Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Sig.re Nicola Zabbaglia Ingegnere della Reverenda Fabbrica di S. Pietro

Inventario

Numero inventario: M-1400_931b
Inventario storico di categoria: 1400/931b
Nuovo inventario di categoria: 11634
Stampa corrispondente: S-CL2419_19675
IVS2: CL54770_14494
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Ghezzi Pier Leone (1674/ 1755)
Inventore: Guercino (1591/ 1666)

Soggetto

Titolo proprio: Sig.re Nicola Zabbaglia Ingegnere della Reverenda Fabbrica di S. Pietro
Serie: Raccolta di alcuni disegni del Barbieri da Cento detto il Guercino
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 306 x 201; spess. 1,0-1,3

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: 931. b.; 23
In basso al centro: Sig.re Nicola Zabbaglia Ingegnere della Reverenda / Fabbrica di Pietro
In basso a destra: Eq. Petro Leo. Ghezzius
In basso a sinistra: Cav. Piranesi fec.

Osservazioni:

Osservazioni: L'incisione deriva da una caricatura di Nicola Zabaglia (1664-1750) di Pier Leone Ghezzi (1674-1755), che ha come soggetto il famoso capomastro della Fabbrica di San Pietro, autore di straordinarie macchine elaborate per trasportare e sollevare enormi pesi, come l'obelisco di Campo Marzio, poi pubblicate nel 1743 nel volume Castelli e Ponti. Zabaglia era molto conosciuto a Roma proprio per la sua grande capacità di realizzare ogni tipo di macchina in legno, ma non solo, perché sue erano anche le capriate o “incavallature” in abete bianco realizzate nel 1731 per la copertura del tetto del teatro Argentina, allora in costruzione, e che si sarebbe inaugurato nel gennaio del 1732. Una di queste possenti travature fortunatamente è ancora visibile nel Museo del Teatro.
La presenza della caricatura dal disegno di Ghezzi all'interno della serie guercinesca sottolinea l'intento commerciale che è alla base di questa opera realizzata appunto per tradurre i disegni presenti nelle collezioni di Thomas Jenkins, Anton Maria Zanetti e dello stesso Piranesi. È probabile che Giambattista fosse proprietario del disegno di Ghezzi e che quindi lo abbia inserito per poterlo vendere con maggiore facilità; ed è inoltre più che probabile che abbia conosciuto Zabaglia visto che morì nel 1750, quindi dieci anni dopo il suo arrivo a Roma. Non si conosce l'attuale ubicazione del disegno da cui è tratta la stampa, ma si conoscono altre due caricature di Zabaglia, che presentano alcune analogie con questa matrice. Uno dei disegni, datato 1748 nella didascalia aggiunta, dallo stesso Ghezzi, è conservato nel Museo di Roma, Gabinetto comunale dei disegni e delle stampe (MR 16671), ed è ora esposto nel Museo del Teatro Argentina; Zabaglia è qui rappresentato con poche varianti nella figura, stringe infatti nella mano destra un bicchiere che un oste gli sta riempendo, mentre in secondo piano un giovane garzone lo indica ridendo, cambia la scena d'insieme, ma la figura del capomastro rimane pressoché uguale. L'altro disegno, che sembra molto simile a quello appena descritto, si trova in un volume appartenuto alla collezione di Domenico Passionei ora nella Biblioteca civica di Fossombrone come riporta Cipriani (Cipriani 1999, p. 187, cat. 64).
La presenza di questa stampa è costante in tutte le edizioni consultate della raccolta guercinesca, la cui eterogeneità, determinata dall'intervento di diversi incisori, riceve la sua uniformità dal nome del pittore di Cento e dalle stampe eseguite da Francesco Bartolozzi. Le raccolte esaminate in occasione di questo lavoro e la ricerca condotta on-line, mostrano diverse varianti nel numero delle tavole (vedi saggio in questo volume), ma quasi tutte contengono le quattro tavole firmate da Piranesi e la stampa tratta da questa matrice reca sempre, in alto a destra, il numero 23 della serie.
Diversi elementi interessanti sono emersi dall'analisi di questa matrice su cui sono visibili numerosi ritocchi a bulino e abrasioni, inoltre questo rame è firmato: Cav. Piranesi fec., a differenza di quelli catt. 74-75 che recano l'indicazione Piranesi f., sul frontespizio (cat. 73), invece, l'incisione dell'intera raccolta è menzionata nella dedica rivolta a Jenkis. Senz'altro problematica è la presenza del titolo di cavaliere, perché si tratta di una notevole anticipazione dal momento che solo il 2 gennaio 1766 Piranesi fece richiesta a papa Clemente XIII per ottenere il cavalierato dello Speron d'Oro, che gli fu conferito il 20 ottobre successivo e reso ufficiale solo il 16 gennaio del 1767; nel 1764, data che compare nel frontespizio dell'edizione di Giovanni Generoso Salomoni, Piranesi ancora non si firmava come cavaliere. La particolarità tecnica di questa matrice, difficilmente riconducile allo stile di Giambattista, ha guidato la ricerca sulla presenza dello stesso soggetto in altre stampe, ed è risultato che si tratta di un'opera che era stata già pubblicata senza l'indicazione di responsabilità di Piranesi. Per questo motivo un esemplare con alcune varianti viene attribuito a Ghezzi nel volume Corsini 50H4, inv. 89302 (vedi saggio fig. 00), e così anche un altro presso il Museo di Roma, Gabinetto comunale dei disegni e delle stampe (cassaforte, fogli sparsi, MR 12872, fig. 00). Dal confronto delle tre stampe è emerso che il foglio del Museo di Roma, che faceva parte del fondo Muñoz acquistato nel 1961, risulta per alcuni elementi quello più vicino allo stato attuale della matrice del Fondo Piranesi: non ha la doppia cornice che delimita la figurazione, presente invece nell'esemplare Corsini, rispetto al quale mostra diversi ritocchi nell'inciso, ma non tutti quelli aggiunti col bulino sulla matrice in esame, questi forse eseguiti dallo stesso Piranesi. Dal confronto del rame con i due esemplari a stampa si è potuto appurare che si tratta della stessa matrice, che però ha subito alcuni interventi: è stata tagliata lungo i tre lati cancellando così la cornice presente nell'esemplare Corsini, operazione che ha eliminato anche parte della E di Eq. divenuta ora poco leggibile. Nell'esemplare a stampa del Museo di Roma sono visibili già alcuni ritocchi: in particolare sulla scarpa sinistra e sullo sgabello accanto al tavolo, dove è presente una linea verticale; mentre le gambe e l'abito di Zabaglia hanno poche varianti rispetto al foglio Corsini. Sulla stampa tratta dalla matrice del Fondo Piranesi si nota invece una serie di ombreggiature, come quelle aggiunte sulla gamba del tavolo, ma anche su quelle del capomastro, il vestito è stato poi ritoccato a bulino ed è stata apposta la firma. Le varianti hanno così portato all'identificazione di tre stati successivi della matrice: il primo relativo alla stampa Corsini, caratterizzato dalla cornice intatta lungo tutti e quattro i bordi dello schiaccio della matrice, ma con un tessuto segnico più elementare; un secondo stato identificabile con l'esemplare del Museo di Roma, senza la cornice intera, ma con una serie di ombreggiature aggiunte. Infine il terzo stato con la firma di Piranesi che, probabilmente, dopo aver comprato la matrice è intervenuto con alcuni ritocchi a bulino e ha aggiunto il n. 23, che compare solo sulle stampe della raccolta di Guercino, e infine il suo nome con il titolo di cavaliere. Sulla matrice in basso a sinistra lungo il bordo inferiore si notano i resti di una cancellatura visibili anche sulle stampe, fatto che farebbe supporre l'esistenza di una precedente indicazione autoriale. Altre cancellature sono riscontrabili intorno alla capigliatura di Zabaglia. La matrice presenta inoltre delle ammaccature diffuse e un'ondulazione in alto a sinistra verso l'angolo, e rispetto alle altre della serie è particolarmente sottile. Tutti questi dati sembrano confermare che non si tratti di una matrice autografa.
Nell'edizione Firmin Didot la matrice è stampata accanto al Vecchio dormiente (cat. 75) che infatti reca il n. 22.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 294, n. 931b, tav. 23  
  • Focillon, 1967, p. 36, n. 986
  • Wilton-Ely, 1994, p. 1112, n. 1018
  • Ficacci, 2000, p. 491, n. 607.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ginevra Mariani
Condividi quest’opera

