Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Secondo Frontespizio. [Dedica a Papa Clemente XIII]

Inventario

Numero inventario: M-1400_457
Inventario storico di categoria: 1400/457
Nuovo inventario di categoria: 11074
Stampa corrispondente: S-CL2408_19135
IVS2: CL54462_14186
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Secondo Frontespizio. [Dedica a Papa Clemente XIII]
Serie: Antichità d'Albano e di Castel Gandolfo
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1764 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 462 x 673 ; spess.1,9-2,3

Iscrizioni

Iscrizioni: Nel medaglione al centro: 457 / CLEMENTI·XIII·P·M / MUNIFICENTISSIMO·PRINCIPI / PROMOTORI·BONARUM / ARTIUM / IO·BAPT·PIRANESIUS / ARCHITECTUS
Nel frammento di colonna in basso al centro: IUSTITIAE·ET·CLEMENT / IMP·CAES·DIVI·NERVAE·TRAI / (?)IGGERM·PONT·MAX·TR·POT·III / COS·III·P·P / EX·S·C
Nel frammento lapideo in basso a destra (in primo piano): PIETATI·ET·PROVIDENTIAE / TITI·CAESARIS·NATI / AD·AETERNITATEM·ROMANI / NOMINIS
Nel frammento lapideo in basso a destra (in secondo piano): FELICITATIS C·CAESARIS / BONO·EVENTVI / EX·S·C
Nella targa in basso a sinistra: REPUBLICA·CONSERVATA / EX·SEN·CONS
In basso a destra: Piranesi inv. e inc.

Osservazioni:

