Anonimo

BASSORILIEVO CON MITO DI CERERE

Inventario

Numero inventario: M-1339_20
Inventario storico di categoria: 1339/20
Nuovo inventario di categoria: 6818
Stampa corrispondente: S-CL2312_11077
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Anonimo

Soggetto

Titolo proprio: BASSORILIEVO CON MITO DI CERERE
Serie: MONUMENTI ANTICHI INEDITI

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1810-1817 ca.

Dati tecnici

Misure: mm. 143 x 220

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a destra: 20

Osservazioni:

Osservazioni: L’opera illustrata dei Monumenti Antichi Inediti di Winckelmann, edita nel 1767 in due volumi e comprendenti 208 tavole incise e 18 vignette, fu l’unica pubblicazione dello studioso tedesco in lingua italiana. Venne dedicata al Cardinale Albani, mecenate e sostenitore dell’impresa editoriale, che fu omaggiato da Winckelmann attraverso la presentazione nell’opera di molte antichità provenienti dalla sua preziosa collezione, sita nella Villa fuori di Porta Salara. Fu realizzata con lo scopo di “mostrare e interpretare” opere fino a quel momento sconosciute o erroneamente descritte, selezionate in base al valore estetico di bellezza “ideale”. Considerato il valore puramente documentario assegnato da Winckelmann alle incisioni, esse non riportano i nomi degli incisori e disegnatori, tranne che per l’unica eccezione rappresentata dal raffinato bassorilievo dell’Antinoo, disegnato da Nicolas Mosmann e inciso interamente a bulino da Niccolò Mogalli (1723-1767) (M-1339_180) e con il quale Winckelmann si fece ritrarre da Anton von Maron (1731–1808).
Le matrici, dopo la tragica e improvvisa morte di Winckelmann, avvenuta l’8 giugno del 1768, vennero lasciate in eredità al Cardinale Albani, che le custodì nella propria biblioteca al Palazzo delle Quattro Fontane. Con l’entrata delle truppe francesi a Roma nel 1798, su ordine del generale Louis-Alexandre Berthier, iniziò il sequestro e la dispersione dei beni della famiglia Albani, che si era opposta al governo rivoluzionario: tra questi beni vi erano anche i rami dell’opera dei Monumenti Antichi Inediti. Rinvenuti nel 1799 da Domenico Venuti (1742-1817), agente d’arte attivo a Roma al servizio di Ferdinando IV di Borbone per il recupero delle opere d’arte trafugate dai francesi dai Palazzi Reali e per l’acquisizione di nuove opere per arricchire le collezioni borboniche, le matrici furono spedite a Napoli nel 1800.
L'esecuzione della matrice in questione, insieme ad altre diciotto, fu affidata tra il 1810 e il 1817 ad artisti attivi a Napoli, per poter reintegrare le lacune della serie registrate a partire dal 1810, con il fine di realizzare una nuova edizione dei Monumenti Antichi Inediti borbonica edita nel 1820.
Dopo i ricorsi presentati dalla famiglia Albani ai Borbone, grazie alla mediazione del Marchese di Circello, la serie rientrò nelle collezioni d’origine. Gli accordi stabiliti prevedevano che i rami realizzati a Napoli, fossero venduti agli Albani per la somma di “Ducati Ottocento Sessantatre e grana 63”, per favorire la pubblicazione di una nuova edizione dell’opera a Roma.
La notizia più antica rilevata, che attesta la presenza della serie negli inventari della Calcografia Camerale Romana, è relativa al 1869.
La matrice in analisi rappresenta un bassorilievo di una cassa sepolcrale proveniente dalle collezioni di Villa Albani, esaminato da Winckelmann per la sua assonanza iconografica ad un altro bassorilievo che aveva la medesima funzione (M-1339_19) e a suo avviso raffigurante Cerere, Nettuno ed Arione. Partendo dall’interpretazione fornita per quest’ultima opera, lo studioso tedesco riconosce nelle quattro figure acefale, presenti sulla sinistra, le Nereidi, “alle quali era data la cura dell’educazione di Arione”. Rispetto all’originale perduto, la matrice in questione si distingue per una resa diversa delle muscolature, nonchè dei panneggi. La descrizione del bassorilievo è presente nella prima parte del secondo volume dell’opera, dedicata al tema della Mitologia Sacra, nella “Sezione seconda delle deità in particolare”.

Bibliografia

  • Stefano Ferrari, Il "Nachlass" di Winckelmann: dalla requisizione francese al mancato recupero dopo la caduta di Napoleone (1798-1815) , in "Studi neoclassici", 7, 2019, pp. 9-14.
  • Stefano Ferrari e Nicoletta Ossanna Cavadini a cura di, J.J Winckelmann (1717-1768), Storia di un'opera illustrata , catalogo della mostra (m.a.x. museo, Chiasso, 05.02.2017-07.05.2017; Museo Archeologico Nazionale, Napoli 24.06.2017-25.09.2017), Skira, Milano, 2017.
  • Stefano Ferrari, Il Nachlaß Italiano Di Winckelmann: bilancio storiografico e nuove prospettive di Ricerca , in "Archivio Storico Italiano" 173, no. 1 - 643, 2015, pp. 65-88.  
  • Anna Iusco Grelle, La raccolta di matrici della Calcografia Romana: aggiornamento al Catalogo Generale delle Stampe di C. A. Petrucci (1934) , Artemide, Roma, 2009.
  • Carlo Alberto Petrucci, Catalogo generale delle stampe: tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia Nazionale , Libreria dello Stato, Roma, 1953.
  • Johann Joachim Winckelmann, Monumenti antichi inediti spiegati ed illustrati , Vol. I, Pagliarini, Roma, 1767.  
  • Johann Joachim Winckelmann, Monumenti antichi inediti spiegati ed illustrati , Vol. II, Pagliarini, Roma, 1767.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
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