Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Interiora Balnearum Sallustianarum

Inventario

Numero inventario: M-1400_452a
Inventario storico di categoria: 1400/452A
Nuovo inventario di categoria: 11062
Stampa corrispondente: S-CL2407_19124, S-FC101118
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Interiora Balnearum Sallustianarum
Serie: Campus Martius Antiquae Urbis
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1762 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi bulino; mm 270 x 302; spess. 1,2-1,5

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a destra: T. XLIII.; al centro della composizione, sopra la terza arcata da sinistra: 452a.
Didascalia: Interiora Balnearum Sallustianarum
Sotto a destra: Vide indicem ruinar num. 105.; a sinistra: T.X.T.452.a; Piranesi F.
Sul verso della matrice: studi per murature, arcate, forme geometriche tridimensionali.


Osservazioni:

Osservazioni: Gli Horti Sallustiani, che si trovavano nei sotterranei della villa Belloni e nella villa Verospi, si estendevano in una vasta area a nord-est di Roma, compresa tra i colli Pincio e Quirinale, più precisamente tra il proseguimento dell'attuale via XX Settembre, la via Salaria, le Mura Aureliane e via Veneto, poco dopo la Porta Salaria (rione sallustiano).
I giardini erano in origine di proprietà di Cesare; poi acquistati dallo storico e senatore della repubblica romana Gaio Sallustio Crispo, divennero i più grandi e ricchi del mondo romano. Alla morte di questi passarono in eredità al nipote e infine al demanio imperiale, sotto Tiberio. Da allora i giardini vennero ampliati e abbelliti più volte.
Uno dei nuclei principali del parco era adagiato in fondo alla valle che divideva il Quirinale dal Pincio, sostenuto da potenti muraglioni ad arcate e contrafforti che si addossavano alle mura serviane. Alcuni resti di questo muraglione in opus reticulatum si possono ancora vedere nei cortili sulla destra di via Barberini, e dove oggi corre la via Sallustiana. Sono proprio quelle mura di Roma (precedenti a quelle di Aureliano) alle pendici del Quirinale che Piranesi dice di avere osservato nella villa Mandosi, e che raffigura nelle tavole XLI e XLII. Altre rovine delle medesime mura l'autore aveva riscontrato negli orti della chiesa di Santa Maria della Vittoria.
Importanti lavori sul complesso edilizio della domus e dei bagni di Sallustio furono condotti al tempo degli imperatori Adriano e Aureliano. In particolare al primo deve essere messo in relazione l'edificio, i cui resti sono nella zona dell'attuale piazza Sallustio, ma anche integrati nelle strutture della chiesa di Santa Susanna, simile al Serapeo di Villa Adriana (i bolli laterizi di questo edificio confermano una datazione posteriore al 126; si doveva probabilmente trattare di una cenatio estiva, sul modello di Villa Adriana a Tivoli). La parte principale dell'edificio era una grande sala circolare coperta da cupola a spicchi alternati, concavi e piani, con tre nicchie per lato, due delle quali erano aperte come passaggi per ambienti laterali. Marmi e stucchi abbellivano pavimento, pareti e cupola.
Piranesi riferisce che al suo tempo le rovine della domus e dei bagni di Sallustio erano sempre nella villa Mandosi, e così le rappresenta nelle composizioni delle tavole XLII e XLIII, in quest'ultima illustrando l'interno voltato a cupola della sala circolare risalente ad Adriano.
L'autore ci informa, inoltre, che alle radici del colle degli orti, un tempo fuori Porta Collina, si trovava il Circo Apollinare del quale parla Famiano Nardini: “quel circo, in cui, quando il Flaminio era impedito dal Tevere, si facevano i giuochi Apollinari” (Nardini, 1666, Libro IV, Capo VII, p. 192), tra i più noti ludi romani dedicati al dio Apollo.
Da un punto di vista tecnico si evidenziano sulla prima matrice in questione piccoli interventi col brunitoio per abbassare deboli tracciati ad acquaforte e creare punti di luminosità. Gli interventi si trovano sia al centro della composizione, sullo sfondo già molto chiaro del cielo, al quale conferiscono dinamici bagliori; sia in basso a destra, sotto al numero 4, per creare biancore su una striatura di terreno tra gli alberi. A proposito di questi interventi eseguiti dall'autore su porzioni così ridotte della lastra, si veda il contributo di Scaloni in Mariani (2014, pp. 55-56).
Alcune bruciature di acido sulla base del tronco di albero in basso a sinistra sono sfruttate pittoricamente per massimizzare i toni scuri in primo piano. Un graffio importante solca la superficie del supporto dal centro verso le sostruzioni delle mura sulla sinistra.
Nella seconda matrice i contrasti chiaroscurali sono dovuti all'alternanza di zone con marcati ritocchi a bulino (la muratura al centro, il muro e l'albero sul margine sinistro) e zone dove la vernice di riserva impedisce l'approfondimento dei segni durante la morsura. Anche in questo caso un graffio, parzialmente recuperato con piccoli tocchi di brunitoio, attraversa trasversalmente le arcate delle Reliquiae Domus, ben evidente anche nel trasferimento della figurazione sulla stampa corrispondente.
Nell'ultima matrice lo stile e la tecnica piranesiana si confrontano di nuovo con un ambiente ripreso al suo interno, come nelle camere sepolcrali delle Antichità Romane. La tecnica diretta assume un ruolo di fondamentale importanza, considerata la necessità tematica di scurire la composizione. L'impiego del brunitoio si evidenzia tra l'altro nella resa dei fasci di luce che dall'esterno filtrano dentro la camera: lo strumento abbassa alcuni segni incisi dall'acquaforte sulla muratura di destra, in modo da alleggerire la carica di inchiostro in quell'area; la diagonale del triangolo più chiaro che si ottiene in stampa corrisponde all'inclinazione diagonale del raggio di luce. Tra i rocchi di colonna in primo piano si deve notare quella con le scanalature dal caratteristico andamento a “S”, all'interno delle quali il bulino definisce le curve, tra gli elementi più tipici della maniera piranesiana; come anche il braccio e la mano protesa di una delle figure che si agitano in basso al centro. Sul verso di questa matrice si osservano studi per murature di mattoni, arcate e forme volumetriche (parallelepipedi), di cui si ha notizia parziale in Monferini (1967, p. 266, n. 473).

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, n. 452a, tav. 43, p. 268
  • Focillon, 1967, n. 473, p. 315
  • Wilton-Ely, 1994, n. 604, p. 659
  • Ficacci, 2000, n. 526, p. 425.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: G.S.
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