Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

[Vignetta in coda a “Ragionamento apologetico”] Ruine della Villa d'Orazio

Inventario

Numero inventario: M-1400_874_bis
Inventario storico di categoria: 1400/874 bis
Nuovo inventario di categoria: 11525
Stampa corrispondente: S-CL2418_19567
IVS2: CL2418_19567
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: [Vignetta in coda a “Ragionamento apologetico”] Ruine della Villa d'Orazio
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 162 x 219; spess. 1,6-1,8

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto: Una fonte secca, e pochi muri infranti hanno prodotto tre grossi tomi. Che ne dici o mio Baretti? Dov'è la frusta?
Sul tomo in primo piano, al centro: RUINE DELLA VILLA D'ORAZIO; dall'alto: Capo confuso / Con Licenza / a Fiume / Luogo dove / non s'inten= / dono gli / Autori / Passi corrotti / Accademia / de' Fanatici / Per ben disegnare queste ruine era necessaria/ l'assistenza del celebre antiquario Chaupy; nel cartiglio: Ci intendiamo
Sul tomo in secondo piano, in alto: Non merita risposta / Cap Marten Chaupy; sul margine sinistro: Errata Pag. XX
Sul tomo ancora sotto, sul margine sinistro: L'autore era gravido compatitelo / Il terzo Tomo tratta degli odori; sul margine in basso: a Ninfa aspetto voi col vostro cavallo antiquario C.C.
In basso: Vi avverto a prender consiglio prima di stampare.

Osservazioni:

