Bartolozzi Francesco

Firenze, 1727 - Lisbona, 1815

Frontespizio. Raccolta di alcuni disegni del Barbieri da Cento detto il Guercino

Inventario

Numero inventario: M-1400_917
Inventario storico di categoria: 1400/917
Nuovo inventario di categoria: 11612
Stampa corrispondente: S-CL2419_19653
IVS2: CL54768_14492
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Bartolozzi Francesco (1727/ 1815)
Inventore: Guercino (1591/ 1666)

Soggetto

Titolo proprio: Frontespizio. Raccolta di alcuni disegni del Barbieri da Cento detto il Guercino
Serie: Raccolta di alcuni disegni del Barbieri da Cento detto il Guercino
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 490 x 358; spess. 1,8-2,3

Iscrizioni

Iscrizioni: in alto a sinistra: 917; 2
Nel cartiglio in alto: Ex collectione Bartholomaei Cavaceppi / Statuarii Romani.
Nel cartiglio in basso: RACCOLTA DI ALCUNI DISEGNI / DEL BARBERI DA CENTO DETTO IL GUERCINO /
Incisi in rame, e presentati al singolar merito del Sig. Tommaso / Jenkins Pittore, ed Accademico di S.Luca in atto di rispetto, e / d'amicizia dall'Architetto, e suo Coaccademico / Gio. Battista Piranesi. / Si vendono presso il medesimo Piranesi nel Palazzo del Sig.r Conte Tomati, a / Strada Felice vicino alla Trinità de' Monti.
In basso a sinistra nel cartiglio: Piranesi f.

Osservazioni:

