Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Idea d'un atrio reale
Inventario
Numero inventario: M-1400_342a
Inventario storico di categoria: 1400/342a
Nuovo inventario di categoria: 10882
Stampa corrispondente: S-CL2400_18968IVS2: CL54363_14087
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Identificazione: ARCHITETTURA ANTICA CON SCALA E ARCONI SU COLONNE
Titolo proprio: Idea d'un atrio reale
Serie: Opere varie di architettura prospettive grotteschi antichità sul gusto degli antichi romani...Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1760-1763 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 202 x 137; spess. 1,4-1,7
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra: 342. a
In basso al centro: Idea d'un atrio reale; a sinistra: Piranesi F. / 21
Osservazioni:
Osservazioni: Per le considerazioni storico-critiche su questa serie cfr. Scaloni in catalogo.Per un suo felice equilibrio compositivo e felicissimo brio stilistico l'elaborato di questa matrice si distanzia dai rigidi schematismi delle altre quattro del gruppo. Il soggetto si ricollega alle architetture scenografiche dei primi anni Quaranta, ma lo stile e soprattutto la tecnica, pertinenti all'attività matura dell'artista, si discostano dall'acquaforte cristallina “alla Vasi” del primo periodo piranesiano. La modalità dei ritocchi a bulino, apposti secondo una logica sintetica e guizzante, assimila tecnicamente il ductus della composizione a quello delle piccole lastre incise per le Lettere di giustificazione.Alcuni minuti, ma precisi richiami ai dettagli del repertorio iconografico delle Lettere, tra i quali la resa segnica delle faccine delle sfingi sopra lo scalone, identica a quella di altri piccoli volti tra l'umano e il belluino diffusi nelle matrici di quell'opera (Scaloni in catalogo, figg. macro 340a-14 e 15, 18 e 19), consentono di riferire l'incisione della lastra alla fine degli anni Cinquanta .Presso la Kunsthalle di Amburgo è conservato un disegno preparatorio per la matrice, di dimensioni simili a quelle della cornice interna al finto cartiglio, che Hilton Thomas, non accorgendosi della corrispondenza con questa stampa, data agli anni 1743-45 (Hilton Thomas, 1954, p. 38, n. 6).Le motivazioni tecnico-stilistiche sopra esposte inducono a datare la matrice alla fine degli anni Cinquanta, escludendo che la composizione possa essere stata incisa nella prima metà degli anni Quaranta; tuttavia non si può scartare l'ipotesi che l'artista abbia ripreso per questa figurazione un disegno di circa quindici anni precedente.Hilton Thomas notava l'assonanza di questa incisione con un altro disegno della Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna Vestibolo grandioso ad arcate, sebbene di grandi dimensioni (mm 580x360; Hilton Thomas, 1954, p. 49, n. 43; seguito da Bettagno, 1978, p. 42, n. 32), che datava al 1758-1763 circa, centrando quindi quell'intervallo di anni al quale dovrebbero essere riferite le matrici di questa serie.Ma la complessa concezione architettonica della tavola si potrebbe accostare anche ad altri disegni di quel periodo quali Scalone con colonne e grandi archi del British Museum (Hilton Thomas, 1954, p. 48, n. 39, lo data 1755 circa; Bettagno, 1978, p. 42, n. 31, lo data ai primi anni Cinquanta; la datazione sembra accordarsi con le considerazioni stilistiche: le strigilature del vaso sulla sinistra che ricordano un particolare dei vasi e puteali nelle Antichità, cfr. Scaloni in Mariani, 2014, catt. 79-80), e Interno di basilica dell'Ashmolean Museum di Oxford (Hilton Thomas, 1954, p. 47, n. 37, lo data 1755 circa, notando la tendenza verso bizzarri dettagli antico-barocchi; Bettagno, 1978, p. 43, n. 33, lo data alla metà degli anni Cinquanta). La matrice presenta abrasioni: la prima in alto al centro appena sotto la cornice più esterna di circa 15 mm di larghezza e 5 mm di altezza, dove le linee orizzontali ad acquaforte sono state ricollegate a bulino (si intuisce dai pochi segmenti superstiti la scritta Tav. III); poi ancora nell'area in basso, dove ora si leggono titolo e firma, le tracce visibili sotto l'analizzatore d'immagine rivelano un'iscrizione non leggibile articolata su quattro righe, delle quali anche in stampa si percepiscono i caratteri. I suddetti interventi inducono a riflettere sul fatto che la stessa matrice possa essere stata concepita per un progetto poi abbandonato dall'autore, e quindi confluita tra le altre nella seconda edizione delle Opere Varie. In questo senso anche la numerazione posta ai quatto angoli esterni al finto cartiglio lascia intuire un riferimento didascalico non altrimenti interpretabile. Tuttavia, le stampe consultate nelle edizioni prese in esame compaiono già corrispondenti a questo stato della lastra incisa. StampeBibliografia
- Petrucci, 1953, n. 342a, tav. 21, p. 260
- Focillon, 1967, n. 131 p. 294
- Wilton-Ely, 1994, n. 50, p. 88
- Ficacci, 2000, n. 411, p. 339.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Fonti e documenti di riferimento
Documentazione fotografica: documentazione allegata
Immagine: 3031823
Compilazione
Compilatore: Giovanna Scaloni