Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

[Camino egizio con tre figure femminili ignude alla base di ogni montante]

Inventario

Numero inventario: M-1400_895a
Inventario storico di categoria: 1400/895a
Nuovo inventario di categoria: 11565
Stampa corrispondente: S-CL2418_19607
IVS2: CL54736_14460
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: [Camino egizio con tre figure femminili ignude alla base di ogni montante]
Serie: Diverse maniere d'adornare i cammini...
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1769 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 254 x 392; spess. 1,2-2,0

Iscrizioni

Iscrizioni: Sulla cornice del camino, a sinistra: 895.a
In basso a destra: Cavalier Piranesi inv. e inc.
In basso a sinistra: 36
Sul verso della matrice: numero 8 inciso a puntasecca

Osservazioni:

Osservazioni: La soluzione decorativa di questa composizione in stile egizio rimanda allo schema della tavola 24 (cat. 107): identica la proposta del camino incassato alla parete e la decorazione del fondale con un piatto cielo stellato (ornamento tipico dei soffitti degli edifici egizi, come ricorda lo stesso Pianesi nel Ragionamento, p. 2); simile anche il rigore simmetrico nella disposizione degli elementi e lo sviluppo orizzontale dell'immagine suggerito dal possente architrave che taglia l'intera lastra. Rispetto alla tavola 24, tuttavia, il complessivo senso di gravità delle architetture viene qui alleggerito dallo slancio conferito all'immagine dalla piramide a gradoni in secondo piano. Completa la figurazione una sovrabbondanza di ornamenti e oggetti poggiati sugli sbalzi delle superfici architettoniche, che genera una sorta di effetto horror vacui simile alle tavole per il Parere su l'Architettura (cfr. Salinitro in Mariani 2017, catt. 84-88). Questo evidente contrasto con il pensiero dell'epoca sull'architettura egizia, da molti ritenuta di “maniere ardite e grette” (Ragionamento, 3), spinse lo stesso Piranesi a motivare le sue scelte stilistiche con le seguenti parole: “Ne vuol certamente ascriversi a difetto, che sì fatti ornamenti […] abbia io trasferito alle pareti; poiché vedendo io gli stessi stessissimi ornamenti dalle basi per esempio, trasferiti alle urne, alle statue, opere fra loro disparate, ho ben potuto ragionevolmente supporre, che questi dovessero essere comuni alle pareti, ove tanto meglio possono disporsi” (Ragionamento, p. 2).
La principale fonte iconografica per le opere egizie che compaiono sulla tavola è ancora una volta il Recueil d'antiquités égyptiennes, étrusques, grecques, romaines et gauleoises pubblicato dal Conte di Caylus in sette volumi tra il 1752 e il 1767. Le citazioni dal testo dell'erudito francese sono state scrupolosamente analizzate da Battaglia, secondo cui la tavola “offre un'ottima esemplificazione delle varie procedure di prelievo dal Recueil e dimostrazione di come esse possano convivere all'interno di una stessa invenzione decorativa” (1994, 215). Tra le rielaborazioni dei prototipi originali spicca la bizzarra cornice con serti vegetali effigiata sopra al camino, contenente all'interno tre figurazioni autonome desunte dal IV volume di quest'opera enciclopedica. In particolare, il motivo tricefalo al centro della cornice deriva dall'immagine pubblicata a chiusura dell'Explica- tion (1761, IV, p. XX) ed è tratto da un cammeo in agata e onice di fattura romana, ragion per cui le acconciature e la barba delle tre figure vengono qui modificate in modo da uniformarle all'ambientazione egizia; i due serpenti separati da un'erma sono invece una variante del soggetto inciso su un diaspro con al centro l'immagine di Arpocrate (1761, IV, tav. XIV, n. V), mentre la figura di re persiano che regge i due leoni alati, usata sotto forma di candelabro anche nella tavola 18 (cat. 101), è copiata fedelmente dall'immagine di un'agata inserita nella pagina conclusiva della discussione sull'arte egizia (1761, IV, p. 71).
Dal Recueil derivano anche i tre nudi femminili che ornano l'alto piedistallo posto alla base delle due grandi sculture inginocchiate, incise ai lati del camino (1762, V, tav. XXII, n. IV). La figurazione presente sull'amuleto illustrato da Caylus viene però leggermente cambiata sostituendo lo strano copricapo delle tre donne, la cui fisionomia poco egizia era stata indicata anche dall'erudito francese, con una pettinatura più consona allo stile dell'antica civiltà faraonica. Sempre dal Recueil, infine, sono ripresi i due profili di busti coronati di piume (1761, IV, tav. XI, n. IV), evidenti ai margini laterali della lastra, e la figura con il dorso inarcato, replicata da una piccola statua in alabastro la cui origine era dichiaratamente ignota allo stesso Caylus (1761, IV, tav. XVII, n. III). Da questa scultura, riprodotta per la sua foggia singolare in tre inquadrature nel Recueil (frontale, tergo, profilo), Piranesi crea sopra l'architrave del camino un motivo ornamentale del tutto nuovo, dove l'immagine viene duplicata per “inserirvi al centro una statuetta il cui atteggiamento fortemente irrigidito crea un prepotente e suggestivo contrasto con le linee sinuose delle due figure laterali” (Battaglia 1994, p. 215).
Da notarsi inoltre, ai fini di un parallelismo con le tavole etrusco romane, la soluzione decorativa del festone appeso all'architrave, sopra il quale si staglia al centro del camino un ulteriore motivo ornamentale tricefalo costituito da una testa maschile abbinata a due teste animali. L'idea compositiva ricorda quella della successiva tavola 37, dove – come in questo caso – le due teste che affiancano l'elemento centrale sono ripetute, sulla stessa linea dell'architrave, alle due estremità superiori dei montanti e connesse tra loro tramite il festone (cfr. Battaglia 1994, p. 249).
Dal punto di vista tecnico-linguistico la figurazione è incisa all'acquaforte, con interventi a bulino ravvisabili soprattutto in corrispondenza del fondo nero all'interno del camino. L'analisi diagnostica della matrice non ha evidenziato significative particolarità, se non per la presenza di taluni segni a puntasecca relativi al trasporto del disegno sulla lastra che non combaciano con l'inciso finale all'acquaforte (vedi in prossimità delle linee che incorniciano le tre figurazioni al centro della tavola o sotto i drappi che pendono ai lati delle figure inginocchiate). Tali tracciati, tuttavia, sono verosimilmente da ascrivere a errori di trasposizione del disegno sulla matrice, piuttosto che a un ripensamento dell'incisore.
Sul verso del rame si segnala il numero 8 inciso a puntasecca.
Nelle prime edizioni conservate al Vaticano (BAV, R.G. Arte Archeologia) e alla biblioteca della Galleria Nazionale di Arte Moderna (GNAM) la tavola non risulta ancora numerata.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 291, n. 895a, tav. 36  
  • Focillon, 1967, p. 356, n. 896
  • Wilton-Ely, 1994, p. 945, n. 872
  • Ficacci, 2000, 545, n. 685.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ciro Salinitro
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