Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Iscrizione, e Frammenti delle Camere sepolcrali  della Villa de Cinque

Inventario

Numero inventario: M-1400_98a
Inventario storico di categoria: 1400/98a
Nuovo inventario di categoria: 10556
Stampa corrispondente: S-CL2394_18685
IVS2: CL16207
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Iscrizione, e Frammenti delle Camere sepolcrali  della Villa de Cinque
Serie: Le antichità romane
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1751-1756 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 380 x 515, spess. 1,2-1,8

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: XLIX / 98; in alto a destra: Tom. II.
In basso: Iscrizione, e Frammenti delle Camere sepolcrali della Villa de Cinque.

Osservazioni:

Osservazioni: Didascalia su matrice separata M-1400_98b.
In questa tavola Piranesi incide l'iscrizione e alcuni frammenti e oggetti rinvenuti all'interno del sepolcro scoperto fuori porta Salaria nell'anno 1751.
Nella composizione i reperti sono organizzati su due piani d'appoggio a gradoni paralleli, secondo un criterio di musealizzazione degli oggetti provenienti dagli scavi archeologici che si inserisce nel clima culturale della prima metà del Settecento, in cui le collezioni di antichità iniziano a essere pensate per l'esposizione pubblica (lo stesso criterio è  graficamente ricorrente nell'opera di Pier Leone Ghezzi, 1731, che partecipò attivamente al dibattito museografico sull'allestimento del Museo Capitolino del 1734, cfr. Fusconi 1994, p.160); ma tale modalità espositiva denota anche delle attinenze con gli apparati illustrativi dei cataloghi di vendita dei reperti d'arte antica, strumenti grafici indispensabili per il rigoglioso commercio degli stessi, in cui Roma occupava un ruolo centrale strategico.
La matrice è incisa all'acquaforte; per conferire ai reperti la loro consistenza volumetrica i segni corrosi dall'acido sono rinforzati attraverso rientri a bulino dove si dovevano accentuare le ombre proprie degli oggetti e le ombre proiettate da questi sui piani d'appoggio. In altre zone, l'ombra proiettata dalla lapide con iscrizione, dagli aghi d'avorio e dagli stili di metallo, dai frammenti murari della volta e della cornice circolare, è resa invece con l'altro procedimenti tecnico, ossia l'infittimento del tracciato orizzontale del tiralinee sui piani di fondo.
Alcune pennellate di vernice di riserva sono state distribuite sulle aree in luce degli oggetti per conferire loro la corretta dimensione spaziale.
Il marmo che rifiniva la bocca di un pozzo sfonda illusionisticamente la cornice, invadendo in parte la fascia della didascalia, dove profondi rientri a bulino nei segni verticali conferiscono alla  porzione di figurazione in ombra un intenso tono scuro.
Una leggera abrasione si può osservare sullo spigolo destro in alto (matrice) della tegola di cotto posta in verticale, che determina uno schiacciamento dei segni e una loro minore ricettività all'inchiostro, finalizzato a conseguire una piccola area più chiara in stampa (triangolo di luce).
Un altro intervento, anche questo di modesta entità, è da segnalare sul verso della matrice, in corrispondenza del collo della figura femminile nel riquadro angolare della volta ornata di stucchi: in quel punto la matrice è stata ribattuta da dietro con un punzone per rialzare il rame sul recto e evitare la concentrazione d'inchiostro sul collo e sul petto della figura, il cui bianco in stampa doveva risaltarne il volume.
Entrambi gli interventi, eseguiti per modificare l'equilibrio dei rapporti chiaroscurali nell'immagine, dimostrano la meticolosa attenzione che nella bottega di Piranesi, alla quale si conferma l'attribuzione della tavola (già Monferini 1967, p. 300), era riservata a particolari minimi, eppure considerati influenti per l'armonia percettiva della composizione.  
Si deve notare, infine, la cancellatura, attraverso fitte tacche di bulino, di due lettere relative alla legenda, apposte in principio in modo errato dall'incisore, rispettivamente sotto il coperchio del pozzo (O) e  sopra la tegola in verticale (N), dove erano state riportate in precedenza le lettere N e M. Le tacche di bulino sovrapposte alle lettere errate determinano in stampa la presenza di macchie scure.
Nell'esemplare Cicognara presso la Biblioteca Vaticana e nell'esemplare dell'Accademia di Bologna le lettere sono cancellate con segni a bulino il cui intreccio “a griglia” lascia intravedere ancora bene la lettera sottostante; inoltre non è ancora riportata la lettera N sulla tegola di cotto in verticale. Nell'esemplare vaticano Barberini compare la N sulla tegola in verticale. La stampa Corsini ha le rettifiche come presenti sulla matrice dove, oltre alla N incisa sulla tegola, il tratteggio a bulino si infittisce, occultando completamente le lettere sotto delineate. Questi passaggi consentono di identificare la successione degli stati delle stampe come sotto riportato (si veda campo ).

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, n. 98, tav. 49, p. 246  
  • Focillon, 1967, n. 271, p. 306
  • Wilton-Ely, 1994, n.406, p. 458
  • Ficacci, 2000, n. 263, p. 246.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Scaloni
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