De Cavalieri Giovanni Battista

Villa Lagarina, 1525 ca. - Roma, 1601

Extra Portam Capenam Via Appia ad secundu lapide...

Inventario

Numero inventario: S-FC94887
Collocazione: Gabinetto Disegni e Stampe, Fondo Corsini; volume 51H22

Autori

Incisore: De Cavalieri Giovanni Battista (1525 ca./ 1601)
Inventore: Dosio Giovanantonio (1533/ post 1609)
Ambito culturale: italiano

Soggetto

Identificazione: Sepolcro di Cecilia Metella a Roma
Titolo proprio: Extra Portam Capenam Via Appia ad secundu lapide... (da stampa)
Serie: VRBIS ROMAE AEDIFICIORVM . ILLVSTRIVMQVAE . SVPERSVNT ..
Fondo: Fondo Corsini

Cronologia

Datazione: 1569 (Sec. XVI)

Dati tecnici

Misure foglio: mm. 165 x 221
Materia e tecnica: bulino
Stato di conservazione: mediocre (macchie)

Iscrizioni

Iscrizioni: In basso, a destra: «Extra Portam Capenam, Via Appia, ad secondu lapide sepulchru fuit / Metelloru cuius meminit Cicero. id cernitur hodie, ubi dicutur ad Caput bovis / parum ultra Circum Caracallae.»
In basso, al centro: «50»
Sul verso: «Il retroscritto disegno e un edificio como si vede tu.o di marmore et dicano / essere la sepolura delli Metelli Hoggi volgarmente edetta Capo di Bove / et credo si dica p. capo di Bove, o vero teschio in tagliato indetto edificio / che si vede, si può condsiderare, essere stato un bello edificio p le ruine / che si veggono e posto in la Via Appia passato il tempio di .S. Sebastiano / che è una delle sette chiese et è vicino al Circo di Antonino Caracalla / dove la gioventu si essercitavano con li Cavalli et apresso si vede il / disegno del ditto Circo deCaracalla»

Editori/Stampatori

Editore: De Cavalieri Giovanni Battista (1525/ 1601)
Luogo e data di edizione: Roma (1569)
Luogo e data di stampa: Roma (1569)

Osservazioni:

Osservazioni: L’opera di Giovanni Battista Cavalieri, noto incisore ed editore nella Roma post-tridentina, rappresenta una fondamentale testimonianza per la conoscenza del collezionismo romano nel Cinquecento e in merito al rapporto tra gli artisti di quel periodo e l’antichità romana. Il successo del Cavalieri, profondamente radicato a Roma nonostante la provenienza trentina, si salda alla notevole schiera di prelati, aristocratici e politici che l’incisore frequentò e ai quali dedicò buona parte del repertorio grafico prodotto, sia di carattere sacro che profano. Tra questi si segnalano il Granduca Cosimo de’Medici, l’imperatore Massimiliano II e il cardinale Alessandro Farnese. Dalla frequentazione con gli eruditi ecclesiastici romani l’artista si approccia allo studio dell’antico attraverso la pubblicazione Antiquarum statuarum urbis Romae liber primus (1561), concepita con l’intento di documentare la statuaria antica presente nelle maggiori collezioni presenti a Roma. Il successo dell’opera-testimoniato da molte e diversificate riedizioni-consacrò l’abilità del Cavalieri che si attestò come il primo artista a compiere sistematicamente tale meticolosa documentazione, anche grazie all’attività di copista di numerosi disegni poi tradotti in incisione.
 
