Piranesi Giovanni Battista / Barbault Jean

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Viannes, 1705 - Roma, 1766

Grand'Urna di marmo

Inventario

Numero inventario: M-1400_82
Inventario storico di categoria: 1400/82
Nuovo inventario di categoria: 10534
Stampa corrispondente: S-CL2394_18669
IVS2: CL16197
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Incisore: Barbault Jean (1718/ 1762)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Grand'Urna di marmo
Serie: Le antichità romane
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1751-1756 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 458 x 569, spess. 1,7-1,8

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: Tom II.  82. XXXIII
In alto a destra: Il Sig.re Abate Venuti in alcuni fogli ultimamente stampati dopo l'edizione de' presenti Volumi, pretende e spiega, che il presente bassorilievo co' susseguenti della Tavola 35, rappresen=/ tino la restituzione di Criseide espostaci da Omero nel lib.1. della Iliade. Riferisce in essi fogli le sottoposte mie relazioni che consistono in quelche comunemente si crede di un / cosa tanto difficile da spiegarsi a fine di ricrederne il pubblico, ma non vi fa veruna obiezione. Prima della produzione di questi stessi Volumi mi fece la finezza di avver=/ tirmi della sua pretensione, ma fu da me riprovata per le troppo sensibili opposizioni che vi ritrovai, e che sono, il prender'egli degli uomini per le donne: il far / comparir Giunone assedare il tumulto d'Achille, contro l'esposizione d'Omero dopo esserselo proposto per guida della sua spiegazione: il far fare diversi personaggi alle stesse / figure esposte dallo Scultore nella presente faccia dell'Urna, e riportate poi ne' fianchi di essa: il prender' simboli per istrumenti da sacrifizj, gli' ornamenti dell'urna per / simboli: ed altre molte e molte improprietà e contradizioni che non ho luogo di riferire, ma che ognuno può riconoscere colla visita del marmo e rilevare dalla lettura / de' dd. fogli. Usciti questi alla luce, ho veduto che il Sig.re Abate non è stato indotto a produrli che dallo spirito di rendersi singolare co' suoi bei trovati contro l'impulso / della sua tacita riprovazione di quanto espone; imperocchè avendo percetta l'idea della restituzione di Criseide da un'apparenza di similitudini de' presenti bassirilievi a quei / della Villa Pinciana che si suppongono rappresentarla, non ne fa la minima menzione per non facilitare al Pubblico colla osservazione della diversità dell'uno e  dell'altro mar-/ mo, lavvedersi della leggerezza della sua pretenzione. Mi stupisco poi che avendo egli avuto tanto talento di produrre una indubitata dichiarazione de' bassirilievi che sono / un' accessorio dell'urna, vi sia all'incontro mancato per dire a chi possimo riferirsi le figure assise sulla stessa urna, che ne sono l'oggetto principale; e che si sia ristretto a ri=/ provarne, non con altra ragione che del disprezzo, la rappresentazione di Alessandro Severo e Giulia Mammea, sin qua' comunemente creduta per tanti motivi, i quali sono, / la coincidenza di queste due figure convenientissime Madre e Figlio, (benche il Sig.re Ab.e per render vecchio il maschio più della femmina, nella copia che n'espone / si sia allontanato con una caricatura di barba e di rughe da come ce lo rappresenta il marmo) La precisa similitudine nel marmo non solo della testa del maschio alle / medaglie di Alessandro Severo, ma altresì della femmina e sua acconciatura di capo alle medaglie di Mammea: concorrenza la quale esclude l'objezione della rassomi-/ glianza casuale come ben riconobbe l'Eruditissimo Sig.re Abate Barthelemi, Antiquario di S. M. Crisianissima, che fu meco a fare il confronto di più e più di dette medaglie con / esso marmo. Il lavoro de' bassirilievi che ci esprime la mediocre abilità de'  professori della Scultura â tempi di questo Imperadore; e molti altri riflessi che / tralascio nel vedermi obbligato alla brevità. Pretende inoltre il Sig.re Abate in fine de suoi / fogli, che i bassilìrilievi del vaso da me disegnato nelle seguenti Tavole 34, e 35, / rappresentino il giudizio di Paride, ma l'assegnare per Venere un'uomo come ben distinguesi / dal sesso virile da me fedelmente ritrattato, e il non vedersi il pomo che dovrebbe essere il segno / precipuo della pretesa rappresentazione: il prendere per un bastone il panno che tiene il supposto / Paride colla sinistra; il dire che la pretesa Venere lo guardi quando ella guarda all'opposto, e ch'ell' / abbia una piccola tazza o conca, quando non v'è: l'aggiungere nel suo disegno le mammelle a questa / figura per farla femmina e poi esclamare: chi non dirà che qui si rappresenti Venere vincitrice di bellez=/ za le altre Dee? in somma l'alterare in copia i bassirilievi; sono immaginaz.ne* e disaccortezze così sensibili, / che non ci fanno vedere uno schiaritore delle Antichità, ma l'Impugnatore delle verità le più conosciute delle medesime. / * Si veda la Tavola LVII, o sia ultima aggiunta al Tomo IV
In basso: Grand'Urna di marmo, creduta di Alessandro Severo, e di Giulia Mamea sua madre
Sotto: Questa grand'Urna fu ritrovata nel mezzo del di lui Mausoleo con dentro un nobilissimo Vaso d'Agata Sardonica, il quale conteneva le Ceneri. Il Coperchio è formato come un Letto vagam.te ornato di rabeschi, fascie, e ricami / esprimenti varie caccie d'animali, sopra il quale riposano Alessandro Severo, e Giulia Mamea: egli abbraccia la madre colla destra: colla destra essa tiene una corona di alloro; posando ogn'un di loro la sinistra sopra un / cuscino, che sembra si profondi dentro il molle materasso. Tutta la grand'Urna è scolpita all'intorno di figure in basso rilievo. Nella parte dinanzi veggonsi rappresentati i Romani, ed i Sabini in atto di trattare la pace tra loro dopo / le molte sanguinose zuffe, le quali a cagione del ratto, che fecero i Romani delle Zitelle Sabine con pari stragge, e disavvantaggio dianzi erano seguite. Per tanto da un lato scorgesi Tazio Re de' Sabini co' suoi più anziani sopra se-/ dia regale assiso; dall'altro vedesi Romolo, circondato dalla gioventù Romana, parimenti sedere sopra uno scanno coperto da una pelle di leone. Nel mezzo poi tra questi due popoli feroci miransi le giovani Sabine, unicam.te/ intente a pacificare gli animi infieriti, sì degli sposi, che de' parenti, cercando di convertire i passati sdegni in teneri affetti di concordia, e di amore, quali tra congiunti di sangue si convengono. Il restante de' Membri dell'Urna sono abbel-/ liti di varj intagli di fogliami, maschere, e di rabeschi. Questo basso rilievo potrebbe rappresentare altro fatto, se non l' impedissero le restaurazioni moderne di braccia, e teste, ed altri suoi ornamenti
Sotto a sinistra: Piranesi Archit. dis. ed inc.   Barbault scolpì le figure

