Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Veduta della Spelonca […] presso l'imbocco dell'Emissario

Inventario

Numero inventario: M-1400_496
Inventario storico di categoria: 1400/496
Nuovo inventario di categoria: 11119
Stampa corrispondente: S-CL2410_19179
IVS2: CL54501_14225
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Veduta della Spelonca […] presso l'imbocco dell'Emissario
Serie: Di due spelonche ornate dagli antichi
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1762 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 437 x 642; spess. 1,6-2,2

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a destra: Tav. II.
A sinistra: 496
In basso: Veduta della Spelonca, detta il Bergantino, presso l'imbocco dell'Emissario del Lago Albano, ornata dagli Antichi, ed accennata della Tavola I. de' / disegni dell'Emissario medesimo alla fig. I. Lett. D.
In basso a sinistra: Piranesi F.

Osservazioni:

Osservazioni: Vedi M-1400_495. La serie di tavole che illustra l'appendice inizia con la spelonca chiamata Bergantino, nota anche come Speco o Bagni di Diana, posta sulla riva occidentale del lago presso l'imbocco dell'emissario, alla quale l'autore dedica le prime due tavole che ne riproducono la planimetria e la veduta dell'interno.
Riguardo a tale ninfeo, il biografo di Piranesi Legrand riferisce un episodio alquanto curioso accaduto all'incisore durante la sua campagna di studio e di rilievo a Castel Gandolfo e dintorni. Egli era nella grotta in compagnia di un accompagnatore e intento a disegnare su di una scala. Il tempo era piovoso e il nostro artista aveva un abbigliamento un po' particolare, con un enorme cappello e una corta camiciola per la caccia. Un pescatore lo vide e sospettò che quell'uomo singolare che gesticolava, scriveva e parlava spesso da solo potesse essere uno stregone e diffuse la notizia agli altri abitanti del villaggio che, allarmati, accorsero per catturarlo e aggredirlo. A nulla valsero le parole di giustificazione dell'artista e l'episodio non ebbe gravi conseguenze soltanto perché un ufficiale del palazzo papale che era nel gruppo di aggressori lo riconobbe e quindi tutto si risolse nel migliore dei modi.
Piranesi non solo individuò nei ninfei immaginati e descritti da Omero e Virgilio alcune corrispondenze con le due spelonche albanensi, ma egli notò anche, spiega nel testo dell'appendice, che la grotta del Bergantino ha lo stesso aspetto di quella riprodotta in un'antica pittura di Palazzo Barberini nella quale è identificabile un ninfeo (cfr. Di Due Spelonche Ornate dagli Antichi alla Riva del Lago Albano, p. 2).
La spelonca, dove in antico si svolgevano banchetti e ricevimenti dell'imperatore Domiziano, affacciava sul lago con vista sul Monte Cavo. Attualmente essa si trova qualche metro sopra il livello dell'acqua ma tenendo conto che negli ultimi decenni questo si è notevolmente abbassato, in origine doveva essere alla stessa quota, ed è ubicata sotto l'odierna stazione ferroviaria di Castel Gandolfo.
La matrice su cui è incisa la prima tavola presenta la planimetria della grotta decorata che richiama quella del ninfeo di Tiberio a Sperlonga, sebbene di dimensioni minori, al quale si rifaceva anche il programma decorativo per la comune presenza di un gruppo di Polifemo e di uno di Scilla. Nell'immagine incisa sono accennati gli altri due antri naturali (lettere A, C) che sorgono ai lati della spelonca albanense la quale, essendo collocata nel mezzo, è protetta dall'umidità. Essa ha una pianta irregolare, dovuto al fatto che in origine era una cava di tufo le cui forme sono state poi rese parzialmente regolari, e perché altre piccole grotte vi si aprono all'interno, due verso il fondo (lettere E e F) e una a destra (lettera D). Anche la cupola che la copre non ha una forma geometrica regolare. Il terreno ha quote differenti e le pareti sono rivestite di muratura preceduta da un'intercapedine che protegge dall'umidità, distinguibile nell'incisione con un tono grigio chiaro. All'interno di tali pareti furono create delle nicchie che si ritiene ospitassero statue. Piranesi studiò anche le condotte idriche che erano utilizzate in tale luogo di delizie per creare dei giochi d'acqua, andando ad aggiungersi ai rivoli naturali che scorrevano nella grotta.
Un'idea più chiara di come fosse la struttura del ninfeo la fornisce la seconda tavola, con la rappresentazione prospettica dell'interno. Ed è così possibile visualizzare l'affascinante e insolito ambiente con la sua cupola irregolare, al centro del quale era in origine collocato il gruppo scultoreo di Scilla, e le alte volte rivestite con blocchetti di tufo, pomice e calcina. La grotta appare più maestosa che nella realtà, come si può notare confrontando l'incisione con la foto riportata nel catalogo della mostra del 1979 (von Hesberg in Speciale, 1979, p. 62, cat. 13), grazie alla dilatazione degli spazi cui ricorreva spesso l'artista nelle sue rappresentazioni prospettiche. Nella figurazione l'osservatore è all'esterno e guarda attraverso il grande varco di accesso, ampliato rispetto a quella che doveva essere l'apertura naturale della grotta, parzialmente invaso dalla vegetazione.
L'oscuro antro ha un'illuminazione che consente comunque di individuare i diversi elementi strutturali. Nell'incisione si vedono le pareti rivestite di blocchetti di tufo (opus reticulatum) intervallati da alcune file di mattoni, aderenti alla tipologia dell'epoca domizianea, mentre una muratura in laterizio sottolinea le membrature architettoniche: gli archi, i contorni delle nicchie, l'apertura dell'ingresso. Osservando sulla matrice l'interno del ninfeo si distingue, a destra, l'accesso alla piccola grotta con la sua copertura a volta (D) mentre in fondo si notano, preceduti da un grande arco, il vano con la semicupola dove sono presenti tre nicchie e le altre due grotte con la loro apertura ad arco.
Il ninfeo, come testimonia l'incisione, ha perduto, oltre alle statue che erano collocate nelle nicchie, l'intera decorazione plastica della quale non ci sono pervenuti che pochi frammenti scultorei tra cui i citati resti dei gruppi di Polifemo e di Scilla che si conservano nell'Antiquarium di villa Barberini (Liverani 1989, p. 71).
La matrice della tavola I (cat. 13) certamente eseguita da un collaboratore, presenta pochi interventi a bulino; le linee di costruzione risultano incise con una punta metallica mediante tecnica diretta, forse bulino ma più probabilmente puntasecca.
La matrice della tavola II (cat. 14) ha valori chiaroscurali molto pittorici ed una complessità formale ed espressiva dovute certamente ad una esecuzione diretta del maestro Piranesi. Il risultato è un livello qualitativo straordinario che nella serie delle Spelonche si riscontra, oltre che nel caso in esame, anche nella tavola VIII (catt. 20-21).
L'inciso di questa matrice presenta, come molte delle opere di questo periodo, in particolare quelle della serie della Descrizione e Disegno dell'Emissario e delle Antichità d'Albano, molti segni profondi eseguiti a bulino nelle zone più scure, soprattutto in primo piano e sul lato destro. Nella zona inferiore, tra il gruppo di uomini in primo piano e le due figure che sono immediatamente dietro, si nota la presenza di un'area piuttosto vasta dove, dopo la cancellazione tramite raschietto e brunitoio, è stato eseguito un tratteggio con incisione diretta tramite bulino.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 271, n. 496, tav. 2  
  • Focillon, 1967, p. 316, n. 494
  • Wilton-Ely, 1994, p. 683, n. 627
  • Ficacci, p. 442, 2000, n. 547.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Grumo
Condividi quest’opera