Osservazioni: Il frontespizio inciso della serie tratta dai disegni di Guercino è per la natura stessa della raccolta costruito in modo molto diverso da quanto realizzato da Piranesi fino al 1764, data che compare sul frontespizio tipografico decorato da un'incisione di Giovanni Ottaviani da un disegno di Guercino, “Ex Collectione Josephi Paravagnae”, e stampato da Giovanni Generoso Salomoni. La raccolta rappresenta all'interno dell'opera piranesiana un'eccezione estremamente significativa perché definisce ulteriormente l'attività dell'artista negli anni Sessanta, più precisamente dopo il 1761, anno in cui si trasferisce a Palazzo Tomati e da avvio a quel periodo di grande attività che lo vede impegnato in diverse iniziative. La raccolta di stampe di traduzione dai disegni di Guercino in possesso di differenti collezionisti è dedicata a Thomas Jenkins, pittore inglese, ricco banchiere e mercante, con cui Piranesi aveva rapporti di lavoro. Risulta ancora difficile stabilire l'esatto numero di stampe della prima edizione (vedi saggio introduttivo) anche perché si continuò ad aggiungere altre tavole fino alla pubblicazione parigina di Francesco con le incisioni di Adam Bartch.
Un importante contributo per definire il numero delle tavole della prima edizione è costituito dalla presenza di una nota manoscritta sull'esemplare del Catalogo inciso delle opere conservato nella Biblioteca Palatina di Parma (Lui 1998, p. 122) in cui si legge: “Un tomo di figure in 16 tavole. Dissegni del Guercino intagliate da Bartolozzi al pz°. di 24 paoli”. Il nucleo principale è costituito dalle dodici stampe di Francesco Bartolozzi a cui se ne aggiunge una tredicesima tratta invece da un dipinto di Sebastiano Ricci, ma che è sempre presente nelle edizioni consultate (Jatta 1995, p. 100); a queste si aggiungono le stampe di Giovanni Ottaviani, di Giacomo Nevay e dello stesso Piranesi a cui è attribuito il frontespizio e altre tre matrici (catt. 74-76).
Dopo la prima pubblicazione nel 1764 furono edite altre versioni della serie che presenta un numero variante di tavole, perlopiù corrispondente alle indicazioni del catalogo delle opere di Piranesi redatto dal figlio Francesco nel 1792.
Le stampe della prima edizione subiscono lo stile di Francesco Bartolozzi che è stato uno dei massimi interpreti di quel gusto per i disegni noto come imitation drawings, mettendo a punto il riuscito abbinamento della tecnica acquafortistica con quella del bulino, in particolare le sue opere si distinguono anche per un uso sapiente del puntinato. Lo stesso Piranesi, pubblicando la raccolta, usa lo stesso tipo di tecnica e stampa il frontespizio con un inchiostro color seppia per meglio rendere gli effetti della “macchia” guercinesca. Il fenomeno legato alla stampa di traduzione che aveva la duplice valenza di diffondere la conoscenza delle opere e di creare contemporaneamente anche il loro mercato, come dimostrano le scritte con l'indicazione della collezione, costituisce uno degli aspetti senz'altro più interessanti di questa operazione editoriale. La suite infatti testimonia il gusto, ma anche l'attività mercantile intrapresa da Giambattista in quegli anni, e infatti pubblica nella serie i disegni di Guercino in suo possesso più uno di Pier Leone Ghezzi (cat. 76). La composizione del frontespizio è articolata su due registri collegati tra loro da un cordone con nappe, che corre tutto intorno al disegno del vecchio che dorme e al foglio di dedica a Jenkis nella parte sottostante. Il fatto poi che il disegno era appartenuto a Bartolomeo Cavaceppi, scultore, collezionista e soprattutto uno dei più importanti restauratori di marmi antichi con cui Piranesi lavorava per il restauro e il commercio dei suoi reperti archeologici, è un'ulteriore notizia che sta a indicare il complesso fenomeno del commercio di opere in quel periodo a Roma.
Nella ricca cornice del frontespizio è messa in particolare risalto la tavolozza del pittore in cui si legge la scritta “col sporcar si trova”, in riferimento a Guercino, e che ha dato adito a diverse interpretazioni, ma che ha un evidente riscontro nel modo di lavorare dello stesso Piranesi che nel corso della sua vita è stato incisore, architetto, archeologo, collezionista, decoratore, ideatore di straordinari pastiche realizzati con i reperti che trovava durante le campagne di scavo a cui aveva partecipato.
Sotto alla tavolozza sono accatastati alcuni fogli su cui sono riprodotti modelli per imparare a disegnare gli occhi e la bocca, altro riferimento a Guercino che aveva realizzato 22 disegni di anatomia per insegnare il disegno, seguendo le orme dei Carracci, e che poi furono affidati da padre Antonio Mirandola, protettore di Guercino, a Oliviero Gatti che li tradusse in incisione nell'album pubblicato nel 1619 Primi elementi per introdurre i giovani al disegno i cui rami furono acquistati da Giovanni Giacomo De Rossi nel 1677, e ora sono conservati nella Calcoteca dell'Istituto (1160/1-22). In basso la testa recisa del Battista sembra alludere al nome dell'incisore e come rileva Bettagno (1978), la scritta, la testa decapitata e il disegno che rappresenta un vecchio stanco con la testa reclinata, sono un riferimento a un momento carico di tensione per l'artista, che in quegli anni di aspre polemiche andava ripensando la sua posizione teoricoideologica a cui si aggiungevano i numerosi contrasti famigliari. Non è un caso che da questa immagine carica di simbologie abbia preso spunto Goya per il frontespizio della serie dei Caprichos: El sueño de la razòn produce monstruos, ma più che nella stampa è nel disegno preparatorio, conservato al Prado, che si possono leggere precisi riferimenti al frontespizio di Piranesi.
La matrice è incisa interamente ad acquaforte con pochi interventi a bulino, sotto alla cornice del disegno, a sinistra, si nota una cancellatura, la posizione e la forma anche qui come nella cat. 76 farebbero pensare a una precedente indicazione autoriale. In alcune parti del disegno inciso l'acido ha bruciato i segni, in particolare in alto a destra, a sinistra sulla stampa, la bruciatura è più evidente e sulla stampa lascia un alone più chiaro.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 293, n. 917, tav. 2  
  • Focillon, 1967, p. 36, n. 983
  • Wilton-Ely, 1994, p. 1109, n. 1015
  • Ficacci, 2000, 488, n. 604.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ginevra Mariani
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