Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Dimostrazioni dell'Emissario del Lago Albano [Pianta e dimostrazione della parte esterna del Canale]

Inventario

Numero inventario: M-1400_493
Inventario storico di categoria: 1400/493
Nuovo inventario di categoria: 11115
Stampa corrispondente: S-CL2409_19175
IVS2: CL54498_14222
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Dimostrazioni dell'Emissario del Lago Albano [Pianta e dimostrazione della parte esterna del Canale]
Serie: Descrizione e disegno dell'emissario del Lago Albano
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1762 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 404 x 288; spess. 1,5-1,7

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: 493
In alto a destra: Tav.VIII.
In alto al centro: Dimostrazioni dell'Emissario del Lago Albano
In basso a destra: Piranesi F.
Sul retro della matrice: ordito meccanico a fasce e profilo di base di colonna

Osservazioni:

Osservazioni: L'emissario, subito dopo aver compiuto il percorso sotterraneo all'interno del monte Albano, si immetteva in un canale non ipogeo coperto da una volta a botte. Già ai tempi di Piranesi la copertura era parzialmente crollata, come è possibile vedere nella tavola III, Figg. VIII e IX (catt. 4-5), e si era conservata soltanto la parte più vicina alla torre. In questa architettura a strombo che proseguiva, allargandosi, all'interno della torre e del bastione aggiunti in epoca medievale, fu creato un grande ambiente dalla pianta trapezoidale dove venne impiantata una conceria di pelli, attività che richiede un abbondante uso di acqua pulita.
Il locale è rappresentato anche in una figura della tavola precedente (cat. 9); nella matrice qui in esame ne vediamo, dettagliatamente, le diverse proiezioni ortogonali: la pianta, due prospetti e due sezioni riprodotte in scala, che in questo caso è in palmi romani, come specificato nella parte inferiore.
Per potervi svolgere l'attività di conceria, nel locale erano state costruite delle pile, come si arguisce dalla pianta, dove venivano eseguiti i trattamenti con le sostanze concianti per la trasformazione delle pelli in cuoio; terminate le lavorazioni, l'acqua veniva espulsa attraverso alcune feritoie aperte sulla parete opposta (come si può notare nelle Figg. II e IV). Quando l'autore fece il sopralluogo era ancora in funzione soltanto uno degli antichi “canaletti”, gli altri erano tutti ostruiti (Par. XV). L'acqua, uscendo da quelle aperture notate da Piranesi, veniva finalmente dispersa nella campagna circostante ottemperando, in tal modo, ai dettami dell'oracolo delfico e a quanto indicato dall'aruspice veiente (cfr. cat. 1).
La ricostruzione ipotizzata dall'architetto veneto, secondo cui la dispersione dell'acqua avveniva soltanto attraverso quegli “antichi canaletti”, è apparsa un po' semplicistica a Roberto Spadea che ritiene poco condivisibile anche un particolare costruttivo ipotizzato da Piranesi riguardante la volta a botte che copriva la conceria (Spadea in Speciale 1979, p. 49, cat. 9). L'incisore notò che la copertura era costituita all'esterno da pietre dalla lavorazione piuttosto rozza. Ciò lo indusse a supporre che la volta in origine non fosse a vista ma protetta da un'ulteriore copertura a tetto con doppia falda, quella che vediamo tratteggiata nelle Figg. II e III perché non più esistente, come le altre parti perdute rappresentate nelle stesse immagini con analoga simbologia.
In sostanza, riguardo all'opera idraulica del lago Albano le ricostruzioni e le ipotesi formulate da Piranesi si sono rivelate nel tempo talvolta imprecise o addirittura inesatte. Quel che tuttavia è importante sottolineare, ed è da apprezzare nel lavoro dell'incisore, è il suo modo di procedere nel compiere l'analisi delle testimonianze archeologiche. Queste sono infatti condotte con un rigore scientifico nuovo, che cominciava ad affermarsi proprio in quel periodo grazie alla diffusione del pensiero illuministico, del quale l'opera enciclopedica di Diderot e d'Alembert costituisce l'esempio più significativo.
La matrice in esame ha un intento strettamente documentario e didascalico. La lastra presenta alcune imperfezioni delle morsure e in basso, sopra la scala in palmi romani, si nota un graffio visibile sulla corrispondente stampa della raccolta Ashby della Biblioteca Apostolica Vaticana e su quelle delle edizioni Firmin Didot.
Sul verso della matrice sono incisi un ordito meccanico a fasce e un profilo di base di colonna già segnalati da Monferini (1967, p. 266).

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 271, n. 493, tav. 8  
  • Focillon, 1967, p. 316, n. 490
  • Wilton-Ely, 1994, p. 678, n. 623
  • Ficacci, 2000, p. 439, n. 543.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Grumo
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