Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Pianta e Sezione dell'istessa piscina

Inventario

Numero inventario: M-1400_479
Inventario storico di categoria: 1400/479
Nuovo inventario di categoria: 11100
Stampa corrispondente: S-CL2408_19160
IVS2: CL54483_14207
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Pianta e Sezione dell'istessa piscina
Serie: Antichità d'Albano e di Castel Gandolfo
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1764 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 412 x 274; spess. 1,3-1,5

Iscrizioni

Iscrizioni: Nel cartiglio in alto a sinistra: 479; a destra: Tav. XXIII.; in basso: Sezione del monte
In basso, fuori cornice: Pianta e Sezione dell'istessa piscina esistente nella vigna de' PP. della Comp.a del Gesù a Castel Gandolfo / donde si conosce il posamento della piscina medesima, e lo scavamento del monte ove fu situata. / A Figura de' modiglioni che si accennano nella sezione con la lett. B.


Osservazioni:

Osservazioni: Le matrici relative alle tavole XXII e XXIII presentano, rispettivamente, la veduta prospettica e la pianta, insieme alla sezione longitudinale, della cisterna situata nel settore nord-est degli Orti Torlonia, e perciò detta Piscina o Cisterna Torlonia. La costruzione fu realizzata sotto i terrazzamenti della villa di Domiziano nel corso del primo terzo del II secolo d. C. con il probabile scopo di depurare le acque e quindi ridistribuirle per i diversi usi (Di Giacomo 2017, p. 154).
L'edificio, come le altre cisterne romane esaminate, è scavato nella roccia ma rispetto ad esse ha dimensioni minori. Dalla pianta nella tavola XXIII si deduce che è costituito da un ambiente diviso in sei navate, con sette arcate ciascuna sostenute da pilastri. Un dettaglio di queste ultime si vede nella sezione delineata nella parte superiore della stessa tavola, dove è evidenziato il punto in cui esse erano parzialmente interrate a causa dello strato di detriti depositatisi nel tempo. Come le altre cisterne, anche questa era intonacata con uno strato di opus signinum del quale sono visibili ampie tracce nella tavola XXII in diversi punti della muratura.
Le coperture originali avevano volte a botte ma queste, poiché crollate, furono successivamente sostituite con tetti a capriate. L'esistenza di precedenti coperture voltate è confermata dalla presenza di numerose mensole che sporgono sui pilastri e sulle parti alte dei muri poiché fungevano da sostegno dell'impalcatura durante la costruzione delle volte. La tecnica muraria è analoga a quella degli altri edifici della villa imperiale di Domiziano, sebbene la cisterna sia leggermente posteriore poiché risalente all'età adrianea (von Hesberg in Speciale 1979, p. 108, cat. 49).
La bella veduta incisa nella tavola XXII mostra una selva di pilastri sormontati da arcate e in alcuni punti si intravedono parti del tetto ricostruito dopo il crollo delle volte a botte; sulle murature, e soprattutto sui pilastri, si notano le tracce di intonaco conservatesi e ciascuno di questi mostra ai quattro angoli i modiglioni sporgenti che in tal modo, secondo il parere di Piranesi, svolgono anche una funzione decorativa quasi fossero dei capitelli (Capitolo Nono).
Un disegno a carboncino preparatorio di questa tavola, molto vicino alla rappresentazione realizzata sul rame, si conserva in una collezione privata di Cambridge (Mass.) (cfr. Wilton-Ely 1978, p. 71, fig. 118). L'affascinante opera grafica di Piranesi fu eseguita dal vero e, come osservato anche da Wilton-Ely, questa è una mirabile testimonianza dell'alto livello raggiunto dall'artista Piranesi nell'eseguire correttamente una prospettiva secondo la “veduta per angolo” teorizzata da Ferdinando Galli Bibiena che prevede l'impiego di molteplici direttrici prospettiche.
Anche l'opera derivante dal disegno, il rame inciso, raggiunge risultati straordinari. In esso si nota una notevole varietà di segni, diversi nella larghezza e nella profondità ottenuti con le morsure dell'acido e con l'uso degli strumenti diretti. Gli scuri più intensi, degli elementi architettonici in primo piano e delle figure più vicine allo spettatore, presentano delle vaste aree con solchi profondi ottenuti con il bulino. Come il disegno preparatorio, anche l'inciso della lastra è molto pittorico e ricorda da vicino, nella tecnica e nello stile, le Carceri d'invenzione che Piranesi eseguì reintervenendo sulle preesistenti incisioni pochi anni prima, nel 1761.
Il numero romano XXII è forse stato corretto o aggiunto dopo l'esecuzione della lastra poiché è inciso su una zona un po' abrasa che nella stampa risulta circondato da un'area più chiara.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 270, n. 479, tav. 23
  • Focillon, 1967, p. 318, n. 532
  • Wilton-Ely, 1994, p. 722, n. 665
  • Ficacci, 2000, p. 470, n. 584.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Grumo
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