Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Iscrizione de' Soldati Pretoriani ritrovate nella Villa de Cinque

Inventario

Numero inventario: M-1400_99
Inventario storico di categoria: 1400/99
Nuovo inventario di categoria: 10558
Stampa corrispondente: S-CL2394_18686
IVS2: CL16208
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Iscrizione de' Soldati Pretoriani ritrovate nella Villa de Cinque
Serie: Le antichità romane
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1751-1756 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 400 x 489, spess. 1,2-1,8

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: L / 99; in alto a destra: Tom. II.
In basso: ISCRIZIONI de' SOLDATI PRETORIANI, ritrovate nella Villa de' Cinque, ec. parte delle quali sono state trasportate nel Museo di Campidoglio, ed incassate nel muro del Cortile, segata però la parte di sotto la / quale stava piantata nel terreno. Si è trovato ancora quantità di Ferramenti d'ogni genere per uso delle Fabbriche, come Chiodi, Spranghe, Chivistelli, Arpioni, ed altri si fatti strumenti, parte di ferro, e parte / di metallo, similissimi in tutto a nostri di oggidì; tra quali il segnato A , e la Stadera di metallo B, ho voluto qui delineare
Sotto a sinistra:  Piranesi Archit. dis. ed inc.

Osservazioni:

Osservazioni: Sono illustrate in queste tavole (catt. 129-133) alcune lapidi di soldati pretoriani con iscrizioni che furono ritrovate piantate nel terreno antistante le camere sepolcrali della Villa de' Cinque.
L'organizzazione grafica delle composizioni, con i marmi parzialmente incassati o appoggiati all'intonaco del piano di fondo, echeggia i criteri espositivi dei moderni allestimenti museali, dal museo lapidario veronese di Scipione Maffei, alle lapidi del colombario dei liberti di Livia nel Museo del Campidoglio (cfr. cat. 128 e Battaglia 1996, pp. 65-66).
Le matrici sono incise prevalentemente all'acquaforte (le matrici catt. 130-131-132 esclusivamente a acquaforte), su un disegno tracciato a secco sulla lastra di cui sono ancora evidenti anche in stampa le linee di costruzione. Laddove presenti (in questa matrice e in quella cat. 133), gli interventi a  bulino sono finalizzati a definire il disegno di alcuni particolari – come in questa matrice sul ferramento (A) e sull'estremità superiore dell'asta della stadera (B) – ma soprattutto a intensificare le vibrazioni chiaroscurali dello spessore frammentato delle lapidi in basso, per enfatizzare agli occhi dell'osservatore moderno l'azione del tempo sulla memoria della storia. Altrove (catt. 130-131-132), le modulazioni tonali della parte inferiore delle lapidi sono il risultato anche di pennellate di vernice di riserva, applicate sulla vernice di preparazione tra il primo bagno acido e i successivi.
In tutte le tavole lo sfondo attorno alle lapidi è inciso col tiralinee; le linee orizzontali tracciate dallo strumento meccanico si infittiscono per rappresentare le ombre proiettate dai reperti sul piano: un espediente grafico a cui si ricorre spesso nell'opera piranesiana per conferire volume agli oggetti archeologici illustrati, esaltandone la terza dimensione, a rimarcare l'imprescindibile loro presenza nel contesto reale, come testimonianza dei tempi antichi e esempio per i secoli a venire.  
Da un punto di vista tecnico, ravvicinare di molto i segmenti tracciati col tiralinee può causare alcuni problemi, sia in fase di morsura che di stampa, i quali si evidenziano soprattutto con il proseguire delle tirature. Questo fenomeno si può osservare nel dettaglio in alcune parti in ombra delineate sulle matrici catt. 131, 132, 133, dove la porzione di lastra interessata restituisce in stampa delle disomogeneità, ossia macchie chiare sul tessuto parallelo dell'incisione, assenti o comunque meno evidenti sugli stati primo e secondo delle stampe consultate (Corsini; BAV, Cicognara e Barberini).
Si segnalano, infine, le abrasioni: sulla prima matrice (cat. 129), nel frammento in basso a destra sotto le attuali lettere CANO MIL CHO (con ribattitura a punzone sul verso, per riportare la superficie del rame a livello dopo l'intervento); e sulla matrice cat. 132, effettuata per rimuovere un accento posizionato sulla lettera A (IVLIVSDIZÀLAE) nella lapide centrale. L'accento è presente ancora nelle stampe della Biblioteca Vaticana (Cicognara e Barberini) e Corsini, mentre non compare più nell'edizione dell'Accademia di San Luca (ASL 1691), donata dall'autore nel 1761.
Questo particolare, come anche la presenza dell'indicazione del tomo in alto a sinistra a penna e inchiostro (BAV, Cicognara), consentono di stabile una cronologia degli stati come specificato nel campo di questa incisione.
L'elementare elaborazione di questo gruppo di matrici, in cui viene utilizzato un repertorio di trame segniche piuttosto convenzionale, consente di attribuire gli elaborati alla bottega di Piranesi (come già Monferini 1967, p. 300), piuttosto che alla mano dell'architetto che comunque le sottoscrive.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, n. 99, tav. 50, p. 246  
  • Focillon, 1967, n. 272, p. 306
  • Wilton-Ely, 1994, n. 407, p. 459
  • Ficacci, 2000, n. 264, p. 246.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Scaloni
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