Osservazioni:

Osservazioni: Edificato dal curatore delle strade Lucio Fabricio nel 62 a.C. e restaurato dai consoli Marco Lollio e Quinto Lepido nel 23 a.C in seguito a una piena del fiume (per le iscrizioni, vedere cat. 216), il ponte Fabrizio (LTUR, Pons Fabricius, IV, pp. 109-110), detto “dei Quattro Capi” per le due erme quadrifronti sui parapetti, collega l'isola Tiberina al Lungotevere dei Cenci, in prossimità del Ghetto, da cui la denominazione medioevale di pons Judaeorum. Sul lato opposto, invece, l'isola è collegata al rione Trastevere dal ponte Cestio (cat. 220).
La veduta di Piranesi è colta dal basso, guardando verso la terraferma (tra i palazzi si scorge il timpano curvilineo della chiesetta di san Gregorio della Divina Pietà, tutt'oggi esistente a pochi passi dalla moderna Sinagoga, dove fino al 1870 si tenevano le prediche obbligatorie per gli ebrei): da qui si può apprezzare la magnificenza e la tecnica costruttiva del ponte, sorretto dalle due arcate a sesto ribassato con luce di 24 metri e mezzo che poggiano su un grande pilone mediano, su cui si apre l'arco di 6 metri allo scopo di alleggerire la pressione dell'acqua durante le piene (per i dati costruttivi, vedere catt. 217, 218, 219). Questo punto di vista è particolarmente efficace per lo scopo illustrativo di Piranesi, che lo utilizza ripetutamente per analoghe vedute di ponti nelle Antichità Romane, nella piccola Veduta del Ponte Rotto nel I Tomo (cat. 34), come nella più impegnativa Veduta del Ponte Ferrato detto Cestio (cat. 220).
La grande matrice è lavorata ad acquaforte con sapienti morsure successive che modulano i vivaci trapassi chiaroscurali di una popolata tranche de vie romana sulle rive del fiume. Ritocchi a bulino interessano alcune piccole aree più scure in basso, e la cimasa del palazzo in alto; si notano minuti interventi a tecnica diretta intorno alle nuvole. Da rilevare alcuni leggeri graffi sul tracciato del cielo in alto a destra, non riscontrati negli esemplari a stampa della Biblioteca Corsiniana del 1761 e del 1784 e da ritenersi successivi al trasporto delle matrici in Francia.