Osservazioni: Non era questa la prima volta che Piranesi dedicava a Papa Clemente XIII Rezzonico un suo libro illustrato e ciò avvenne prevalentemente per le sue opere polemiche dei primi anni Sessanta, pubblicate in difesa dell'arte etrusco-romana in opposizione alle tesi della superiorità dell'arte greca affermatasi in quegli anni.
Il pontefice si fece spesso promotore dei volumi dell'artista veneto, erogando direttamente cospicue somme di denaro o acquistando un notevole numero di copie dei volumi; quindi, di fatto, egli svolse il ruolo di committente delle sue opere. Fu così per Della Magnificenza ed Architettura de' Romani (cfr. Pasquali in Nante, Cavalli, Pasquali 2008, p.190, catt. 128-129), nel quale è infatti presente un ritratto del pontefice realizzato dall'incisore in collaborazione con Domenico Cunego, ed anche per i Lapides Capitolini (cfr. idem, p. 193) dove è infatti una tavola dedicatoria. In accordo con quanto ipotizzato da Susanna Pasquali (idem, p. 192, catt. 130-132), è immaginabile che fu così anche per l'opera in folio dedicata alla Descrizione e Disegno dell'emissario del lago Albano. Per quanto riguarda il volume sulle Antichità d'Albano la cui esecuzione, stando a Piranesi, fu espressamente richiesta dal pontefice (cfr. cat. 26), non si può non pensare che questi non ne fu anche il diretto, o indiretto, finanziatore. In sostanza ne fu il committente.
La grande tavola dedicatoria è a doppia pagina, incisa su un'unica matrice, come molte delle incisioni di questa serie e di quelle della Descrizione dell'Emissario realizzate nello stesso periodo (cfr. cat. 26). La tavola doppia per le sue ampie dimensioni prevede l'impiego di una matrice molto grande che necessita di una elevata quantità di rame anche a causa dell'indispensabile maggior spessore della lastra metallica. Inoltre essa richiede un più alto numero di ore di lavoro per l'esecuzione dell'inciso. Piranesi quindi con le due opere - le Antichità d'Albano e la Descrizione dell'Emissario - volle realizzare dei volumi sontuosi, segno dell'esistenza a monte di un importante finanziatore.
La composizione incisa sulla matrice, della quale Piranesi, firmandola, si definisce esecutore e inventore, rappresenta illusionisticamente un frammento di un antico fregio di marmo appoggiato a un muro. Il tondo centrale è ornato da un bassorilievo con i dodici segni zodiacali, dove il capricorno sembra derivare da un'antica trabeazione (come suggerito da Susanna Pasquali, cfr. idem, p. 202, catt. 137-141), ed è sormontato dalla figura di Apollo sul carro del Sole. In esso campeggia il nome di Clemente XIII, Pontefice Massimo, insieme alle parole: MVNIFICENTISSIMO PRINCIPI / PROMOTORI BONARVM / ARTIVM, frase analoga, seppur con un diverso ordine delle parole, che si legge anche nel fregio del quarto frontespizio delle Lettere di Giustificazione del 1757 dedicato a Milord Charlemont, il quale aveva promesso a Piranesi di finanziare le Antichità Romane senza poi mantenere l'impegno preso suscitando le proteste di quest'ultimo che rese pubbliche attraverso la divulgazione di tale libro. Nell'area inferiore del tondo è inciso il nome dell'autore dell'opera editoriale, Giovanni Battista Piranesi, accompagnato dal titolo di architetto, scritti entrambi in latino. Sul grande medaglione, inquadrato da due candelabri monumentali che sostengono una ghirlanda, corre un architrave costituito da due modanature sovrapposte, la prima a canne di flauto e la seconda con un motivo a meandro molto lacunosa e seminascosta dalla vegetazione cresciutavi nel tempo.
Presso la base del candelabro a destra, poggiato sopra alla descritta lastra di marmo, è un frammento di cornicione, decorato con rosette e modanature varie, che presenta scolpito al centro lo stemma pontificio Rezzonico, mentre sul lato opposto è un bassorilievo con una processione di sei vestali che, provenendo da direzioni opposte, convergono verso il centro dove brucia il fuoco sacro posto in un braciere dalle forme di un candelabro. Si tratta di una figurazione derivante da un disegno della Kunsthalle di Karlsruhe, appartenente all'album recentemente riconosciuto di Piranesi e della sua bottega (cfr. Kabierske 2015, p. 156, fig. 12), rispetto alla quale risultano aggiunte le due sacerdotesse più vicine al braciere. Nella parte inferiore del bassorilievo descritto è una targa recante due ritratti clipeati e al centro la scritta REPVBLICA CONSERVATA / EX. SEN. CONS., che si leggeva sull'arco di trionfo che il Senato fece costruire nel 29 a. C. nel foro romano per celebrare la vittoria di Augusto nella guerra civile da poco conclusasi, poiché in tal modo aveva salvato lo stato.
Altre scritte riferentesi agli imperatori si vedono in primo piano ai piedi della lapide, incise su rocchi di colonne o frammenti di marmo aventi accanto medaglie o monete papali, in modo da stabilire un parallelismo tra l'antico impero romano e il moderno papato. Tra questi, collocato al centro della composizione, è un rocchio di colonna con un'ampia fenditura che presenta la scritta IUSTITIAE·ET·CLEMENT / IMP·CAES·DIVI·NERVAE·TRAI… ispirata alla iscrizione sulla Colonna Traiana e sul frontone della basilica Ulpia. Giustizia e clemenza erano le virtù attribuite a Traiano ma in esse è da vedere anche un riferimento al pontefice regnante di nome Clemente, poiché all'antico reperto è poggiata una medaglia con l'effigie papale avente accanto quello che è il rovescio della stessa medaglia, in cui si distingue il porto di Civitavecchia dove il pontefice promosse dei lavori di sistemazione. Negli altri due frammenti si leggono iscrizioni latine in cui vengono citate alcune delle qualità che hanno contraddistinto altri imperatori romani: PIETATI ET PROVIDENTIAE / TITI CAESARIS NATI / AD AETERNITATEM ROMANI / NOMINIS. e FELICITATIS SC CAESARIS / BONO EVENTVI / EX·S·C da collegare alla medaglia dove si riesce a distinguere, su un lato, un volto di un pontefice con triregno e sull'altro la Fontana di Trevi, inaugurata nel 1762 da Clemente XIII.