Osservazioni:

Osservazioni: Secondo quanto riferisce l'umanista Flaminio Vacca nelle sue Memorie (1594, p. 18, n. 36), questo sarcofago –  che si conserva ai Musei Capitolini - fu rinvenuto nel 1582 all'interno del sepolcro a tumulo creduto di Alessandro Severo e noto sin dall'epoca medievale con il nome di Monte del Grano (cfr. catt. 110-111).
Gli studi aggiornati sull'argomento non sempre confermano l'identificazione dei due personaggi semidistesi sul coperchio dell'urna con Alessandro Severo e sua madre Giulia Mamea; la stessa datazione del sarcofago - connessa con quella del sepolcro - è controversa, anche se tutta la critica concorda nel proporre un'oscillazione tra la metà del II secolo e la prima metà del III secolo d.C. (cfr. Pisani Sartorio 1979, p. 66 e 69, n.30; cfr. Buccino 2010, p. 358). Inoltre, il tema narrato nei bassorilievi sui quattro lati, interpretato da Piranesi sulla scorta della tradizione antiquaria come i Romani e i Sabini che trattano la pace successiva al ratto delle giovani donne sabine, è stato ricondotto dalla critica moderna al soggetto di Achille tra le figlie di Licomede (Ridolfino Venuti fu il primo a riconoscere Achille nella figura maschile che impugna la spada affianco alle due donne, sul fronte dal sarcofago; cfr. Buccino 2010, p. 359).
Piranesi dedica tre tavole delle Antichità al sarcofago (catt. 112-114), dando seguito all'interpretazione che, da Flaminio Vacca in poi, ha riconosciuto nel personaggio maschile sopra l'urna Alessandro Severo, e in quello femminile Giulia Mamea, in base alla somiglianza tra le due teste e i loro ritratti monetali (Buccino 2010, p. 358).
Doveva trattarsi in ogni caso di un argomento controverso già all'epoca, poiché l'antiquario Francesco Ficoroni osservava che “le teste non si confanno con quelle effigiate ne' loro medaglioni” (Le Vestigia... 1744, p. 169). E anche Winkelmann constatava l'assenza di corrispondenza tra i ritratti e le medaglie (cfr. Buccino 2010, p. 358).
Un'ampia porzione di matrice è riservata a una fitta iscrizione, simulata all'interno di una lapide sorretta da ganci metallici, in cui Piranesi instaura una polemica con l'archeologo Soprintendente alle antichità romane Ridolfino Venuti a proposito delle rappresentazioni dei bassorilievi presenti attorno al sarcofago, dei personaggi sopra sdraiati, e dei bassorilievi sul vaso che si pensava ritrovato dentro il sarcofago stesso. Venuti aveva infatti pubblicato nello stesso anno di edizione delle Antichità Romane alcuni fogli contenenti le Spiegazioni de' bassirilievi, che sono nell'Urna sepolcrale detta volgarmente d'Alessandro Severo, che si conserva nel Museo di Campidoglio (Roma 1756), in cui identificava nei primi l'episodio della restituzione di Criseide tratto dall'Iliade (come accennato sopra, lo studioso fu il primo a riconoscere l'eroe greco nei rilievi sul fronte, ma non comprese l'episodio dell'Iliade che narra di Achille a Sciro); nei secondi rifiutava la comune interpretazione della coppia come Alessandro Severo e sua madre Giulia Mamea, poiché l'imperatore morì a ventisette anni, mentre il personaggio disteso sull'urna ha sembianze più mature; e sul vaso ravvedeva la rappresentazione del giudizio di Paride (per le interpretazione piranesiane si vedano le didascalie catt. 113-114; sui rapporti tra Piranesi e Venuti cfr. Pasquali 2006, pp. 171-194).
Sulla matrice si può osservare che la testa del personaggio maschile sdraiato sul coperchio dell'urna è stata completamente abrasa e rifatta a acquaforte con profondi ritocchi a bulino sugli occhi, sulla barba e sul collo.
In effetti, in alcuni esemplari a stampa consultati (Corsini; BAV; ABA; Braidense), che possiamo considerare di primo stato, la testa virile ha lineamenti diversi rispetto allo stato finale della matrice, essendo contornata da una folta capigliatura riccia, non corrispondente affatto al ritratto sul sarcofago; inoltre, su quegli stessi esemplari non compare la lapide con l'iscrizione polemica.