Altre opere in collezione


Nella Banca Dati dell’Istituto sono confluiti dati e informazioni della catalogazione informatizzata effettuata su tutto il patrimonio, a partire da una massiva schedatura realizzata agli albori dell’era tecnologica nel biennio 1987-89, che ha interessato l’intera consistenza delle collezioni di stampe. Si sono succeduti nel tempo vari interventi, rivolti a catalogare i vari settori del patrimonio (stampe, disegni, matrici, fotografie, grafica contemporanea). Non abbiamo a disposizione descrizioni complete per tutte le opere, stiamo lavorando per aggiornare le nostre schede, ma consideriamo questa banca dati come uno strumento che ci permetterà nel tempo di ampliare e approfondire le informazioni che sono già contenute, mettendo a disposizione degli studiosi e dei visitatori il frutto dei nostri studi e ricerche.

© 2020-2024. Istituto Centrale per la Grafica. Via della Stamperia 6, 00187 Roma
Note legali: Tutti i diritti sui cataloghi, sulle immagini, sui testi e/o su altro materiale pubblicato su questo sito sono soggetti alle leggi sul diritto di autore.
Per usi commerciali dei contenuti contattare l'Istituto: ic-gr@cultura.gov.it


Real Academia de Bellas Artes de San Fernando
Questa banca dati è stata realizzata nell’ambito di una collaborazione dell’Istituto Centrale per la Grafica con la Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando (Madrid, Spagna), che ha gentilmente fornito il software necessario al suo funzionamento e alla gestione dei contenuti