La grande lastra di marmo è circondata da numerosi altri bassorilievi, che sono in secondo piano e scarsamente illuminati. La penombra in cui essi sono immersi li rende poco visibili e alcuni risultano appena accennati. In alto a sinistra si individua un rilievo dove è scolpito un erote che si accinge a compiere un atto sacrificale uccidendo un bue, accompagnato dalle parole incise al di sotto: [EX] VOTO SUSCEPTO, in segno di ringraziamento agli dei per aver questi esaudito una preghiera. La figura è ripresa in maniera piuttosto fedele, delineata sul rame nello stesso verso (e quindi risulta in controparte nella stampa), da uno dei due eroti tauroctoni di un bassorilievo della collezione Farnese (Museo Archeologico di Napoli, inv. 6718), ancora a Roma negli anni di Piranesi e poi trasferito a Napoli insieme alle sculture e agli altri reperti archeologici che si conservavano nel palazzo romano. Sul lato opposto si individuano invece due derivazioni da un sarcofago che ritroviamo rappresentato in una stampa della serie Vasi, Candelabri, Cippi del 1778 (n. 19) che, come precisa la didascalia incisa, fu rinvenuto a Roma presso il sepolcro di Sant'Elena e poi trasferito in Vaticano mentre il relativo coperchio si trovava in quel momento presso lo scultore e restauratore Bartolomeo Cavaceppi. In particolare, la figura maschile è ripresa, nello stesso verso, da quella scolpita sul lato destro dell'urna sepolcrale, uno dei giganti che lotta contro Giove, mentre il mascherone visto di profilo, posto al di sopra, è uguale a quello scolpito nell'angolo sinistro del coperchio del sarcofago ma in controparte.
La matrice è ricchissima di riferimenti. Tra gli altri rilievi rappresentati è possibile individuare alcune figurazioni dell'antichità come l'aquila imperiale romana, in basso a sinistra, derivante dal bassorilievo ritrovato nel foro di Traiano e oggi conservato nell'atrio della basilica dei Santi Apostoli, motivo caro a Piranesi e molto ricorrente nel suo repertorio figurativo. In questo caso, però, l'aquila non ha le ali spiegate come il modello antico, e da questa si diparte un festone. Un'immagine più fedele all'esemplare romano, seppur con varianti, è invece ripresa nell'iniziale S, lettera con cui comincia il testo della dedica tipografica rivolta al pontefice.
Un'opera grafica eseguita da Piranesi, che si conserva presso la Kunstbibliothek di Berlino, ha una composizione molto vicina a quella che è stata poi incisa sulla matrice (cfr. Jacob 1975, n. 859, inv. 6303). Il disegno preliminare, eseguito a penna e pennello con inchiostro bruno e nero, ha dimensioni prossime a quelle della lastra incisa e ha una figurazione allo stato di schizzo. Il foglio è molto interessante poiché sul recto presenta un disegno architettonico e alcuni schizzi relativi al portale di Santa Maria del Priorato (cfr. ibidem e Wilton-Ely in Jatta 1998, p. 172, cat. 36), motivo per cui in passato anche il disegno relativo alla Dedica a Clemente XIII delineato sul verso fu da alcuni scambiato per un progetto relativo all'edificio dei cavalieri di Malta. La compresenza su uno stesso foglio di disegni preparatori per le due differenti commissioni è indicativa del fatto che Piranesi lavorò contemporaneamente alla progettazione architettonica di Santa Maria del Priorato e alle incisioni delle Antichità d'Albano e di Castel Gandolfo.
La monumentale matrice ha una straordinaria qualità dal punto di vista artistico e riguardo alla tecnica esecutiva che denota tutto l'impegno che l'architetto veneziano ha profuso nel realizzare la matrice dedicata all'illustre committente ma anche l'alto livello tecnico raggiunto da Piranesi e dalla sua bottega. Il rame, che in passato subì una acciaiatura recentemente rimossa ad opera del Laboratorio diagnostico per le matrici, mostra una tessitura segnica molto articolata e molteplici morsure dell'acido per creare le numerose variazioni di tono dei grigi. Anche gli interventi a bulino sono cospicui con numerosi rientri dello strumento nei segni creati in precedenza dall'acquaforte. Sul retro della lastra si nota, al centro verso sinistra - coincidente sul recto con il punto in cui è delineato il candelabro sinistro, presso il segno zodiacale dei pesci - un consistente avvallamento del metallo dovuto a una martellatura forse a causa di una correzione sul recto di cui non è rimasta alcuna traccia sul metallo e sui segni incisi. La matrice presenta a destra, dove è il mascherone, un graffio orizzontale ripreso in modo tale da non apparire sulla stampa; un altro graffio di una certa entità è in basso a destra, anch'esso non rilevabile sugli esemplari a stampa. Il metallo nell'angolo superiore destro presenta alcuni danni da urti e segni di battiture eseguite per porre riparo ad essi.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 268, n. 457  
  • Focillon, 1967, p. 317, n. 506
  • Wilton-Ely, 1994, p. 696, n. 639
  • Ficacci, 2000, p. 453, n. 559.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Grumo
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