Altre opere in collezione


Nella Banca Dati dell’Istituto sono confluiti dati e informazioni della catalogazione informatizzata effettuata su tutto il patrimonio, a partire da una massiva schedatura realizzata agli albori dell’era tecnologica nel biennio 1987-89, che ha interessato l’intera consistenza delle collezioni di stampe. Si sono succeduti nel tempo vari interventi, rivolti a catalogare i vari settori del patrimonio (stampe, disegni, matrici, fotografie, grafica contemporanea). Non abbiamo a disposizione descrizioni complete per tutte le opere, stiamo lavorando per aggiornare le nostre schede, ma consideriamo questa banca dati come uno strumento che ci permetterà nel tempo di ampliare e approfondire le informazioni che sono già contenute, mettendo a disposizione degli studiosi e dei visitatori il frutto dei nostri studi e ricerche.

© 2020-2024. Istituto Centrale per la Grafica. Via della Stamperia 6, 00187 Roma
Note legali: Tutti i diritti sui cataloghi, sulle immagini, sui testi e/o su altro materiale pubblicato su questo sito sono soggetti alle leggi sul diritto di autore.
Per usi commerciali dei contenuti contattare l'Istituto: ic-gr@cultura.gov.it


Real Academia de Bellas Artes de San Fernando
Questa banca dati è stata realizzata nell’ambito di una collaborazione dell’Istituto Centrale per la Grafica con la Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando (Madrid, Spagna), che ha gentilmente fornito il software necessario al suo funzionamento e alla gestione dei contenuti