Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Ichnographia viciniae reliquiarum Theatri Pompejani

Inventario

Numero inventario: M-1400_434a
Inventario storico di categoria: 1400/434A
Nuovo inventario di categoria: 11025
Stampa corrispondente: S-CL2407_19096, S-FC101091
IVS2: CL54181_13904
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Ichnographia viciniae reliquiarum Theatri Pompejani
Serie: Campus Martius Antiquae Urbis
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1762 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 244 x 374; spess. 1,6-1,8

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: Tab. XVI.; nel frammento in alto a sinistra: 434
Didascalia: 1. Ichnographia viciniae reliquiarum Theatri Pompejani. A Vestigium semicirculi inferioris Thea = / tri, quod in insequente schemate respondet asterisco. 1, et 2 Cornua ejusdem semicirculi. 1, et 3 / Excessus Nollii in delineatione ejusdem vestigii. II Fragmentum veteris Ichnographiae mar= / moreae Urbis. 1 Vestigium Theatri Pompejani. 2 Aedis Veneris Victricis. 3 Scenae. 4 Porticuum / post Scenam. 5 Porticus duplicis Cn. Octavii. III Aliud, in quo vestigium Porticus Octaviae, 1 Scho / lae Octaviae. 2 Rudera Porticus Metelli. * Sic. Caetera notantur in fragmento. IV Aliud, in / quo pars vestigij Scenae Theatri Marcelli. V Aliud, in quo pars vestigij Hecatonstyli. * Sic. IV, / in quo vestigia septorum Iuliorum eorumq. porticus. VII, in quo vestigium Sepulchri Cnei Domitii.
Sotto: T.X.T. 434; Piranesi F.
Sul verso della matrice: ordito meccanico, con fasce in prospettiva.

Osservazioni:

Osservazioni: Su questa tavola sono raffigurati alcuni frammenti della Forma Urbis attinenti all'area dell'indagine piranesiana. Per la localizzazione della zona occupata dal Teatro di Pompeo cfr. cat. 117.
La tavola si ricollega direttamente ad alcune incisioni già pubblicate dall'autore nelle Antichità Romane, dove venivano riprodotti i frammenti della Forma Urbis (si veda in particolare Scaloni in Mariani, 2014, catt. 3-8). Le lapidi incise qui rappresentate erano infatti state collocate in precedenza, tra le altre, attorno alla Pianta di Roma (ibidem, cat. 3). A ragione Hyde Minor a proposito di questa tavola evidenzia ancora una volta l'importanza per Piranesi del lavoro che aveva svolto da giovane con Nolli nella sistemazione dei frammenti della grande pianta marmorea di età severiana (Hyde Minor, 2015, pp. 102-109). Un richiamo visivo al cantiere del geometra comasco è qui di fatto rappresentato dal finto cartiglio in alto a destra, una porzione della Nuova Pianta di Roma (1748), espediente didascalico più volte proposto nelle Antichità a corredo delle immagini.
Sappiamo del resto, lo scrive Piranesi stesso nell'Indice delle Antichità, che mentre lavorava alla più importante impresa archeologica, stava per dare alla luce una grande icnografia di Roma (si deve intendere la grande pianta del Campo Marzio), tanto che in una medaglia raffigurata nella targa della dedica a Robert Adam della grande pianta del campo si legge la data 1757.
La modalità incisoria replica quella messa a punto nella grande opera del 1756: su un fondo di linee parallele orizzontali condotte col tiralinee sono virtualmente adagiati i frammenti il cui illusorio spessore è tecnicamente reso con l'infittimento delle linee a rappresentare l'ombra proiettata, modulando i chiaroscuri di questa con due distinte morsure.
Piranesi identifica erroneamente nel frammento FUR 23, qui rappresentato e didascalizzato al numero VI, i Saepta Iulia. Il fraintendimento si protrasse fino al 1934, quando l'archeologo Gatti identificò in quel frammento lapideo la pianta della Porticus Aemilia presso l'attuale via Marmorata, a sud dell'Aventino (cfr. Gatti, 1934 e Garacci in Mariani, 2014, cat. 253). Inoltre, Piranesi collocava gli avanzi dei Saepta Iulia sotto Santa Maria in Via Lata, e in parte sotto Palazzo Pamphili su via del Corso. Gatti rettificò l'indicazione ubicando i Saepta a ridosso del Pantheon, nel muro di mattoni a est del tempio (ibidem, cat. 252).
I pochi interventi a bulino sono concentrati essenzialmente sul cartiglio in alto. Sul ricciolo del cartiglio lo strumento rientra nei segni larghi scavati dall'acido, per approfondirli e definirli al tempo stesso; anche la linea tratteggiata di collegamento tra i punti cardinali indicati dalle lettere T ed M è incisa a bulino.
Sul grande frammento dei presunti Saepta Iulia sono visibili le linee di costruzione tracciate a secco sulla lastra per allineare i pilastri prima di procedere nell'incisione.
Una profonda abrasione è sotto la lettera T nel cartiglio, dovuta probabilmente alla correzione di un errore di scrittura.
Sul verso della matrice già Monferini (1967, p. 266, n. 447) evidenziava alcuni tracciati meccanici, delineati a puntasecca dopo l'incisione del recto.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, n. 1400/434, tav. 16, p. 267  
  • Focillon, 1967, n. 447, p. 314
  • Wilton-Ely, 1994, n. 578, p. 632
  • Ficacci, 2000, n. 500, p. 407.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Provenienza: Acquisto

Fonti e documenti di riferimento

Documentazione fotografica: Documentazione allegata
Immagine: 3031927

Compilazione

Compilatore: Giovanna Scaloni
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