Piranesi è intervenuto quindi sulla matrice in un secondo momento per modificare la testa del presunto imperatore, conferendogli un aspetto aderente alle reali sembianze del marmo, e per inserire la targa polemica. Presso l'Accademia di San Luca, nel volume donato dall'autore nel 1761 (ASL, 1691), è presente un esemplare di secondo stato, in cui si osservano le modifiche già in atto: possiamo dedurre che gli interventi sono stati effettuati tra le prime tirature del 1756 e il 1761.
Il rifacimento della testa virile e l'aggiunta della nota polemica compaiono insieme, definendo pertanto uno stato successivo nella lavorazione della matrice. Se l'attacco a Venuti può essere giustificato con la necessità del nostro autore di chiarire la sua autonoma posizione di intenditore di antichità in merito all'oggetto - divergente rispetto a quella dell'autorevole soprintendente (cfr. Monferini 1983, pp. 35-44 e cat. 262) – è più complesso spiegare il motivo per cui in origine il ritratto del personaggio maschile si discostasse dal vero.
Singolare risulta il fatto che il ritratto dello stesso personaggio che compare sulla stampa col sarcofago inserita da Venuti nelle sue Spiegazioni, incisa da Nicolò Mogalli, sia molto simile a quello delle stampe di primo stato piranesiane, e la testa abbia comunque una capigliatura folta e riccia, diversa dall'originale.
Eppure il sarcofago era esposto nell'atrio del Museo Capitolino dove numerosi artisti si recavano a disegnare dal vero.
Poco significativo si rivela del resto il precedente iconografico di Santi Bartoli (1697, tavv. 81-86, 1349/85-90; la tav. 81 con figurazione in controparte),  le cui tavole - di supporto al testo di Bellori - sono caratterizzate da maggiore essenzialità.
L'ipotesi potrebbe essere quella di un errore commesso dagli incisori (nel caso di questa tavola da Jean Barbault che incide le figure) a partire da un comune disegno preparatorio non fedele (la testa sembra piuttosto quella di un Adriano corrucciato). L'ipotesi che il disegno da cui partivano gli incisori Barbault e Mogalli fosse in comune è avvalorata dalla pedissequa somiglianza delle due stampe in tutti gli altri particolari figurativi, ma soprattutto nell'analoga posizione del sarcofago in prospettiva dal basso, su due piedistalli.
E' facile pensare di conseguenza che Piranesi, in fase di revisione delle tavole delle Antichità, accorgendosi dell'errore, avesse provveduto a apportare la correzione sulla matrice e a tirare da questa una stampa coerente con l'oggetto riprodotto.
Da un punto di vista tecnico l'incisione di Barbault è ottenuta a acquaforte con numerosi ritocchi a bulino, utilizzati sia per contraddistinguere le parti in ombra che si insinuano tra i personaggi - e staccare quindi con maggiore nettezza il rilievo di questi dal fondo del marmo - sia  per rifinire direttamente sulla lastra il disegno di alcuni particolari. L'acquaforte impiegata da Barbault, oltre a tracciare le linee generali dei contorni, introduce all'interno dei corpi una serie di punti più o meno ravvicinati che, addensandosi o rarefacendosi, modellano con il chiaroscuro il volume dei personaggi. Il puntinato è, infatti, una delle caratteristiche che accomunano stilisticamente gli interventi di Barbault sulle figure realizzate per le matrici di quest'opera (cfr. catt. 91-92).
Per il resto, la composizione non si discosta - nella presentazione del reperto archeologico - dalle tavole con cui si confronta all'interno dei quattro tomi: il sarcofago si staglia su una superficie omogenea tracciata col tiralinee, i cui segni paralleli sono approfonditi col rientro del bulino nelle campiture in ombra (sotto il basamento, a esempio), o viceversa preservati dal prolungamento della morsura dove si voleva ottenere una zona chiara (la metà superiore dei segni verticali sulla sinistra).