Osservazioni: Le Diverse Maniere d'Adornare i Cammini sono introdotte dal Ragionamento Apologetico in Difesa dell'Architettura Egizia e Toscana, saggio in cui l'autore affronta la questione dell'uso degli ornamenti nelle arti applicate per rivendicare la sua “maniera moderna”, frutto di una combinazione assolutamente libera dei diversi stili storici. Il testo tipografico, stampato su trentacinque pagine scritte in tre lingue (italiano, francese e inglese), è inframezzato da sei illustrazioni a carattere prettamente decorativo e didascalico, di cui si analizzano di seguito le due vignette poste in capo e in coda al Ragionamento (catt. 77, 78; per le altre si rimanda alle schede catt. 81 e 82).
La maggior parte delle matrici incise a corredo dei testi che accompagnano le opere piranesiane, e in particolare quelle edite in proprio, è andata smarrita già prima delle edizioni ottocentesche pubblicate a Parigi (sugli ornati editoriali cfr. Ficacci 2000, pp. 762-773). Ciò motiva l'importanza di queste due piccole incisioni, caratterizzate da un registro linguistico sintetico ma comunque personalissimo e incentrato sulla tipica ricerca di effetti scenografici come il trompe l'oeil o il marcato trattamento chiaroscurale.
La prima vignetta (cat. 77), pubblicata nella pagina iniziale del Ragionamento, mostra un capitello con volute, ovoli e palmette verticali, identificato come di tipo “Etrusco” dal suo rinvenimento “fra le ruine dell'antica Tarquinia”. Si tratta invero di una variante del capitello ionico, la cui foggia trova riscontri archeologici in esemplari scoperti a Tarquinia presso l'Ara della Regina (cfr. Cristofani 1983, p. 113), monumentale tempio etrusco risalente al IV secolo a.C. che testimonia gli influssi della cultura architettonica magno-greca nell'Italia centrale (cfr. Borsi 1985, p. 67).
Sebbene nel testo non vi sia alcun riferimento specifico al pezzo in esame è evidente che l'autore lo abbia scelto per dare forza alla sua tesi sull'autonomia dell'arte italica da quella greca, esposta a partire dai primi anni sessanta nelle “opere polemiche” (Del- la Magnificenza ed Architettura de' Romani, 1761; Osservazioni sopra la Lettre de Monsieur Mariette, 1764; Parere su l'Architettura, 1765). In particolare, criticando la congettura riferita da Vitruvio secondo cui il capitello ionico era ispirato alla capigliatura delle matrone, Piranesi individua l'origine del motivo a spirale in alcune forme organiche: “io non disputerò qui, se furono i Greci o altri, che i primi ritrovassero questo capitello […]; dirò bensì, che chiunque ne sia stato l'inventore, ne prese a mio credere l'idea […] da certe chiocciole, e specialmente da quelle descritteci dal Signor Gualtieri nella tavola 65, e notate con la lettera O” (p. 4; per un confronto iconografico cfr. N. Gualtieri, Index Testarum Conchyliorum quae adservantur in Museo Nicolai Gualtieri, 1742).
La seconda matrice in esame (cat. 78) è il finalino inserito a conclusione del Ragionamento. In questa vignetta satirica Piranesi si scaglia contro l'abate Bertrand Capmartin de Chaupy, autore del libro in tre volumi Découverte de la maison de campagne d'Horaze (1767-1769). A cavallo tra il quinto e il sesto decennio del secolo lo studioso francese intraprese una campagna di scavi presso la Villa di Orazio situata vicino Licenza, piccolo paese della Sabina a nord-est di Roma, i cui risultati furono dati alle stampe senza alcuna illustrazione del sito, secondo una prassi comune a molti eruditi dell'epoca. Questo tipo di approccio allo studio delle antichità era già stato criticato da Piranesi nelle Osservazioni, dove sul frontespizio (cfr. Salinitro in Mariani 2017, cat. 73) aveva evidenziato la differenza tra il metodo bibliografico degli eruditi e quello scientifico degli architetti tramite la contrapposizione figurata dei loro strumenti di lavoro (da un lato la penna, dall'altro compasso, righe, pennelli, ecc.). Ma il suo risentimento maggiore era di certo correlato alle critiche ricevute dallo stesso Chaupy, che lo aveva apostrofato come un “Graveur qui fait les principaux Livres d'antiquité dont il devrait fe borner à executer les planches” (1767, I, p. XLIII).
La risposta di Piranesi sta tutta in questa vignetta carica di molteplici letture, mentre sul testo non dedica nemmeno una parola all'avversario. L'immagine, delineata con un rapido tratteggio, presenta “tre grossi tomi” allineati in prospettiva, di cui il primo riporta sulla copertina una ricostruzione di fantasia della pianta del sito, con l'indicazione ironica “Per ben disegnare queste ruine era necessaria l'assistenza del celebre antiquario Chaupy”. La forma scatologica del rilievo topografico e l'invocazione della penna sferzante di Giuseppe Marco Antonio Baretti, autore della rivista critica La fru- sta letteraria uscita tra il 1763 e il 1765, chiariscono la complessiva opinione che il nostro doveva avere sull'opera di Chaupy, definito “Capo confuso” che “non merita risposta”.
Le modalità con cui sono risolte le trame segniche delle due incisioni rispecchiano il linguaggio semplificato che caratterizza anche gli ornati grafici dei precedenti scritti polemici (cfr. Salinitro in Mariani 2017, catt. 78-79). Il ricorso alla tecnica diretta si limita essenzialmente ad accentuare in stampa il tono di alcuni passaggi chiaroscurali, rientrando per lo più nei solchi incisi all'acquaforte senza aggiungere quasi nulla al tessuto segnico esistente. Tali interventi risultano più diffusi sulla matrice raffigurante il capitello etrusco, dove il bulino viene sfruttato per marcare taluni contorni degli elementi ornamentali (volute, palmette e ovuli) e le ombreggiature degli ovuli, mentre su quella relativa alle “Ruine della villa d'Orazio” sono evidenti quasi esclusivamente in corrispondenza delle ombre più nette della pianta.
Su quest'ultima lastra si rilevano le tracce di due interventi meccanici funzionali alla modifica delle iscrizioni, di cui uno – più ampio e localizzato sulla parte inferiore sinistra della lastra – sembrerebbe correlato alla volontà di cancellare la continuazione della scritta sarcastica rivolta all'editore: “Vi avverto a prender consiglio prima di stampare” (ipotesi che tuttavia risulta difficilmente verificabile poiché l'abrasione sul metallo non consente di leggere quanto vi fosse indicato).
Sul verso della matrice con il capitello etrusco, infine, si segnala la presenza di una grossa lettera I, incisa profondamente a bulino.

Bibliografia

  • Focillon, 1967, p. 354, n. 856
  • Wilton-Ely, 1994, p. 890, n. 817
  • Ficacci, 2000, p. 773, n. 1028.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ciro Salinitro
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