Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Pianta del Sepolcro de' Scipioni

Inventario

Numero inventario: M-1400_76
Inventario storico di categoria: 1400/76
Nuovo inventario di categoria: 10528
Stampa corrispondente: S-CL2394_18663
IVS2: CL16089
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Pianta del Sepolcro de' Scipioni
Serie: Le antichità romane
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1751-1756 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 356 x 237, spess. 1,3-1,5

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: 76. XXVII; in alto a destra: Tom. II.
In basso: A Pianta del Sepolcro de' Scipioni. B Bassamento quadrato, costruito a Corsi di scaglie di Selce, e Calce. C Fodra circolare degli / stessi materiali composta, la quale cinge il gran Masso. D Masso fabbricato di scaglie di Tufo, e Calce, cinto da un muro reticolato. E In-/ gresso. F Stanza grande nel centro, le cui pareti erano coperte di Travertino, ora affatto smantellata. G Elevazione. H Piano presente della Camp.a / I Spaccato. K Fodra di scaglie di Selce, e Calce, la qte essendsosi diroccata in alcuni luoghi, scopresi il muro reticolato, L, che cerchia il gran Masso.
Sotto a sinistra: Piranesi Archit. dis. et inc.

Osservazioni:

Osservazioni: Piranesi equivoca il monumento sepolcrale oggi noto come sepolcro di Priscilla con il sepolcro degli Scipioni, scoperto in realtà solo dopo la morte dell'autore (1780). Il mausoleo, situato tra la via Appia e la via Ardeatina, di fronte alla chiesa Domine quo vadis, fu fatto costruire da un liberto dell'imperatore Domiziano per la moglie Priscilla sullo scorcio del I secolo d.C. su suoi possedimenti (LTS, Via Appia, I, p. 101 e fig. 83; I,  pp. 130-133; IV, pp. 269-270) .
Già Santi Bartoli ne pubblicava la pianta e il prospetto (Gli antichi Sepolcri 1697, tavv. 28-29; 1349/30-31), incisi secondo modalità compositive e tecniche ben più elementari, titolando il monumento funebre Sepolcro creduto de' Scipioni. E così ancora lo nominava Ficoroni (Le vestigia 1744, p. 159).
Della pianta di Santi Bartoli Piranesi conferma in questa tavola le linee generali; mentre propone per il prospetto (cat. 107) una veduta dal vero che inserisce il monumento nel contesto paesaggistico Settecentesco, allontanandosi decisamente dai criteri di rappresentazione documentaristica del suo predecessore (che peraltro illustrava il sepolcro in controparte).
L'architetto interra quasi completamente sotto il moderno livello di calpestio il basamento a dado che in Santi Bartoli emergeva fuori terra, e conferisce alla composizione un orientamento orizzontale, laddove Santi Bartoli aveva proposto uno sviluppo maggiore in altezza.
L'autore raffigura su questa matrice la pianta con il vano centrale a croce greca, l'alzato composto da un basamento quadrato sormontato da due tamburi cilindrici - di cui quello superiore con nicchie forse riservate a statue -, e la sezione dell'edificio, secondo modalità pertinenti il rilievo architettonico,  movimentando tuttavia la raffigurazione con qualche accenno di paesaggio e di figure.
Le peculiarità espressive delle tecniche incisorie e l'adozione di alcune convenzioni grafiche restituiscono in stampa  la materia e la tecnica dell'edilizia romana: i “Corsi di scaglie di Selce, e Calce” nelle campiture angolari del  basamento in pianta sono ottenuti con una leggera morsura ad acquaforte di un disegno eseguito a brevi linee ondulate e ritorte; lo stesso disegno, ma corroso da una morsura più prolungata, doveva servire a indicare in pianta, così come nello spaccato, l'identico materiale impiegato per rivestire il corpo centrale del fabbricato. Dovendo diversificare la tipologia del riempimento di cui si componeva quest'ultimo, l'autore utilizza il punzone, strumento d'acciaio appuntito su un'estremità, con il quale incide a secco sulla lastra – all'interno dell'area circolare in alto (D) - una fitta trama di piccoli fori ravvicinati tra loro per segnalare “Scaglie di Tufo, e Calce”. Infine, per approfondire le ombre nell'alzato e in sezione, rientra con il bulino nel tracciato segnico dell'acquaforte, scavando solchi adatti a trattenere in fase di stampa una maggiore quantità d'inchiostro da cui derivano i toni scuri.
Un vocabolario tecnico simile e le medesime convenzioni grafiche si ritrovano in altre tavole di piante e sezioni di edifici sepolcrali delle Antichità, come questa probabilmente eseguite da lavoranti della bottega piranesiana, cui veniva affidato quel genere di incisioni (cfr. catt. 85,  105, 108, 115, 119, 122, 134, 138, 151, 155, 158, 162). 

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, n. 76, tav. 27, p. 245  
  • Focillon, 1967, n. 249, p. 305
  • Wilton-Ely, 1994, n. 384, p. 436
  • Ficacci, 2000, n. 241, p. 230.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Scaloni
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