontana Francesco (1668/ 1708)

Soggetto

Titolo proprio: Macchina costruita per l'estrazione della colonna di Antonino Pio
Serie: Campus Martius Antiquae Urbis
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1705 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 477 x 700; spess. 2,6-3,1

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: 444; a destra: Tab. XXXI.
In basso a destra, nel cartiglio: Scenographia Machinae / qua / Clemente XI. Pont. Max. / An. D. MDCCV / Columna cum Stylobata Apotheoseos / Imp. T. Aelij Antonini Pij Augusti / eruta est e ruderibus / Campi Martii.; sotto a destra: Aeques Fran.cus Fontana inven. et delin.; a sinistra: Arnoldus Van Westerhout. Antuerp.s Ferd. Mag. Princ. Etruriae sculptor sculpsit.
In basso a sinistra, nel cartiglio: A. Machina amplissimis tignis costans. / super tigillis in antiquo Campi Martij / solo coagmentatis et extensis erecta; / nec non asseribus, clavis, subscudibus, / securiclis et fibulationibus compacta.

Osservazioni:

Osservazioni: Le tavole rappresentano la macchina progettata da Francesco Fontana nel 1705 su incarico del pontefice Clemente XI, per l'estrazione della colonna dell'apoteosi di Antonino Pio dissotterrata in Campo Marzio. Il pontefice era interessato a innalzare di nuovo il monumento scoperto due anni prima, quando alcuni edifici nella zona di Montecitorio vennero rasi al suolo (cfr. catt. 132-133).
Per illustrare la macchina Piranesi impiega due matrici incise da Arnold van Westerhout (Anversa 1651 - Roma 1725) su disegno di Francesco Fontana. Dalla metà degli anni Cinquanta Piranesi aveva iniziato a incrementare la raccolta dei suoi rami attraverso scambi, acquisti o prelievi da depositi di matrici di altri incisori, come evidenziato nelle Antichità Romane per le quali (Tomo III) l'incisore aveva riutilizzato cinque lastre incise da Girolamo Rossi per Francesco Bianchini (cfr. Scaloni in Mariani, 2014, catt. 163-168), che entrano a far parte di fatto del catalogo dell'opera incisa piranesiana (Mariani, 2014, pp. 32-33, note 72-74).
In questo caso, come anche nel caso delle matrici reimpiegate da Bianchini, il tema iconografico della macchina era inerente all'argomento trattato da Piranesi nel suo volume sul Campo Marzio, anche perché le medesime questioni sulla ricerca delle antichità interessavano vari eruditi più o meno contemporaneamente, ognuno dei quali affrontava criticamente il tema dal suo punto di vista, in collegamento con una corrente di politica culturale nella Roma dell'epoca. Prova ne sia il fatto che lo stesso Francesco Bianchini si era pronunciato sull'evento dell'innalzamento della colonna di Antonino Pio in un suo testo Considerazioni teoriche e pratiche intorno al trasporto della Colonna d'Antonino Pio collocata in Monte Citorio, Roma, 1704; come anche G.M. Crescimbeni, Racconto di tutta l'operazione per l'elevazione e abbassamento della Colonna Antonina, Roma, 1705 (Vogel, 1973, p. 98, n. 5).
Del resto il papa per assicurarsi pubblicità e divulgare l'operazione in corso pagò 3000 scudi a Francesco Fontana per realizzare una stampa che raffigurasse la macchina costruita all'uopo (ibidem, p. 98, n. 8). Si tratta sicuramente della stampa tratta dalle due matrici in esame.
Il rame impiegato per incidere le due lastre è estremamente pesante, poiché di elevato spessore, ben al di sopra della media dei rami utilizzati da Piranesi. La committenza papale diretta e il compenso adeguato all'impresa giustificano l'abbondanza di materiale. La tecnica incisoria di van Westerhout si differenzia da quella piranesiana per una maggiore aderenza alla tradizione classica dell'intaglio. Questo bene si evidenzia nei ritocchi a bulino diffusi nella parte bassa della figurazione, necessitando il primo piano una maggiore definizione chiaroscurale: i ritocchi sono delineati sulle matrici con linee rigorosamente parallele tra loro, i cui tracciati si sovrappongono intrecciandosi, e il cui segno si assottiglia verso la fine del taglio, quando lo strumento si stacca dal rame. La qualità del ritocco piranesiano, proprio nelle vedute, conosce invece un disordine pittorescamente organizzato corrispondente alla sua spregiudicata libertà espressiva (cfr. Scaloni in Mariani, 2014, p. 54).
Sulle matrici si nota con chiarezza l'abrasione corrispondente a tutta l'area occupata dai cartigli, sia quello in basso a destra con il titolo della stampa, sia quello che corre sotto con la didascalia. Nella sua prima edizione la stampa recava infatti altre scritte (cfr. Bodart, 1976, p. 111, n. 281), sostituite da Piranesi per meglio adattarle al nuovo contesto.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, nn. 444-445, tav. 31, p. 267  
  • Focillon, 1967, n. XXXI, p. 314
  • Wilton-Ely, 1994, n. XXXI, p. 647.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Scaloni
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