 Nella serie Urbis Romae Aedificiroum illustrium que supersunt reliquiae (1569), dedicata a Cosimo de’ Medici, il Cavalieri utilizza i disegni dell’architetto fiorentino Giovanni Antonio Dosio-incentrati sui maggiori monumenti antichi di Roma-e realizzati, tra il 1560 e il 1565, attraverso la riproduzione dal vero o desunti dal libro di schizzi di Giuliano da Sangallo. Le raffinate didascalie in latino poste a illustrazione delle 50 tavole dei monumenti, rendono la raccolta principalmente destinata ad un pubblico colto, legato alla riscoperta antiquaria della città eterna. Attraverso risultati che per certi versi sembrano anticipare le atmosfere del vedutismo romano di Piranesi il Cavalieri traduce le invenzioni grafiche del Dosio riportando i principali monumenti di Roma con una resa accurata e con intento documentario. Alcune tavole della raccolta descrivono gli edifici-così come si presentavano nel Cinquecento-in uno stato di decadenza, inseriti in contesti urbani di chiara impostazione medievale e arricchiti dalla presenza di figure in azione. Le rappresentazioni dei monumenti più noti avvengono, invece, secondo un’impostazione (cara all’erudizione antiquaria del periodo) di rilievo architettonico e quindi tesa a descrivere il monumento nella sua compiutezza strutturale. Appartengono a quest’ultima categoria, tra le altre, le vedute che riprendono il Pantheon, il Tempio di Venere Genitrice, il Septizodium e le Terme di Caracalla. Fascino dell’antico, dunque, e intento documentario i maggiori caratteri di questa importante raccolta che-sulla scorta della serie Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta (1551) di Cock, offre-mediante la contrapposizione tra figure minute ed edifici monumentali-una suggestiva finestra sulla vita quotidiana della Roma del Cinquecento. In rapporto della varietà e diversità delle suggestioni grafiche presenti nelle incisioni alcuni studi (Acidini, 1976) ipotizzano che il Cavalieri possa aver tradotto i disegni del cosiddetto “anonimo francese” (forse identificabile con Étienne Dupérac) oltre a quelli di mano del Dosio.
Nell’ideale itinerario concepito dal Cavalieri trova particolare posto-a conclusione del percorso- il Mausoleo di Cecilia Metella, riprodotto in questa incisione. Il Mausoleo fu eretto come tomba della figlia di Quinto Cecilio Metello e moglie di Marco Licinio Crasso, figlio dell’omonimo triumviro. l rango della famiglia spiega sia la posizione dominante del monumento, edificato per essere visto anche da notevole distanza. La sepoltura risulta composta da un monumentale basamento quadrato in calcestruzzo (rivestito originariamente con blocchi di travertino ma spogliato nel Cinquecento), e da un corpo cilindrico il cui rivestimento è decorato con un fregio in marmo. Nell’XI secolo il sepolcro venne utilizzato come torrione di un castello di proprietà dei Conti di Tuscolo, ai quali subentrarono, nel 1299, i Caetani. La famiglia Caetani aggiunse nel 1302 una sopraelevazione caratterizzata da merlature ghibelline che coronò l’imponente fregio romano dotato di scudi gallici, festoni e bucrani (da questi il nome Capo di Bove). La tomba di Cecilia Metella fu quindi incorporata in un vero e proprio borgo fortificato denominato “Castrum Caetani”, dotato del Palatium tutt’ora esistente. Tra il XIV e il XV secolo la fortezza fu acquisita da diverse famiglie aristocratiche (Savelli, Colonna, Orsini) prima di divenire proprietà del Senato Romano. L’ingresso originario fu murato da Luigi Canina intorno al 1850-1853 per collocare sul tamponamento diversi frammenti marmorei rinvenuti nelle vicinanze.

Bibliografia

  • Ashby T., Antiquae Statue Urbis Romae, in "Papers of the British School at Rome", vol.IX, 1920
  • Cavazzi L., Margiotta A., Tozzi S., L'incisione a Roma nel Cinquecento nella Raccolta del Gabinetto Comunale delle stampe, Roma, 1998
  • Dosio G.A, Cavalieri G.B., Le antichità di Roma...,Urbis Romae Aedificiroum illustrium que supersunt reliquiae..., ristampa con introduzione di F.Borsi, Roma, 1970
  • Gori Sassoli M., Roma veduta. Disegni e stampe panoramiche della città dal XV al XIX secolo. Catalogo della mostra, Roma 2000-2001
  • Grelle A., Vestigi delle antichità di Roma...et altri luohi. Momenti dell'elaborazione di un'immagine. Catalogo della mostra, Roma 1987
  • Le Blanc Ch., Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris, 1854, p.615
  • Misiti M.C, Giovanni Battista Cavalieri, in "Dizionario dei tipografi e degli editori italiani. Il Cinquecento", Milano, 1997, vol.I, pp.278-279
  • Petrucci C.A., Catalogo generale delle stampe possedute dalla Calcografia nazionale, Roma, 1953
  • Pizzamano P., Adami R., Giovanni Battista Cavalieri: un incisore trentino nella Roma dei Papi del Cinquecento: Villa Lagarina 1525 - Roma, Nicolodi editore, Rovereto, 2001
  • Thieme U., Becker F., Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, v.9 1907-1950, p. 495

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Proprieta' dell'Accademia dei Lincei
Provenienza: deposito; Accademia dei Lincei; 1895

Fonti e documenti di riferimento

Immagine: 32193
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