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, n. 82, tav. 33, p. 246  
  • Focillon, 1967, n. 255
  • Wilton-Ely, 1994, n. 390, p. 442
  • Ficacci, 2000, n. 247, p. 234.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Scaloni
Condividi quest’opera

Altre opere in collezione


Nella Banca Dati dell’Istituto sono confluiti dati e informazioni della catalogazione informatizzata effettuata su tutto il patrimonio, a partire da una massiva schedatura realizzata agli albori dell’era tecnologica nel biennio 1987-89, che ha interessato l’intera consistenza delle collezioni di stampe. Si sono succeduti nel tempo vari interventi, rivolti a catalogare i vari settori del patrimonio (stampe, disegni, matrici, fotografie, grafica contemporanea). Non abbiamo a disposizione descrizioni complete per tutte le opere, stiamo lavorando per aggiornare le nostre schede, ma consideriamo questa banca dati come uno strumento che ci permetterà nel tempo di ampliare e approfondire le informazioni che sono già contenute, mettendo a disposizione degli studiosi e dei visitatori il frutto dei nostri studi e ricerche.

© 2020-2024. Istituto Centrale per la Grafica. Via della Stamperia 6, 00187 Roma
Note legali: Tutti i diritti sui cataloghi, sulle immagini, sui testi e/o su altro materiale pubblicato su questo sito sono soggetti alle leggi sul diritto di autore.
Per usi commerciali dei contenuti contattare l'Istituto: ic-gr@cultura.gov.it


Real Academia de Bellas Artes de San Fernando
Questa banca dati è stata realizzata nell’ambito di una collaborazione dell’Istituto Centrale per la Grafica con la Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando (Madrid, Spagna), che ha gentilmente fornito il software necessario al suo funzionamento e alla gestione dei contenuti